In occasione della pubblicazione di Ammazziamo il Gattopardo, edito da Rizzoli – RCS Libri, Alan Friedman incontra Giuseppe Recchi, Luca Ricolfi e Massimo Turchetta, per discutere di temi sull’attuale e futura situazione dell’economia italiana.
“L’idea del libro”, dice Friedman, “è nata a cavallo tra il 2012/2013 quando si attribuivano le cause della disoccupazione e della situazione generale di crisi esclusivamente all’Euro, all’Unione Europea e al petrolio. Vedevo che tutti cercavano le cause recenti, ma nessuno si chiedeva come mai si fosse arrivati ad una situazione tale. Quindi mi sono chiesto cosa fosse accaduto negli ultimi 30 anni per arrivare fino ad oggi”.
Friedman, incalzato più volte dagli altri interlocutori, con il suo accento americano e con il suo modo di parlare, schietto e sincero di chi non ha niente da temere, ci confessa di aver proposto a Rizzoli due titoli diversi per questo libro prima di Ammazziamo il Gattopardo:
- Incubo italiano: come salvare il Paese ed evitare il peggio
- Solo gli stronzi galleggiano (ovviamente troppo forte)
Friedman racconta di aver sentito i maggiori esponenti e studiosi di economia sulla loro opinione in merito a questa situazione, prima di proporre la sua ricetta per risollevare il Paese: si tocca temi relativi al debito pubblico, al mercato del lavoro, alla forte discriminazione sessuale, agli sprechi della sanità e delle regioni, fino alla valorizzazione del patrimonio pubblico.
Senza indugi attacca Susanna Camusso, per la mentalità ancora retrograda legata ancora agli anni ’80. Attacca l’Euro per come è stato portato e definito nelle nazioni dell’Unione Europea. Definisce “cazzata” l’acquisto di 90 aerei F35 da combattimento, per un valore complessivo di 12 miliardi di Euro.
Friedman chiude infine dicendo che le cause di questa situazione vanno attribuite però non solo alla politica, ma anche ai cittadini italiani, che con la loro mentalità si sono arresi al loro destino. Ci lascia un messaggio conclusivo: “Per ammazzare il Gattopardo ci vogliono nuove elezioni e riforme corrette!”.