Un esperto dell’Università di Cape Town ha confermato, qualche giorno fa, che la maggior parte degli antichi manoscritti di Timbuctù “è intatta”. Secondo una fonte maliana, il 95% degli oltre 300.000 manoscritti è “sano e salvo”. Si temeva, infatti, che gli jihadisti, che controllavano la città, ne avessero bruciati a migliaia.
Muhammad Maouloud Ramadan, responsabile delle relazioni esterne del Movimento arabo dell’Azawad, che rappresenta l’etnia araba nel nord del Mali, ha chiesto all’ ONU e all’UNESCO di formare una commissione d’inchiesta indipendente per svelare le cause dell’incendio all’Istituto Ahmed Baba a Timbuctù e di indagare su chi l’abbia provocato. Ramadan ha accusato “l’esercito maliano e i loro alleati in città” di aver provocato l’incendio all’istituto, dove sono conservati migliaia di manoscritti medievali in arabo, che risalgono all’epoca in cui Timbuctù era un’importante città carovaniera e crocevia, non solo dei commerci transahariani, ma anche della cultura e della produzione scientifica e letteraria.
La BBC ha intervistato alcuni impiegati dell’istituto; hanno confermato che la gran parte dei manoscritti è salva. Gli impiegati, infatti, hanno trasferito a Bamako, circa 28mila testi prima che la situazione in città diventasse insostenibile.