Salone Torino: A tu per tu con… Alberto Melis

Si sta avvicinando l’anniversario della stragi del ’92, di Mafia si sente parlare, è vero, ma non abbastanza. Abbiamo incontrato  Alberto Melis, insegnante sardo che ha avuto il coraggio di parlarne, soprattutto rivolgendosi ai destinatari più difficili con cui si potesse interloquire di questo argomento: i bambini. Eh già… i bambini vanno educati alla civiltà, al sentire comune, al sentirsi parte di un tutto. Alberto Melis prova a spiegarcelo.

Come nasce l’idea di questo libro?

L’idea nasce dalla casa editrice Piemme che aveva il desiderio di partecipare al ricordo dei due magistrati di Palermo morti negli attentati di vent’anni fa. Da questa volontà è nato un progetto editoriale e con il senior editor di Battello a Vapore, Alice Fornasetti, abbiamo deciso di rivolgerci ai ragazzi con un punto di vista particolare, cioè quello di raccontare infanzia e adolescenza di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. 

Lei è un’insegnante, come si spiega la Mafia ai bambini? 

Con grande difficoltà. Il principale problema che si presenta è quello di raccontare fatti noti con un certo tipo di linguaggio, è necessario essere chiari e precisi con l’obbiettivo di non mentire mai, ai bambini non si raccontano bugie, magari si tralasciano i particolari più truci, ma è impensabile tradire la loro fiducia. Ricordiamoci che la Mafia si esprime con molta ferocia. Non si può spiegare ai bambini la complessità di questo fenomeno, le complicità, le trame oscure da parte dello Stato. Con i ragazzini delle scuole medie invece si possono cominciare ad affrontare certi temi, anzi direi che si deve. Oggi la ferocia della Mafia si manifesta di meno perchè ci troviamo in una fase storica diversa, non perchè non esista. La mafia non ha più alcun interesse alle manifestazioni violente e stragiste. Oggi è più silenzioso ma di certo non meno presente.

Che reazioni hanno?

Se il loro interlocutore è una persona che sa raccontare c’è grandissimo interesse. Certo, i bambini e i ragazzi vanno interessati. Ricordiamo che la Mafia è un fenomeno come ce ne sono tanti altri, per esempio le guerre civili, i bambini soldato… I bambini sono capaci di ascoltare e di interessarsi, bisogna solo saper narrare. 

E’ importante far capire ai bambini il messaggio dei due magistrati?

Assolutamente sì! Il messaggio è molto più elementare di quanto si pensa… è quello di sentirsi cittadini, appartenenti ad una comunità, agenti di una partecipazione sentita. I due giudici sono stati sicuramente cittadini esemplari, ma prima di tutto erano due uomini che vivevano con particolare forza il sentimento della vita comune. Io mi occupo di te e tu ti occupi di me. Oggi, grazie a loro, questo sentimento c’è ancora, c’è maggiormente. In Sicilia da vent’anni fa ad oggi le cose sono cambiate in maniera sostanziale, c’è più partecipazione comune e si sta diffondendo sempre di più la ribellione al fenomeno mafioso.

Rimanendo sui destinatari del suo libro le chiedo: come si possono entusiasmare i bambini alla lettura?

L’amore per la lettura avviene sempre tramite un contagio. Questa è la realtà. Se in una famiglia si leggono molti libri è naturale che nell’individuo nasca una propensione alla lettura. In altre parole, se gli adulti leggono i bambini leggono. Un elemento che può sopperire a questa mancanza è la scuola. I modi per avvicinare un bambino alla lettura sono tanti, bisogna far capire loro che non è un sacrificio ma che le storie riescono ad appassionare più del giochino o del videogioco. Penso comunque che non sia corretto paragonare la propensione alla lettura e quella all’uso del pc, è dimostrato anzi che i ragazzini che leggono sono quelli che hanno maggior praticità con il calcolatore elettronico. Leggere apre la mente. La passione masochistica per i videogiochi invece è un’altra cosa.

Cosa vorrebbe dire ai lettori del nostro sito?

La letteratura per ragazzi ha sicuramente un qualcosa di magico che da accesso a mille mondi, ha però un altro risvolto che è quello di consentire l’accesso alle chiavi di decodificazione della realtà e quindi ti consentono di affrontare temi difficili come quello della Mafia.

Leggi anche la recensione di “Da che parte stare” di Alberto Melis.

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Riccardo Barbagallo

Lavoro da qualche anno nell'editoria, mi occupo di comunicazione per editori e autori e sono un digital addicted. Al contrario di altri, non mi posso definire un lettore da sempre, 'La coscienza di Zeno' in prima media è stato un trauma troppo forte da superare per proseguire serenamente la relazione con la lettura. Più avanti ho deciso di leggere un libro per piacere, e non per obbligo, ed è stato lì che ho capito quale sia la vera forza della lettura: la capacità di emozionare. Credo che sia questo il segreto, se così possiamo definirlo. Non ho più smesso.

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