Autore: Roberto Saporito
Data di pubbl.: 2017
Casa Editrice: Miraggi Edizioni
Genere: letteratura contemporanea
Pagine: 112
Prezzo: 12 €
L’ansia di vivere non ha epoca ed è forse ciò che muove l’uomo. La contemporaneità ci ha solo rivelato questa verità e ne ha fatto un feticcio. L’ostentazione della felicità, del benessere e la ricerca della serenità servono per esorcizzare un’angoscia primordiale. Attraverso dei riti quotidiani testimoniamo la nostra conversione alla religione dello smarrimento.
Sei come gli squali che se si fermano muoiono. Scrive così Roberto Saporito nel suo Respira. Un libro interessante, che quasi rilegge in chiave post-contemporanea Il fu Mattia Pascal di Pirandello.
New York, undici settembre 2001. Le Torri Gemelle crollano e il protagonista del libro sfrutta questo epocale evento per fingersi scomparso, quindi, potenzialmente morto. Cambia identità, va a vivere in Francia, si sposta tra Firenze, Torino, Roma e Venezia. È un mercante d’arte; ha origini italiane; è un americano d’adozione, ossia, il meglio e il peggio della cultura yankee sono confluiti nella sua coscienza. Si muove senza un fine e senza una meta, come se fosse inseguito da un branco di lupi. Ha un carico di segreti da custodire e mille peripezie da affrontare. Non ama la vita tranquilla e neanche la desidera.
Vivere sempre a mille vuol dire non cercare riposo e non concedersi una tregua; in poche parole, significa non pensare. Respirare è quindi un atto di meditazione, ma deve durare poco… un soffio. Tutto ciò Saporito ce lo racconta in poco più di cento pagine, con il suo solito stile. Chi conosce questo autore, sa bene che non ama perdersi in lungaggini, ma andare dritto al sodo. È uno scrittore di poche ma attente parole che hanno lo scopo di inchiodare il lettore. Saporito ha il gusto per i viaggi, anzi, per il vagabondaggio, e il suo personaggio ha una coscienza da apolide.
Quest’uomo nuovo, che cambia identità per riprendersi una vita che credeva perduta, è perseguitato da una voce narrante che gli dà del tu. Sta davanti al protagonista di pochissimo; quel tanto che basta per descrivere dettagliatamente le sue azioni e i suoi pensieri, per sussurrargli che è uno scomparso, che la vita di un tempo non gli appartiene, che qualsiasi contatto con la nostalgia è severamente punito.
Sta qui la bellezza del romanzo di Saporito, ossia, svelarci i misteri della religione dello smarrimento. La modernità che logora e soffoca, che concede tante fughe e cambi di identità, che non fa sentire al sicuro; questo è il mondo che ci racconta lo scrittore piemontese, che solo alla fine del libro ci concede di respirare.
Vivamente consigliato.