La Newton Compton, casa editrice che ha il merito di aver rivoluzionato i prezzi dei libri sul mercato, continua a pubblicare esordienti italiani e portarli in vetta alle classifiche. Da poco è uscito in libreria il thriller di Davide Mosca, “Il profanatore di biblioteche proibite”, che è già un grande successo. Noi abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche chiacchiera con lui e proveremo a rendervene conto.
Signor Mosca, negli ultimi anni i thriller che vedono protagonista la letteratura e, più in generale, i libri, sono aumentati in maniera esponenziale. Cosa l’ha spinta a tentare lei stesso un’impresa simile?
E’ un’idea che coltivavo da molti anni, sin dai tempi dell’università, e studiando la meravigliosa ed intrigante storia di Roma mi chiedevo “ma perchè mai nessuno ci ha scritto un thriller?”, il materiale che la città eterna mette a disposizione è sufficiente per scrivere un numero infinito di libri del genere. I misteri che percorrono la nostra storia sono fondamentali per il mondo occidentale, io ho voluto fare proprtio questo, portare a galla un mistero.
Non aveva paura di essere additato come l’ennesimo emulatore di Dan Brown in circolazione? Cosa pensa abbia il suo romanzo di diverso, di innovativo?
Bella domanada. La differenza credo che stia nel fatto che altri scrittori, come quello che tu citi, hanno cercato di dare delle risposte, il mio obbiettivo invece era un altro: fare delle domande che fossero storicamente attendibili e certe. Piuttosto che attestare risposte pericolose ho preferito individuare dei questiti e presentarli al lettore.
I riferimenti alla storia di Roma Antica sono chiari e dettagliati. Ha studiato lei stesso l’argomento approfonditamente o si è avvalso dell’aiuto di esperti del settore?
Posso orgogliosamente dire che è tutta farina del mio sacco. Dopo la laurea in giurisprudenza ho studiato storia antica, ho dato molti esami di romanistica e mi sono laureato con una tesi proprio sulla fondazione di Roma. Come vedi, è proprio una passione che mi porto dentro da molto tempo.
Le organizzazioni segrete citate nel romanzo traggono ispirazione da qualche reale setta o congrega?
In effetti l’ispirazione c’è. La setta che custodiva il segreto di Roma nell’antichità esisteva davvero, è un dato storico. Secondo molte interpretetazioni è sopravvissuta ai secoli, ma di questo non abbiamo conferma.
Trasportiamo per un momento la storia nel mondo reale. Pensa che, nell’Italia di oggi, un segreto di queste proporzioni potrebbe davvero richiamare l’attenzione di persone tanto pericolose? Cosa pensa deriverebbe da una scoperta simile?
In un mondo che tende ad escludere la sfera del Sacro, “metafisica” (per usare un termine filosofico), aumenta moltissimo il richiamo alla magia, alle arti magiche, basti pensare ai milioni di maghi che abbiamo in Italia… c’è il reale pericolo quindi che se le cose storiche vengono lasciate scivolare come hanno fatto Dan Brown o altri autori si rischia di travisare storia ed invenzione. Il risultato potrebbe essere che alcune persone, senza approfondire, confondano immaginazione e realtà, il segreto magico e il segreto archelogico non vanno di certo confusi.
Diamo un messaggio ai lettori, qual è l’importanza di leggere?
Il libro, a differenza di altri svaghi, obbliga il lettore a diventare protagonista della storia, il lettore mentre legge riscrive la storia e in questa maniera sviluppa la propria intelligenza, la propria fantasia e la propria visione del mondo.
Rivolgiamoci agli scrittori adesso, qual è la relazione tra leggere e scrivere?
Fondamentale. Senza leggere è impossibile scrivere! Per poter produrre bisogna immagazzinare tanto, davvero tanto, di storia e di stile per poi rielaborare.