
Autore: Nesbo Jo
Casa Editrice: Einaudi editore
Genere: Romanzo
Pagine: 635
Prezzo: 21.00 €
Breve premessa: Polizia di Jo Nesbø (Einaudi, 2013) è il decimo romanzo di una celebre serie di crime novels con protagonista Harry Hole; e chi scrive ha letto solo quest’ultimo tassello.
Breve postilla alla breve premessa: forse tale condizione, pur con l’inevitabile conseguenza di generare dei buchi su situazioni e personaggi ricorrenti, è la migliore per giudicare un’operazione letteraria di questo tipo, senza i condizionamenti insiti nell’approccio seriale al prodotto creativo. Quindi, proviamo a considerare il valore autonomo di questo testo.
Prima nota positiva: l’opera, pur con numerosi rimandi agli episodi che l’hanno preceduta, può essere compresa e apprezzata indipendentemente da questi. Dove è necessaria qualche informazione, Nesbø non si risparmia e mette al corrente il neofita delle vicende anteriori che gli occorrono per non rimanere spiazzato all’interno del suo ultimo lavoro. Lo scrittore norvegese aveva lasciato il suo Harry Hole agonizzante, con tre “holes” di pistola in corpo. Polizia si apre con un uomo in coma piantonato da alcuni agenti. Primo dubbio, primo nucleo di tensione: è lui o non è lui? Beh, pare proprio lui …
Nel frattempo, una livida Oslo è scossa dalle incursioni di un serial killer tanto accorto quanto feroce. Il suo obiettivo, semplicemente sterminare gli sbirri della città. Unico tratto comune delle vittime, essere trucidati nel luogo di un caso irrisolto alle cui indagini loro stessi avevano partecipato. Solo il grande Harry Hole potrebbe risolvere questo caso, ma …
… Ma con la trama, dato il genere, meglio finirla qui.
Va bene, forse un “piccolo” spoiler si può fare. Per tutti gli angosciati fan della serie: tranquilli, Hole è vivo e vegeto (e lotta insieme a noi).
La cosa originale e interessante dell’ultimo romanzo di Nesbø però è questa: per almeno metà racconto il protagonista fa come quelle donne cantate dall’amor cortese, si dà nell’assenza e viene esaltato de lonh da piedipiatti-trovatori devoti che senza di lui brancolano nel buio. Per il resto, Nesbø rispetta molti dei canoni del noir: le atmosfere fredde e cupe (favorite dal paesaggio fisico e mentale di un Nord Europa veramente perfetto per la crime fiction), l’eroe che è un antieroe, più sentieri d’indagine che si dipanano lungo il testo.
Quest’ultimo punto è dove si evidenziano tutte le migliori qualità di Polizia e dell’autore scandinavo: con uno stile impeccabile (asciutto quanto serve, morboso quando serve, preciso nelle descrizioni sempre accurate; semmai qualche piccola incertezza si avverte solo nella costruzione dei dialoghi), il lettore è inchiodato al libro per tutte le sue 700 pagine grazie anche alla molteplicità di piste che percorrono la storia. Le quali, sia detto per inciso, fuorviano continuamente chi ha l’ardire di fare qualsivoglia ipotesi e che, coup de theatre, scoppiano tutte come bolle di sapone a pochi passi dalla fine.
Se proprio è necessario trovare un difetto in Polizia, manca un po’ di approfondimento psicologico dei personaggi, a volte troppo statici e granitici in situazioni terribili e dolorose. Ma è poi un problema così grande in un tipo di testo che punta tutto su suspence ed eccitazione?
E proprio qui Jo Nesbø esibisce la sua abilità e si dimostra un vero talento del noir (a tal punto da ricevere un’investitura come suo successore da Ellroy in persona): attraverso una scrittura capace di stimolare senza sosta gli stati d’animo del lettore, costantemente ingannato da una fantasia narrativa che manifesta una vena creativa fuori dal comune.
Tensione, pathos, inventiva. Sono i talenti che Polizia e il suo autore donano in lascito. Un senso di ansia e curiosità che ti fanno andare furiosamente avanti, pagina dopo pagina, e ti costringono a spegnere la luce, la notte, molto molto tardi.
Da cos’altro si capisce che vale davvero la pena leggere questo romanzo? Dal fatto che sto per andare in libreria a comprare il primo libro della serie. Effetto Breaking Bad.