Alcune persone scompaiono volontariamente, altre no. Ma cosa accade quando gli scomparsi ricompaiono dal passato? E con quali intenzioni poi?
Donato Carrisi per scrivere il suo ultimo romanzo “l’ipotesi del male”, edito da Longanesi, ha deciso di scomparire a sua volta, spegnendo il telefono, non guardando la mail, ed isolandosi dal mondo come le persone di cui parla.
Il punto di partenza per la ricerca delle informazioni è stata la visita in molto obitori italiani ed esteri, nelle stanze degli omicidi non risolti, in cui i cadaveri non deperiscono nel tempo e sono la unica prova concreta che sono veramente esistiti.
Gli scomparsi, come in un copione, ricordano e raccontano solo la prima notte in cui hanno fatto perdere le loro tracce. Perché? Donato Carrisi si spinge oltre ricercando ed indagando sui giorni e sulle notti (soprattutto) in cui erano nell’ombra. Nella sua ricerca scopre non solo che gli scomparsi sono costretti a costruirsi una nuova gabbia fatta di menzogne, ma che quando decidono di tornare (se decidono di tornare), tendono a costruirsene subito un’altra fatta di eventi mediatici e popolarità.
L’idea di fondo del romanzo risiede nella diatriba ancestrale tra bene e male, in cui noi tutti facciamo il tifo o per l’uno o per l’altro, dimenticando che non esisterebbero l’uno senza l’altro.
Carrisi chiude la conferenza con la frase “Non sapete cos’è la paura, finchè non sentite un colpo di tosse provenire da sotto il letto”.