Autore: Håkan Nesser
Data di pubbl.: 2022
Casa Editrice: Guanda Noir
Genere: Poliziesco
Traduttore: Carmen Giorgetti Cima
Pagine: 381
Prezzo: € 19,00
Cosa unisce le sparizioni dello scrittore, da qualche tempo senza ispirazione, Franz J. Lunde, della poetessa piuttosto famosa Maria Green e dell’implacabile critico letterario nonché scrittore Jack Walde? I primi due a ridosso di Natale 2019 e il terzo ad aprile 2020, in piena pandemia da Covid19. Si conoscevano fra loro? Sì e no. Di sicuro, erano tutti perseguitati da uno stalker apparso durante le presentazioni in luoghi dove almeno due dei tre erano stati, o manifestatosi in ritrovi da loro abitualmente frequentati. Uno stalker che lancia, a voce o per iscritto, messaggi di morte e manda gli scrittori nel panico. Ma allora perché non si sono rivolti alla polizia? Perché hanno preferito lasciare un documento scritto o chiedere l’aiuto di un parente o di un amico? E soprattutto, che fine hanno fatto? Nessun indizio, nessuna traccia, nessun corpo.
Con queste domande e con questo mistero si deve confrontare l’ispettore di Kymlinge (Svezia) Gunnar Barbarotti senza il conforto – almeno durante la prima parte dell’indagine – della sua collega e compagna Eva Backman volata in Australia per risolvere un grave problema del figlio Kalle. Incalzato dal grande capo, l’impossibile e insopportabile Stig Stigman, e aiutato da altri due colleghi, Lindhagen e il giovane e alacre Erik Kavafis, Barbarotti cerca di venire a capo della faccenda senza successo. Ma con il nuovo anno, il ritorno di Eva, lo scoppio della pandemia e l’ultima sparizione tutto cambierà.
Håkan Nesser ci racconta questa storia con la consueta ironia che ritroviamo intatta nei dialoghi fra Barbarotti ed Eva, nei commenti salaci rivolti al sistema Svezia e all’assurdità di situazioni generate dalla pandemia che aleggia sulla seconda parte del libro, ma non frena l’indagine e non genera ansia nei lettori – solo un pacato e distaccato citare fatti dei quali tutti noi siamo, purtroppo, a conoscenza. Non permettere che la narrazione sia travolta da questa tragedia è, a mio avviso, il vero pregio di un grande autore.
Nesser è profondo e sarcastico nella descrizione della vita e dei pensieri dei tre letterati, del loro ego ipertrofico, dei piccoli imbrogli e delle grandi imposture che mettono in atto per sopravvivere nel loro ambiente. E, come sempre, non sbaglia un colpo nel raccontarci lo svolgersi dell’indagine, di come, con un faticoso lavoro di ricerca, intuizione e un pizzico di fortuna, Gunnar ed Eva arrivino a capire cosa è successo, chi è stato e perché.
Delizioso, nel finale del libro, un omaggio allo scomparso Mankell, al suo Kurt Wallander e al paese di Ystad.
Un pensiero pieno di ammirata riconoscenza alla traduttrice, la bravissima Carmen Giorgetti Cima.