Salone del Libro 2014 – Comunicare la fede nella società
Il Cardinale Gianfranco Ravasi dialoga con Claudio Magris
Interviene Mario Calabresi
Mezzora di attesa in coda tra la folla per sentir parlare due straordinari uomini di cultura e fede come il Professor Claudio Magris e il Cardinale Ravasi.
Prima di entrare nell’immensa aula magna (sala 500) del Salone del Libro di Torino ero curioso, ma allo stesso tempo preoccupato di assistere ad una solita comparsata di due importanti figure, che più per motivi politici avrebbero mantenuti animi ed equilibri del discorso ad un livello tale da non infastidire nessuna componente (laico – religiosa). Invece, vi assicuro, fin dall’inizio, dopo la breve introduzione del sindaco di Torino, Piero Fassino, prima il Professor Magris e poi il Cardinale Ravasi, non si sono di certo fatti intimorire né dall’altra persona, né dalla situazione, né dagli ospiti di spicco presenti in sala: se le sono proprio “cantate di santa ragione”, sempre con i dovuti modi, ma nessuno dei due ha mai tirato indietro il microfono per più di un’ora. Ho apprezzato particolarmente non solo le parole di entrambe le parti, ma soprattutto l’atteggiamento dell’uno, mentre parlava l’altro: calmo e pacato, quasi riuscissero ad elevarsi rispetto alla folla di noi comuni mortali.
Ha iniziato il Professor Magris dicendo: “È ora di finirla di pensare che laico sia il contrario di religioso! Entrambe sono due persone estremamente pensanti e guidate dall’intelletto. Il laico vede e vive la fede a suo modo, ma questo non vuol dire non credere”. Ha continuato poi: “La Chiesa è stata ed è tuttora molto forte nel comunicare ad alto livello su grandi temi, ma pecca nella comunicazione ad un livello intermedio e fa fatica a raggiungere davvero il cuore delle persone. Per comprendere la posizione della Chiesa su determinati argomenti, bisogna sapere cosa dice veramente la Chiesa (coglierne il messaggio), in modo puro. Mentre ciò che sappiamo passa attraverso due filtri: da una parte la capacità divulgativa dei suoi esponenti non sempre efficace e dall’altro l’effetto dei media, che fanno arrivare alla gente ciò che vogliono”. E qui, per utilizzare le parole del Cardinale Ravasi, sono iniziati a sbocciare come gemme, una serie di esempi e argomenti sulla posizione non chiara della Chiesa: dal Peccato Originale, alla parola di Cristo; dalla libertà dell’uomo di scegliere, alla sottomissione a determinate regole; dalla difesa estrema della vita, fino al comportamento dei preti tra le gente comune.
Il Cardinale Ravasi ha esordito con una testimonianza diretta di un torinese anonimo che in una mail lo esortava ad iniziare l’incontro con una frase di Colman McCarthy: “Chi fa domande vuol sentirsi dire la verità. Chi dubita vuol sentirsi dire che la verità non esiste”. Ha continuato poi con “La società odierna è sempre più indifferente e dunque non pronta a farsi domande e quindi non aperta a ricevere la parola di Dio”. Il suo timore più grande è legato al fatto che la gente sta cadendo sempre di più nella pigrizia e nello sconforto e l’essere vuoti non aiuta di certo ad essere pronti a recepire il messaggio della Chiesa.
Nella seconda parte dell’intervento, il Cardinale sposta il focus sulle religioni dicendo che “Non hanno il compito solo esclusivo di consolare, ma soprattutto quello di inquietare e dunque di mettere in discussione l’esistenza stessa dell’uomo attraverso le domande. Il cuore di un uomo deve essere inquieto per continuare a battere e questo genererà in lui una fame di sapere, che lo potrà elevare verso Dio”.
Conclude dicendo che alla base di una relazione tra due parti, due mondi, due uomini, due sfere (laico – religiosa) ci devono essere tre componenti che di solito diamo per scontate, ma assolutamente non facili da rispettare: incontro, ascolto e poi dialogo, senza una di queste componenti non può esistere un rapporto.