Salone Torino: A tu per tu con… Carola Barbero

Carola Barbero è nata a Torino nel 1975. È ricercatrice presso l’Università di Torino, collabora come giornalista a numerosi quotidiani e riviste nazionali e internazionali. Con Ponte alle Grazie ha appena pubblicato il libro “La biblioteca delle emozioni” attraverso il quale considera i romanzi come laboratori emotivi con cui si possono sperimentare una serie di emozioni a costo zero, comodamente seduti sulla propria poltrona. In questo suo lavoro allestisce undici sezioni, appunto i “laboratori”, scelti tra i capolavori della letteratura contemporanea, per provare quel lusso straordinario che solo l’arte eterna della lettura ci sa offrire. Abbiamo avuto il piacere di incontrare l’autrice e, naturalmente, di rivolgerle qualche domanda.

Che cos’è per lei una biblioteca? Quali sensazioni immediate le crea?

La biblioteca è un luogo presso il quale noi possiamo comprare dei biglietti d’ingresso per dei laboratori emotivi, questo è quello di cui parlo nel libro. Si prende un libro in mano, si comincia a leggere ed ecco che il laboratorio ha inizio, da un lato si ha una dimensione un po’ teatrale, come se fosse allestito un palcoscenico, dall’altro si rende vera quell’intuizione di Emily Dickinson “Un libro è un vascello che ti porta lontano” e, soprattutto di questi tempi in cui i soldi per fare tanti viaggi non ci sono, uno con biblioteche di questo tipo ha la possibilità di viaggiare molto.

Quando parla di “Laboratorio” cosa intende?

Intendo un posto, al riparo, in cui noi abbiamo la possibilità di sperimentare delle emozioni essendo certi che non ci accadrà nulla. Questo infonde un senso di sicurezza notevole e ci dà la possibilità di provare delle emozioni e adottare comportamenti che nella vita reale accompagnano le emozioni come l’amore. Quando siamo innamorati per esempio non riusciamo a dormire, abbiamo fame, siamo distratti sul lavoro… questo fa si che ci siano una serie di comportamenti che ci distraggono da quelle sensazioni. Nel laboratorio possiamo vivere in maniera pura, senza essere distratti in alcun modo.

“Leggere romanzi per capire la nostra vita” vuole spiegare ai nostri lettori cosa intende con questo sottotitolo del suo libro?

Ho seguito molto un detto di Proust secondo il quale “Ogni lettore quando legge legge sè stesso”, siamo noi che sbagliamo come il Timoteo di Margaret Mazzantini, siamo noi quell’Alice e quel Mattia del libro di Giordano, siamo noi che facciamo un passo avanti e quattro indietro, siamo noi che continuiamo a sbagliare e ci stupiamo della realtà che ci circonda e anche di noi stessi. Per questo allestendo questi laboratori abbiamo la possibilità di provare le sensazioni dei personaggi dei romanzi ma poi anche d’imparare a conoscere le nostre emozioni. Il genere di lettura che uno sceglie rispecchia in parte la persona, o perchè uno ci si ritrova o al contrario perchè grazie al libro prova delle emozioni che non prova abitualmente. Per esempio io sono appassionata di libri che fanno paura e nella vita reale non voglio provare timore, quindi mi piace godere di questa sensazione sapendo di essere al riaparo, ma comunque goderne.

Lei è un’accademica, di libri ne vedrà molti… E a giugidcare dal tema del suo romanzo possiamo dire che esiste una sorta di storia d’amore con i libri, giusto? Quando e come inizia?

Essa comincia su una bancarella di libri usati di Parigi, avevo 8 anni e pensavo che i libri fossero una cosa noiosissima, vidi un libro con una copertina in cui si trovava un piede femminile con le unghie laccate e un’etichettina appesa a un dito, era chiaramente un morto. Beh, quello è stato il mio primo laboratorio, ha creato in me emozioni forti, talmente forti che non le ho più dimenticate. Questo percorso, come il primo amore non si scorda mai, la definizione “Storia d’amore” quindi mi piace molto, la trovo molto azzeccata.

Spesso si scrivono genitori che chiedono consigli su come avvicinare i bambini al mondo dei libri, lei ha qualche aiuto di rivolgere loro?

Ripensando alla mia infanzia credo che il trucco sia quello di non imporre nulla, non obbligarli alla lettura ma circondarli di libri in maniera che possano fare la loro scelta e cioè che l’amore sia il più spontaneo possibile.

Ci lascia un messaggio per i lettori del nostro sito?

Viaggiate il più possibile con la letteratura, è il modo più economico di viaggiare e poi tutte le cose che mettiamo nella nostra testa nessuno ce le può portare via!

Leggi anche la nostra recensione di “La biblioteca delle emozioni” di Carola Barbero

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Riccardo Barbagallo

Lavoro da qualche anno nell'editoria, mi occupo di comunicazione per editori e autori e sono un digital addicted. Al contrario di altri, non mi posso definire un lettore da sempre, 'La coscienza di Zeno' in prima media è stato un trauma troppo forte da superare per proseguire serenamente la relazione con la lettura. Più avanti ho deciso di leggere un libro per piacere, e non per obbligo, ed è stato lì che ho capito quale sia la vera forza della lettura: la capacità di emozionare. Credo che sia questo il segreto, se così possiamo definirlo. Non ho più smesso.

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