Salone del Libro 2014 – A tu per tu con… Vasken Berberian

Al Salone del Libro di Torino ho fatto molti incontri speciali, uno di questi è senz’altro quello con Vasken Berberian, autore di Sotto un cielo indifferente (Sperling & Kupfer). Qui vi riporto la nostra chiacchierata.

Nel libro ci sono riferimenti a svariati luoghi: Venezia, Grecia, Canada, Armenia, Russia. Qual è il valore del tema del viaggio nel suo lavoro?

In realtà il viaggio che intendo è una metafora della vita, che inizia dalla nascita fino ad arrivare alla morte. La vita è un continuo viaggio, non solo geografico ma di crescita personale dell’individuo. Per me il viaggio vuol dire vita.

Anche l’elemento del tempo è molto importante, cosa rappresenta il tempo per Mikael?

Dice che il tempo è una cosa molto strana. Io ultimamente penso molto al tempo e ai suoi effetti devastanti sulle persone, tutto cambia anche noi stessi non solo fisicamente ma anche come persone.

Per Mikael è un’occasione perduta, per Gabriel cosa rappresenta? Anche per lui è un’occasione perduta?

Diciamo che vivono in maniera differente l’elemento tempo, Gabriel ha avuto modo di capire cosa significa il tempo e il suo passaggio. Al contrario di Mikael che è cresciuto in maniera agiata, mentre Gabriel è stato molto più sfortunato, per lui ogni giorno che passava era una lotta per andare avanti. Per Gabriel il tempo è stato quasi una condanna.

Mikael e Gabriel hanno un rapporto intenso pur non conoscendosi. Come definirebbe questi due fratelli?

Parliamo di due organismi identici con lo stesso codice genetico, quindi con una forte relazione. Invece poi si scopre che la genetica conta fino a un certo punto, perché quello che siamo è l’insieme delle esperienze che abbiamo vissuto. Noi non siamo quello che nasciamo, siamo quello che diventiamo.

Il passato ritorna sempre, secondo lei o è un possibile dare una svolta alla propria vita?

Il passato è inteso come memoria, e secondo me ci indica sempre dove andare. Con passato intendo tutte le esperienza che una persona ha vissuto e dalle quali bisogna trarre insegnamento. Alcuni lo fanno, altri no perché spinti da un desiderio troppo forte che gli fa perdere tutti gli insegnamenti acquisiti nel tempo.

Perché ha scelto gli anni ’50?

Ho scelto gli anni ’50 perché era il periodo in cui il collegio Veneziano era all’apice della sua gloria, poi c’è stato il declino. Ma anche perché questo romanzo è stato ispirato da un personaggio esistente che ora vive in Grecia e che ha vissuto la sua infanzia in questo collegio. Grazie ai suoi ricordi ho potuto sviluppare questo romanzo nei dettagli.

Il titolo del suo romanzo è meraviglioso. Cosa significa? Verso che il cielo è indifferente?

Ci sono delle volte, quando ci accadono cose brutte, che alziamo lo sguardo al cielo alla ricerca di Dio ma soprattutto alla ricerca di risposte. Ma quando questo tace siamo di fronte a un cielo indifferente che poi in realtà credo non lo sia fino in fondo, penso che ci sia sempre qualcuno che ci protegge.

Che messaggio vuole lasciare ai suoi lettori?

Voglio dire loro che i popoli sono popoli. E’ vero che questo è un romanzo sul popolo armeno e sulle sue vicissitudini ma quando uno scrive deve tenere sempre in mente i sentimenti universali intesi come grande linguaggio universale, comprensibile da tutti i popoli.

Lei è nato in Grecia, la situazione nei paesi mediterranei è più critica rispetto ai paesi nordici. Come mai secondo lei?

Loro credono che prima o poi si risolverà tutto, ed è un bene perché l’ottimismo è un sentimento che gli darà la forza di andare avanti, però non bisogna dimenticare che a volte le cose possono anche andare male. La Grecia sta passando davvero un brutto periodo ma sono sicuro che si risolverà perché un popolo che crede molto nel futuro e nella vita.

Riccardo Barbagallo

Lavoro da qualche anno nell'editoria, mi occupo di comunicazione per editori e autori e sono un digital addicted. Al contrario di altri, non mi posso definire un lettore da sempre, 'La coscienza di Zeno' in prima media è stato un trauma troppo forte da superare per proseguire serenamente la relazione con la lettura. Più avanti ho deciso di leggere un libro per piacere, e non per obbligo, ed è stato lì che ho capito quale sia la vera forza della lettura: la capacità di emozionare. Credo che sia questo il segreto, se così possiamo definirlo. Non ho più smesso.

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