
Autore: Paolo Vitaliano Pizzato
Data di pubbl.: 2018
Casa Editrice: Giraldi Editore
Genere: Narrativa
Pagine: 206
Prezzo: 12.50 €
La periferia milanese, luogo strano che sa di mondo sommerso, posto ambiguo in cui le contraddizioni si scontrano senza annullarsi a vicenda. Pizzato mette insieme gioie e dolori di un quartiere, di una porzione di universo cittadino che giace dimenticata nel limbo dell’indifferenza.
Eppure esiste, eppur si muove, eppure muta e questo suo divenire si fissa nella memoria di chi vi è nato e cresciuto. Nel caso specifico, è un ingegnere edile del comune di Milano, al quale è stato affidato il compito di supervisionare i lavori di riqualificazione di quest’area in vista dell’Expo, che ci narrerà le vicissitudini dei protagonisti che costellano i racconti di questo libro. Il sottotitolo, storie di cortile, già ci preannuncia che ci tufferemo in pagine pregne di nostalgia e di ironia.
Relitti umani… sbandati, cinici, semplicemente uomini che lottano per sopravvivere e per riscattarsi. Tutto il mondo è paese, ogni quartiere ha la sua pena. Che sia un condominio o una nazione o l’universo intero, non fa alcuna differenza. Ogni storia potrebbe cominciare con c’era una volta o con andò così, come in Viaggio al termine della notte di Céline, autore che Pizzato annovera tra i suoi preferiti. E quel modo di raccontare in maniera disincantata, il nostro scrittore lo fa scorrere nelle pagine. Si sente l’influenza del francese maledetto, di questo cattivo maestro che ha dato alla letteratura una vita nuova, anche se il suo obiettivo era quello di farla sparire.
Pizzato sceglie di raccontare dei diseredati, di coloro che non fanno la storia, che stanno ai margini e che la massa ingoia a fatica. Il suo ingegnere torna per puro caso laddove è nato, e, addirittura, ritrova se stesso. Lontano dalla Milano da bere, scopre che qui abitano coloro che la vita ha mantenuto in un perenne stato di ebbrezza… è il tragicomico dolore quotidiano che ha fatto di questi uomini dei tristi pagliacci. E in queste storie così domestiche e ininfluenti per le sorti della specie, resteremo imprigionati tanto da sentirle nostre.
Non ci sono violente divagazioni, ma dati reali che confermano l’attualità. Sono schegge di memoria quelle che il nostro ingegnere trascrive man mano che attraversa le strade del quartiere che un tempo erano anche le sue. La memoria è ciò che vive al di là del tempo, è il tentativo di sopravvivere allo scorrere dei minuti, è il riavvicinamento con la propria intimità.
Tutto questo è Ripaferdine di Paolo Vitaliano Pizzato. Un libro da leggere con molta calma… tra il cielo e la terra della nostalgia.