Abbiamo partecipato all’incontro con Sua Eminenza il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, a cui sono intervenuti anche il gesuita padre Antonio Spadaro, direttore della rivista La Civiltà Cattolica, e il cardinale Gianfranco Ravasi. L’evento si è svolto durante il Salone Internazionale del Libro di Torino, in una sala colma di pubblico attento.
“Il Papa non comunica, ma crea eventi comunicativi rendendo attivi i partecipanti (ricettori) dell’informazione”: così esordisce padre Spadaro, introducendo il tema del significato delle parole di Papa Francesco e del suo stile di comunicazione. Una delle frasi che stanno più a cuore al Papa è tratta da un passo de I Promessi Sposi (capitolo della conversione dell’Innominato), in cui Manzoni paragona le parole alla vita: “Non bisogna parlare tanto, ma bisogna parlare con tutta la vita”. Mentre per Giovanni Paolo II il gesto fioriva dalla parola, per Papa Francesco è esattamente il contrario: prima c’è la gestualità e solo in un secondo momento la parola.
Qual è quindi il modo di comunicare di Papa Francesco? È qualcosa di spontaneo oppure c’è una strategia dietro?
Il cardinale Pietro Parolin approfondisce l’argomento incominciando con la frase: “Poche parole, ma efficaci”. Fin da quando è stato eletto (era il 13 marzo 2013), Papa Bergoglio ha sempre utilizzato un linguaggio diretto e informale e le sue parole sono state trasformate in emblemi e simboli. Molti studiosi stanno analizzando questa tipologia di comunicazione completamente naturale e priva di ogni tecnica premeditata. L’utilizzo di espressione brevi, con parole plastiche, è alla base del linguaggio del Papa, come in “Chiesa povera”, oppure “la Chiesa non è una baby-sitter”, in cui il senso del porgere e dell’essere servo (citazione da Sant’Agostino) sono colonne portanti.
Secondo il cardinale ci sono 3 caratteristiche fondamentali nel modo di comunicare del Papa:
- Dolcezza: perché la verità cristiana va porta con dolcezza per il rispetto sia della Parola, sia di chi ascolta;
- Vicinanza: bisogna stabilire un legame con chi ascolta in modo gratuito e misterioso come il dono di Grazia;
- Espressione: le parole fanno un tutt’uno con il corpo, che tende a sbilanciarsi in avanti, quasi perdendo l’equilibrio.
Aggiunge inoltre che ci sono elementi a cui il Papa ricorre spesso per parlare con le persone:
- l’espressione “tutto – tutti”, ripetuta quasi 300 volte nei suoi discorsi, in cui si mostra come il tutto sia superiore alla parte, mentre il tutti indica un Padre che non vuole perdere i suoi figli;
- l’utilizzo frequente delle domande, sia per sé, sia per chi ascolta: “Dov’è il tuo tesoro? Dov’è il tuo cuore? Perche dove risiede il tuo cuore, lì c’è il tuo tesoro”
- “Comunicare e andare” e “uscire e seguire”, intendendo una Chiesa che deve essere presente tra la gente, dove c’è più bisogno.
- “Vedere – Guardare / Ascoltare – Sentire” per porre attenzione alla sottile differenza tra i verbi considerati sinonimi
- utilizzo di neologismi: “il lievito ed il sale sono piccoli ingredienti, ma fondamentali per cucinare una buona pasta”
Il Cardinale Parolin conclude l’intervento con un riferimento ai giovani, risorsa in netta minoranza ma fondamentale per il futuro della Chiesa, affermando che il Papa vede in loro la chiave per rialzarsi da questa situazione di crisi e sconforto: “Voglio la Chiesa per le strade, vogliono i giovani per le strade”.