Una signora entra in una libreria. “Cara – dice alla sua amica – io quando vedo i libri… me li comprerei tutti!” Seguitela, questa signora, se vi capita di incontrarla. Immancabilmente, uscirà dalla libreria senza aver comprato niente. O al massimo avrà comprato l’ultimo Geronimo Stilton per il nipotino, o l’ultimo Bruno Vespa per il cognatino.
È il tempo degli elenchi, amici cari. Il tempo della quantità, che quasi sempre poggia su tutto tranne che sulla sostanza. Si fa prima a memorizzare un lungo elenco di libri letti, un elenco di titoli e di autori, piuttosto che comprare un unico romanzo e farselo durare anche due mesi. Ecco, signora cara: non è necessario comprarli tutti, quei libri. Basta comprarne uno. E leggerlo.
Vivere di elenchi, mi rendo conto, è assai più comodo. Soprattutto, è più economico. Permette di spendere i soldi in altri modi. Permette di comprare l’ultima borsa di Vuitton pagandola mille euro, e poi lamentarsi perché “uhm… ti dirò… secondo me questi romanzi costano troppo. Qualcuno ci specula, non c’è altra spiegazione.” Per qualche strano mistero del pensiero umano, molti uomini e molte donne ritengono che un anno e mezzo impiegato per scrivere un romanzo, tutto il lavoro di editing, di correzione bozze, di distribuzione, e la carta stessa su cui viene stampato, non valgano quindici o sedici euro. Ritengono, invece, che una borsetta stampata tal quale in migliaia di esemplari grazie ad un macchinario (o, nella migliore delle ipotesi, al lavoro di un sarto-macchina) possa giustificare l’esborso di mille euro. I libri invece no. Li comprerebbero tutti, per carità. Però poi non ne comprano nessuno, perché costano troppo.
Io, che non sono troppo avvezzo al dialogo con persone sconosciute, quando incontro la signora che comprerebbe tutti i romanzi della libreria giro alla larga. Se fossi un po’ più coraggioso, un po’ più socievole, un po’ meno intollerante, le direi “cominci a comprarne uno, e se lo faccia durare per due mesi. Quindici euro in due mesi vuol dire sette euro e cinquanta al mese.”
Però la sostanza non va d’accordo con gli elenchi. Non va d’accordo con la quantità. Vuoi mettere conoscere i titoli di cinquanta romanzi, e averne letto uno soltanto, miseramente, seppure per intero?
Stefano Piedimonte è nato nel 1980 a Napoli e si è laureato all’università “L’Orientale”. Ha lavorato per quotidiani e settimanali occupandosi principalmente di cronaca nera. Fino al 2012 è stato redattore al Corriere del Mezzogiorno. I suoi racconti sono pubblicati su Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, Satisfiction. Per Guanda ha scritto il romanzo Nel nome dello Zio e da poche settimane è tornato in libreria con un secondo lavoro Voglio solo ammazzarti.