Autore: Maria Masella
Titolo: Per sapere la verità
Editore: Frilli Editore
Genere: Giallo/Psicologico
Pagine: 213
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: 10.90 euro
Difficile dare una definizione di genere a questo libro. Pur non essendo io un’esperta di noir, mi pare che “Per sapere la verità” non possa realmente rientrare in questa tipologia. Un libro di indagine, un qualsiasi libro di indagine, non deve e non può materialmente essere incentrato solamente su due personaggi, uno dei quali, oltretutto, è una donna totalmente succube del marito che passa i tre quarti del tempo a far sapere al mondo quanto lei sia inadatta e incapace di fare qualsiasi cosa e quanto suo marito – morto, per lo più – fosse incredibile e meraviglioso.
La suspence pare inesistente in questo romanzo di Maria Masella, in cui un poliziotto annoiato dalla vita e dal lavoro passa tutto il suo tempo ad asciugare le lacrime della vedova, più che a cercare di risolvere il delitto. Il fatto poi che la stessa moglie abbia un ruolo risolutivo nella soluzione del delitto senza fare assolutamente nulla è assolutamente inconcepibile. Invece, un punto a favore della Masella è l’ambientazione, dotata di descrizioni realmente ottime di luoghi e sentimenti, forse adatte però più ad un romanzo psicologico che ad uno di indagine.
Ed è forse proprio nel genere che sta il grande difetto di questo libro. Come romanzo introspettivo, di analisi psicologica dei personaggi, sarebbe stato perfetto. E’ un genere che io non apprezzo, ma ai cultori sarebbe probabilmente piaciuto, perché le problematiche di analisi interiore sono, effettivamente, trattate molto bene. Il mio consiglio, è, quindi, di non acquistare questo libro aspettandosi un vero noir, come è capitato a me, ma di leggerlo se si è appassionati e curiosi di dinamiche psicologiche.
Un altro giorno e il delitto è ancora irrisolto. non riesco a non pensare alla moglie: lo sento, c’è qualcosa che si rifiuta di dirmi; anche se parla, parla. In continuazione.
Lei non è donna da tollerare un tradimento, eppure lo ha tollerato. […] Perché ha accettato che lui la tradisse? Non per quieto vivere. Non per disamore. Per amore? Al altri dovrei pensare. Alla sorella con i suoi spostamenti frenetici. A Raineri per il suo astio per essere stato scavalcato. Alla gelosia di Mauri. Alla Repetti, scaricata in tutti i sensi.
Dovrei pensare al morto. Anche se trovo l’assassino, anche se lo metto dentro (e non sempre ci riesco), il morto non resuscita. Forse non sarà poi una gran perdita; non doveva essere una persona gradevole. Qualunque cosa ne dica la moglie. Un pallone gonfiato, anche se ne aveva i motivi: ricco, bello, intelligente, stimato, amato. Molto amato.
Commissario… non si sarà mica innamorato lei?