Autore: Leonardo Sciascia
Data di pubbl.: 2021
Casa Editrice: Adelphi
Genere: saggistica
Traduttore: a cura di Paolo Squillacioti
Pagine: 170
Prezzo: € 13,00
Continua da Adelphi la pubblicazione della produzione saggistica dispersa di Leonardo Sciascia.
Dopo Fine del carabiniere a cavallo e Il metodo di Maigret, adesso esce «Questo non è un racconto», piccolo volume che raccoglie gli scritti del grande scrittore siciliano sul cinema. La curatela è sempre di Paolo Squillacioti.
Il filo rosso che attraversa questo libro è il ricordo: del cinema della giovinezza, di atmosfere irripetibili, e di autori e registi che se n’erano andati, lasciando come traccia indelebile la loro immagine sullo schermo. Così ci presenta gli scritti di Sciascia il curatore nelle note finali.
Sciascia in gioventù ha amato il cinema e voleva diventare regista o sceneggiatore. Ha anche scritto per il cinema. Nel libro sono pubblicati tre soggetti che lo scrittore pensò per Carlo Lizzani, Lina Wertmüller e Sergio Leone.
Tre testi da leggere in cui emerge la genialità narrativa di Sciascia.
Sciascia non smette di essere scrittore politico e di coscienza nemmeno quando scrive di cinema.
In questa raccolta di inediti, l’autore de Il giorno della civetta si cimenta con la critica cinematografica e si ferma a riflettere sui temi politici e soprattutto sul rapporto complesso tra letteratura e cinema.
Per Sciascia non c’è un film che valga un libro mediocre. Sceglie sempre la carta anche se è grande il suo amore per il cinema.
Nella seconda sezione del libro intitolata Sul cinema, Leonardo Sciascia veste i panni del critico cinematografico e scrive pagine davvero notevoli: considerazioni sulla settima arte, riflessione acute su Bergman, Pasolini e Antonioni, confessa il suo grande amore per il cinema di Federico Fellini.
La parte più interessante del libro è quella dedicata alle trasposizioni cinematografiche dei suoi romanzi.
Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi, Il giorno della civetta di Damiano Damiani, Todo Modo di Elio Petri.
Sciascia nonostante tutto è contento delle trasposizioni cinematografiche. Nell’affermare che non rinnega nemmeno una virgola di quello che ha scritto diche che non gli importa nulla della fedeltà letterale degli altrui filmai suoi libri.
Quello che gli interessa è soprattutto la fedeltà sostanziale: «Mi importa della fedeltà sostanziale, della fedeltà all’idea da cui i libri muovono». Per esempio, afferma ancora Sciascia, a giudicare dalle reazione che il film ha suscitato prima ancora di uscire, la fedeltà sostanziale a Todo Modo nel film di Petri c’è.
Lo scrittore politico viene fuori nella riflessione che Sciascia fa su Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi, film tratto da quel capolavoro scomodo che è Il contesto, che fu accusato di vilipendio delle istituzioni «Il film di Rosi di verità ne dice molte. Direi che è un mosaico di verità tratte dalla cronaca di questi ultimi anni. Di verità su quel groviglio di non verità che è diventata l’Italia, C’è una sola verità che le istituzioni abbiano detto in questi ultimi anni? Si può fare un lungo elenco delle menzogne che le istituzioni hanno prodigato agli italiani, facendo vilipendio a se stesse fino a svuotarsi».
Così il grande Sciascia, uomo libero e coscienza critica, difende il film di Rosi e tra le righe lancia una provocazione: denunciare per vilipendio delle istituzioni le stesse istituzioni.