“Viaggio in Italia” è il nuovo progetto di Pordenonelegge, che vuole indagare le nuove e vecchie identità e i cambiamenti che attraversano le nostre città nell’epoca della globalizzazione, con la convinzione che “la narrazione è strumento essenziale, per far riaffiorare gli intrecci di storie che nel tempo hanno sedimentato passioni, amori ed emozioni, fino a individuare la linea rossa di un territorio o di un tessuto urbano specifico”. Ieri si sono tenuti otto incontri con altrettanti scrittori italiani che hanno raccontato le loro città e i loro luoghi: Sandra Petrignani il centro di Roma, Guido Conti il percorso mitico sul grande fiume Po, Massimo Onofri la Sardegna, Mauro Corona i misteri della montagna, Antonio Pascale il fascino di Napoli, Loredana Lipperini le Marche e la Val di Chienti, Tiziano Scarpa Venezia e Giuseppe Culicchia Torino. Noi abbiamo seguito questi ultimi due incontri, mettendo a confronto le immagini di due città agli estremi opposti del Nord-Italia: Ovest ed Est. Cercando di guardare questi due eventi allo specchio, pensando alla diversità dei due scrittori, viene fuori un effetto di distanza totale, incolmabile come quella che separa il nord dal sud e anche dal centro. “Riscopriamo l’Italia da quando c’è la crisi”, ha detto Culicchia, “da quando si possono fare le ferie a Torino, fatto fino a pochi anni fa inconcepibile”. Ci ha presentato una Torino operosa, alla prese con cambiamenti tumultuosi, nella quale si agita una movida rumorosa e vivacissima. Al centro c’è il mercato di Porta Palazzo, che è un porto di mare. Perché il mare che lui da sempre ha desiderato vedere, c’è, ebbene sì, tramite i gabbiani che al pomeriggio vanno a cercare qualcosa nei resti lasciati per terra dal movimento del mattino. Frenesia e colori dunque in una città che era sempre stata austera. Culicchia non ha poi rinunciato a ironizzare sul mestiere di scrittore, sottolineando che per essere preso sul serio oggi occorre “vestirsi di nero e tirarsela”, farsi invitare a tutti i costi a “Che tempo che fa” nonché partecipare a incontri che spesso seguono un clichè abusato ed inutile. Lo scrittore subisce spesso domande improbabili tra cui come una mannaia cala il frequentissimo “Ma il suo libro è autobiografico?”
Tiziano Scarpa da parte sua ha invece esordito coinvolgendo il pubblico sulla protezione della sua città. “La laguna non è una baia”, ha fatto ripetere. E la fragilità di Venezia scaturisce con forza nelle sue parole, ma ne emerge anche l’incanto degli angoli, dei campi dei campielli, del riverbero dell’acqua nei canali. Venezia è incantevole e la sua storia vive tutta nelle parole di chi l’ha descritta nel momento in cui è iniziato, inesorabilmente il suo declino, Carlo Goldoni. Oggi Venezia è sempre popolata da un rumoroso e caotico insieme di turisti che contribuiscono a renderla un luogo purtroppo non facile da vivere per chi ci abita. Ci sono però dei nuovi padroni di questa città quando i suoi angoli si spopolano e rimangono resti di cibo per terra da arraffare e piccioni da aggredire e spolpare. Sono i gabbiani. A Venezia il mare c’è. E incombe. Curioso, no?
Ndr: “Torino è casa nostra” è un libro di Giuseppe Culicchia edito da Laterza nel 2015. La prima versione era uscita nel 2005 con il titolo “Torino a casa mia”, mentre Tiziano Scarpa, vincitore dello Strega 2009 con “Stabat Mater” scrisse nel 2000 per Feltrinelli “Venezia è un pesce”. Vale la pena girarsi queste due città con in tasca delle buone guide!