Il web apre nuove possibilità editoriali, con opportunità che anche i giornali iniziano a cogliere. La Stampa, così come il Corriere della Sera, si è dotata di un archivio digitale in continua espansione. Ne ha parlato il digital editor, Marco Bardazzi, all’incontro che si è svolto allo Spazio Piemonte del Salone Internazionale del Libro. “Stiamo portando avanti un cammino di innovazione avviato con la nuova redazione. L’archivio digitale è una miniera che noi stessi dobbiamo esplorare”.
Potrebbe apparire un argomento per addetti ai lavori, ma gli archivi digitali sono una risorsa per chiunque debba fare una ricerca, anche per gli scrittori. Lo ha spiegato Giuseppe Culicchia, intervenuto all’incontro: “Gli archivi sono una fonte di ricchezza per chi scrive di cose passate, sarebbe bello fosse nazionale. Oltre alla notizia, guardando i giornali di qualche anno fa, trovi il mondo intorno alla notizia. Chi scrive deve tenere sempre d’occhio ciò che accade, per questo sono importanti le pagine di cronaca, che sono in grado di restituire un’epoca”. Anche se non dobbiamo svolgere una ricerca ‘ufficiale’, possiamo sempre dilettarci con ricerche personali e dare libero sfogo alla nostra curiosità.
Francesco Cerchio, amministratore della SAM – Società Archiviazioni Multimediali di Torino -, che ha lavorato all’archivio de La Stampa, ha descritto il meccanismo di ricerca integrato nell’archivio, che permette di risalire agli argomenti correlati della parola che stiamo cercando. “Se cercassimo un personaggio – ha illustrato – potremmo ricreare una sorta di social netowork con le sue ‘amicizie’ e i luoghi che ha frequentato. Si scoprono anche collegamenti impensabili”.
Maurizio Vivarelli, docente di archivistica, bibliografia e biblioteconomia presso l’Università di Torino ha ribadito il fatto che “siamo agli inizi del percorso digitale. Dobbiamo capire come governare questa enorme massa di informazioni. Si pone anche un problema linguistico: ad esempio un signore ci ha scritto perché non trovava nulla sui partigiani, ma non è il sistema che non funziona, è che i partigiani non erano chiamati così nella loro epoca, i giornali li indicavano come “banditi” o “comunisti”. Diamo grande importanza alla ricerca casuale, serendipica, che può riservare grandi sorprese nell’esplorazione dell’archivio”.
Una enorme fonte di informazioni è online, buone notizie per il data journalism, ma anche per gli scrittori.