La rivoluzione in Vaticano, seguita alla elezione al soglio pontificio di Papa Francesco è al centro del libro di Massimo Franco, editorialista del Corriere della Sera, intitolato “Il Vaticano secondo Francesco” e presentato al Salone di Torino con lo storico Alberto Melloni e con il sociologo Franco Garelli.
Di libri sul Papa al Salone ce n’erano davvero molti; quello di Franco si distingue perché prova già a tracciare un primo bilancio del pontificato di Bergoglio. <<Questo Papa non è una novità perché è di nazionalità argentina – ha sottolineato l’autore – ma perché è il figlio del trauma provocato dalle dimissioni di Benedetto XVI>>.
Un’elezione che ha trovato e trova ancora resistenze a Roma; l’idea del Vaticano fuori dai confini nazionali non è delle più esaltanti come lo stesso Franco racconta dopo aver compiuto un viaggio in Argentina. <<Una ex parrocchiana di Bergoglio gli ha suggerito, prima di partire per il Conclave che poi lo ha eletto, di portare con sé un cane, perché assaggiasse tutto ciò che gli davano da mangiare o da bere>> ha raccontato l’autore. Un inizio di pontificato che ha già messo in secondo piano argomenti che avevano messo in grave difficoltà la Chiesa come gli scandali dello Ior, della pedofilia e di Vatileaks.
Qualcuno ha paragonato Bergoglio come una via di mezzo tra Don Camillo e Robin Hood. <<E’ un paragone che non regge – ha detto l’autore – per la prima volta abbiamo un Papa cittadino che arriva da una megalopoli come Buenos Aires>>. Quali sono i problemi del Papa oggi? La sua immensa popolarità gli ha consentito di conquistare il popolo dei fedeli, ma l’opera di sradicamento della mentalità della curia romana non è ancora compiuta.
Il fatto di aver scelto di abitare a Santa Marta è indicativo, <<l’atto fondativi del papato>> lo ha definito Franco. Francesco non vuole consegnare la sua agenda quotidiana alla curia, non vuole esserne influenzato. Stessa cosa aveva fatto a Buenos Aires dove non viveva nel palazzo arcivescovile ma in un piccolo appartamento.