Autore: Philippe Claudel
Titolo: Profumi
Editore: Ponte alle Grazie
Traduttore: Francesco Bruno
Pagine: 174
Data di Pubblicazione: novembre 2012
Prezzo: € 14,00
“Si dice che l’abitante dei Vosgi è mezzo uomo e mezzo abete” (p. 15): partendo da questo ricordo, rievocato dall’odore di resina e di bosco, Claudel inizia a raccontare la propria infanzia a Dombasle-sur-Meurthe, in Lorena. Un’infanzia semplice, contadina, fatta di scorribande nel verde con i ragazzini, di temporali estivi che rinfrescano l’aria che si fa satura del profumo di lavanda, di cibi sapidi come il pane con il lardo fumante, preparato dal babbo, o la cannella dello strudel che annuncia l’arrivo dell’inverno.
E poi l’adolescenza, la scoperta dell’altro sesso, prima timidamente spiato in palestra, mentre le ragazzine si esercitano alla trave e i loro sforzi emanano un sensuale calore, poi alle feste nelle cantine, tra fumo e zaffate di luppolo. Finalmente il primo bacio: Christine Frenzi non è bellissima, ma basta chiudere gli occhi, pensare a Michèle Mercier e assaporare quella dolcezza candita, quel profumo di pasticceria casereccia che porterà l’autore, per anni, ad aprire il barattolo della frutta candita che la madre usa per preparare dolci e ad aspirarne l’afrore.
E che dire di quel vecchio maglione dell’amato zio Dédé? Lo zio passava le sue giornate tra polvere, calcinacci, gesso e Gauloises blu, e ora che è morto basta affondare il naso nel tessuto per ricordarlo, e piangere come tra le sue braccia…ci vorranno anni prima che lo zio lasci il maglione e che Claudel accostando il tessuto alla faccia non senta più nulla.
Profumi è una sorta di autobiografia olfattiva, il racconto della vita dell’autore che, rievocando i profumi e gli odori che hanno caratterizzato la sua vita, lascia fluire i ricordi e ci regala 63 brevi capitoli che sono episodi, sensazioni, rievocazioni, aneddoti. Profumi dolci, aspri, semplici o decisamente raffinati attraverso i quali l’autore si racconta: piccole storie a tratti tenere, a volte amare, ma sempre toccanti.
Lo stile è evocativo, a tratti lirico, fluido ed elegante; le descrizioni sono raffinate e ogni profumo sembra emanare dalle pagine del romanzo: “Ogni lettera ha un odore, ogni verbo un profumo. Ogni parola spande nella memoria un luogo e i suoi effluvi” (p. 171). I ricordi riaffiorano, a volte dolcemente, in altri casi più persistenti, e la trama prende forma raccontando la vita: un tributo dell’autore alla sua infanzia e giovinezza, trascorsa tra persone semplici e vere.