Autore: Mauro Icardi
Data di pubbl.: 2016
Genere: Autobiografia
Pagine: 153
Prezzo: 18,9
“I miei genitori mi compravano un paio di scarpe all’anno, o meglio un paio di scarpe buone per andare a scuola, diceva mia madre. Di quel genere ne avevo un paio solo tutte bianche: quando arrivavo a casa dopo le lezioni le toglievo e non le rivedevo più fino al giorno dopo. Mia madre le nascondeva per paura che, con la testa matta che avevo, le usassi per giocare a calcio. ” (p. 47)
Mauro Icardi, classe 1993, attuale capitano dell’Inter (o Capitano come piace scrivere a lui), nasce a Rosario in Argentina e da lì, passando prima dalle Canarie, poi dalla Spagna, riesce ad approdare nel calcio professionista in Italia e ad affermarsi come bomber indiscusso del campionato di serie A.
Come molti, anzi moltissimi, ragazzi ha da sempre avuto una forte passione per il calcio, spinto dalla sua famiglia e da suo padre, sempre al suo fianco; ma, come pochi, è davvero riuscito a farcela e in questo libro racconta (e si racconta) tutta la sua vita: dalle corse da ragazzo all’aria aperta giocando con fionda e sassolini, alle difficoltà economiche familiari, alla scelta lungimirante del padre di abbandonare tutto subito prima della grande crisi argentina. È bello leggere di chi ce l’ha fatta, di chi è riuscito a trasformare la propria passione in lavoro e di quanto sia duro e pieno di ostacoli il percorso di una giovane promessa del calcio.
Da tifoso interista, avevo sentito che questo libro aveva suscitato clamore tra la curva per le falsità ed le ingiurie che Mauro Icardi ha avuto verso i tifosi; premetto che bisognerebbe sentire entrambe le parti, ma Icardi dedica meno di una pagina sulla vicenda e da ciò che scrive ritengo che si sia fatto molto rumore per nulla. Non dimentichiamo che è un ragazzo di 23 anni, che tutto ciò che è successo è accaduto subito dopo una partita, durante un periodo un po’ burrascoso per la società nerazzurra; dunque la carenza di ossigeno al cervello (la voglio definire così), la tensione legata agli scarsi obiettivi raggiunti e qualche parole detta fuori posto possono causare un problema diplomatico tra calciatori e tifosi, ma appunto mi piacerebbe parlare di calcio giocato e non di chiacchiere da bar.
Voglio invece soffermarmi su Mauro Icardi come persona: in molte pagine si descrive come una persona semplice, sempre con la testa sulle spalle, professionista dentro e fuori dal campo, esempio per tutti; Mauro afferma di non aver mai perso la testa per i soldi, né prima, né dopo l’incontro con Wanda, attuale procuratore e moglie del giocatore, di non essere mai caduto nella rete degli eccessi, delle follie e delle spese senza senso. Però il sogno di comprarsi come prima macchina a diciotto anni un Hummer d’oro è stato realizzato e questo, dopo l’esperienza argentina e spagnola, non lo ritengo un vero passo da chi ha la testa sulle spalle (attenzione non sto dicendo che sia giusto o sbagliato, ma solo in controsenso con ciò che si è scritto). Ecco che quindi mi torna di nuovo il pensiero che forse i soldi ti portano comunque a dissociarti dalla realtà, facendoti vedere il mondo con “occhiali” diversi (la famosa pillola rossa di Matrix) e per quanto voglia restare umile, guadagnare – sparo una cifra – un milione di euro a 18 anni forse non è l’esperienza giusta per farti crescere come persona di sani principi. Da qui si potrebbe poi aprire il capitolo del perché i calciatori guadagnino così tanto, ma è qualcosa che va al di là della recensione e di questo libro divertente e sincero.