Tanto rumore per nulla, direbbe, Shakespeare, e noi non possiamo che essere d’accordo: dopo il polverone sollevato dal decreto Profumo sui libri digitali nelle scuole, attesi al massimo entro 2014, apprendiamo ora che l’intero progetto è bloccato, non si sa per quanto. Un’ottima notizia per editori, che si sono opposti strenuamente all’iniziativa; pare che, se fosse passata, la perdita sarebbe stata per loro di 650 milioni di euro, senza contare le centinaia di magazzini da mandare al macero.
Questa è una delle spiegazioni che offrono per la loro posizione: «L’accelerazione sui libri digitali non poggiava su alcuna seria e documentata validazione di carattere pedagogico e culturale, così come non sono state valutate le possibili ricadute sulla salute di bambini e adolescenti esposti a un uso massiccio di apparecchiature tecnologiche».
Il ministro dell’Istruzione in carica, Maria Chiara Carrozza, a metà di questa settimana ha incontrato gli editori, arrabbiati per la rapida evoluzione digitale della scuola e ha comunicato loro: «Fermiamo tutto, l’accelerazione impressa all’introduzione dei libri digitali è stata eccessiva, voglio prendere in mano la questione ed esaminarla a fondo. Deponete le armi». Il ministro ha scelto di congelare i libri digitali anche perché ha compreso il ritardo infrastrutturale tecnologico della scuola italiana: banda larga, wifi, cose per ora residuali nelle nostre aule.
Per adesso, gli editori possono tirare un respiro di sollievo: la salute degli studenti è salva. Così come i loro introiti.