“Quando si parla di TV si parla soprattutto di cattiva TV ma la buona televisione esiste. Con il mio libro ho cercato la buona TV, “la TV buona maestra”, quella che c’è stata ma che ancora c’è”.
Alessandra Comazzi, giornalista e critica televisiva de La Stampa racconta al salone del libro di Torino La tv che mi piace, il libro che ha dedicato ai personaggi, alla storia e alle curiosità di 60 anni del piccolo schermo.
Con Alessandra Comazzi a dialogare di televisione ci sono Davide De Michelis giornalista e autore televisivo (suoi Timbuctu e Radici, in onda con una terza edizione su Rai 3 da metà giugno), la giornalista Elena Masuelli e Patrizia Scianca, doppiatrice. In video Piero Chiambretti al quale Comazzi dedica due capitoli del libro. “Compito del critico TV oggi è quello di essere una guida per il pubblico”, dice. E a proposito dell’AUDITEL rimarca: “Andrebbe messo in secondo piano rispetto alla qualità dei programmi. Spesso in Italia i programmi ben fatti vengono relegati alla terza serata”.
Un difetto della TV italiana rispetto a quella estera?
“Ha una prima serata che si protrae troppo nel tempo con il solo fine di ammortizzare i costi. Ha distrutto i programmi di sperimentazione ed è impossibile da reggere con i tempi veloci di oggi e con un pubblico che ha una soglia di attenzione sempre più breve. Alla fine di un programma TV così lungo ed estenuante te ne resta solo una battuta che trovi su youtube e condividi su facebook”.
A proposito dei libri in TV dice: “Paradossalmente i programmi dedicati solo alla letteratura non sortiscono i risultati sperati. Gli spettatori si fidano dei consigli degli “intrattenitori” e dei presentatori, seguono chi sa fare leva direttamente sulle emozioni. Per questo hanno successo i programmi di Fazio o della Bignardi, che hanno comunque il pregio di ospitare grandi personaggi, che qualcosa da dire ce l’hanno davvero e che tutti vorrebbero intervistare”.
Dove sta andando la TV?
“Il bacino del pubblico televisivo è sempre lo stesso, non è cambiato nel tempo”, dice, “Una volta un programma come Portobello faceva venticinque milioni di spettatori. Oggi un programma seguito da cinque o sei milioni di telespettatori è una trasmissione di successo. Il pubblico è perso in mille rivoli, tra TV generaliste, il digitale terrestre, TV a pagamento, tematiche e internet. E’ fondamentale saper guardare la televisione sempre con spirito critico”.