OLTRE LA PENNA di… Lorenzo Marone

Pane e Pino

Non voglio scrivere l’ennesimo tributo a Pino Daniele.

Anzi, sì. Lo voglio.

In verità sono fortunato, ho uno spazio tutto mio, potrei sbizzarrirmi e scrivere tutto quello che mi passa per la testa, potrei parlare del mio romanzo appena uscito, e dell’euforia per tutto quello che mi sta accadendo. Oppure potrei raccontare qualcosa di più intimo, parlare, semmai, proprio di me, di questa strana emozione che mi stringe ogni giorno il petto, un miscuglio di gioia e paura, con una bella dose di soddisfazione e una spruzzata di nostalgia.

Invece parlo di Pino. Però ne parlo a modo mio. Cioè, parlo di lui per parlare anche di me. E della mia città, che alla fine è sempre presente in ciò che scrivo, come una musica di sottofondo. Non quella di Pino eh, che, certo, di sottofondo non è.

Il fatto è che tutti noi ragazzi napoletani negli anni ottanta e novanta ascoltavamo Pino Daniele. Anzi, come ho letto su un geniale striscione allo stadio, siamo cresciuti a “Pane e Pino”. Tutti, indistintamente. Non ricordo un altro artista capace di unire generazioni diverse e, soprattutto, classi sociali così differenti. Non è vero che la musica e l’arte uniscono sempre, anzi. Questa città, ancorché se ne dica, è divisa su tanti aspetti, salvo poi sentirsi una sola cosa quando è attaccata. Questo popolo che cammina sotto ’o muro racchiude al suo interno vite, modi di fare e di pensare assai diversi.

Possiamo esemplificare dicendo che siamo una metropoli multiculturale. Una parte (per fortuna non la maggioranza) ascolta i neomelodici, altri preferiscono Pino Daniele, i 99 Posse, Bennato o Avitabile. Molti usano il motorino anche per andare a comprare il pane a cento metri, e tanti altri, invece, si spostano in bici per andare a lavoro. C’è chi sceglie la notte “vip” fra i baretti di Chiaia e chi ama mescolarsi fra le viuzze del centro storico con un cuoppo di alici fra le mani. Siamo tanti e siamo diversi, per cultura, gusti, modo di pensare, ideali.

Tutti, però, ascoltavamo e ascoltiamo Pino Daniele.

Tutti, senza distinzione: i fighetti, gli alternativi, i camorristi e le persone perbene, i cinquantenni, i quarantenni e giù a scendere. Tutti cantiamo ogni giorno in testa una delle sue canzoni, proprio come nei discorsi infiliamo, quasi senza accorgercene, una battuta di Troisi. È che la bellezza, quella vera, è uno tsunami, abbatte tutti i muri.

Anch’io, come ognuno, ho da raccontare un aneddoto su Pino. Della mia vita con Pino. Da ragazzi, con gli amici, avevamo inventato un gioco: attribuire a ognuno di noi un soprannome col titolo di una sua canzone. C’era perciò Nero a metà (che, in realtà, era il titolo dell’album, non di una canzone), un amico con madre di colore, Apocundria, Che soddisfazione, che sapeva come godersi la vita, Toledo, Bambina, che sarebbe poi diventata mia moglie, Faccia gialla, Bella mbriana, A me me piace ’o blues, che suonava e tuttora suona la chitarra alla grande. E poi c’era Alleria, che ora non c’è più, e che, però, ci ha lasciato in dono, quando pensiamo a lui, proprio questa parola così musicale e così “viva”, una parola che, in fondo, non è uguale al termine italiano “allegria”, perché è più viscerale, è un miscuglio di felicità e malinconia appunto. A Napoli anche nelle parole riusciamo a far convivere gli opposti.

A ogni modo questo è stato ed è Pino Daniele. Per me e per i napoletani.

È gioventù, audiocassette sovrascritte, file ai concerti, frasi sui muri, voglia d’alluccà, abbracci, walkman nelle orecchie, cantate in auto, spinelli e risate.

È un aneddoto, un ricordo, un amico.

È semplicemente vita, quella piccola grandissima cosa che si trova in ognuno di noi.

 

Ah, a proposito, quasi dimenticavo…

…io mi chiamavo Nun me scuccià.

lorenzo marone

Lorenzo Marone è nato a Napoli dove, dopo la laurea in Giurisprudenza, esercita come avvocato per quasi dieci anni, mantenendo la sua attività di scrittore. Nel 2012 esordisce con Daria, per La Gru, poi pubblica Novanta. Napoli in 90 storie vere ispirate alla Smorfia per Tullio Pironti nel 2013 e, infine, La tentazione di essere felici nel 2015, per Longanesi.

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