Da tre settimane, da quando è stato pubblicato il programma del Salone del Libro di Torino 2016, non faccio che ripetermi una cosa: all’incontro delle 21:00 si sabato sera io DEVO esserci, perchè c’è Luciano Ligabue. Grazie ad un piccolo rettangolo di carta, che certifica la mia appartenenza a una testata giornalistica, riesco a farmi largo tra l’immensa folla in coda da mezzogiorno (mezzogiorno!) e trovo posto vicino, tanto vicino al palco dove tra poco prenderà posto Ligabue.
L’attesa è spasmodica, frenetica, dai corridoi fuori l’Auditorium si alzano i cori di tutte le persone in attesa, che ingannano il tempo cantando a squarciagola i grandi successi di Luciano; finalmente le porte si aprono e un’orda di gente si precipita giù dai gradini dell’Auditorium per accaparrarsi il posto più vicino possibile. E dopo pochi minuti, eccolo! Luciano Ligabue sale sul palco insieme a Ernesto Franco e dopo un’ovazione generale si comincia!
Scusate il disordine è la nuova raccolta di racconti di Luciano, quella che ha subito il maggior numero di scritture, correzioni e riscritture. Un tentativo blando di mettere ordine in un disordine irrecuperabile, sia nella vita, sia soprattutto nella musica che, per quanto ci si provi, produrrà sempre quel disordine in grado di emozionarci.
La musica non abbandona Ligabue, ma rimane sullo sfondo dei suoi racconti, i cui argomenti spaziano tutti i generi, fino a toccare quello del fantastico. Ligabue, commentando estratti dei suoi racconti, si confessa, spiegando che il racconto è la dimensione narrativa che più preferisce, perchè non è necessario conferirle una trama studiata, un senso logico. Sono parole, libere, racconti di spezzoni di vita vissuta e immaginata che non hanno bisogno di un capo e di una coda.
Grazie alle domande dei fans scopriamo che questa è la raccolta di racconti che più ha impegnato Ligabue, che ha adorato scrivere il suo libro di poesie perchè, al contrario dei racconti, non importa che abbiano un senso, un filo logico che faccia arrivare a tutti il messaggio e che, anche se non ha una canzone che lo rappresenta, c’è un monito a cui lui aspira e a cui aspirerà sempre:
«Leggero, nel vestito migliore, senza andata nè ritorno, senza destinazione. Leggero, nel vestito migliore, nella testa un po’ di sole ed in bocca una canzone»
Con questo ritornello nella testa si chiude l’ora che abbiamo avuto a disposizione per entrare nel mondo disordinato e magnifico di Luciano Ligabue. E ora via, di corsa allo stand Einaudi, per accapparrarsi una delle copie firmate da Luciano!