Sono cresciuta in un’isola dove la tradizione orale affonda le sue radici in un passato lontano, e le torri di pietra, i giganti e le piccole fate hanno sempre fatto parte della mia immaginazione.
Quelle stesse fate, chiamate Janas, secondo il mito erano in origine delle api.
E così oltre a vederle le api, oltre a viverle come compagne, hanno sempre albergato nella mia immaginazione come elementi imprescindibili di storie narrate accanto al fuoco.
In Sardegna abbiamo un termine per identificare quei racconti semplici, un po’ bizzarri ed estremamente affascinanti che trasportano da una generazione all’altra la nostra memoria di popolo: contusu de forredda. Racconti narrati davanti al camino.
Semplice ed efficace. Perché proprio attraverso la narrazione le donne della famiglia trasmettono ai bambini la tradizione, e così diventano depositarie della memoria.
La storia, le usanze, il sapere tutto viene condensato in racconti che hanno il pregio di fornire strumenti e indicazioni per permettere alle nuove generazioni di affrontare la vita.
Le donne della famiglia, le vicine di casa e le amiche, hanno l’innata capacità di unirsi per svolgere le mansioni più importanti. Questo istinto che le spinge a fare gruppo e a fondere le eccellenze, ha permesso di raggiungere risultati straordinari.
Lasciando da parte il mito e le janas, io ritrovo in questa cooperazione femminile la struttura matriarcale dell’alveare, e la sua filosofia. Gli uomini, sono tenuti all’oscuro di queste riunioni, delle decisioni prese in seno a queste vere e proprie adunanze.
Perché quelle sono “cose di donne”.
Le riunioni nate per un fine che può essere quello di preparare il pane, i dolci, o comunque per svolgere uno dei compiti prettamente femminili hanno un altro grande vantaggio, ossia quello di fornire un supporto psicologico a chi ha bisogno di confidarsi. Così ognuna prende un po’ della pena dell’altra, restituendo in cambio quel calore e quell’amicizia che spesso può fare la differenza e aiutare ad affrontare con coraggio e un pizzico di spensieratezza problemi che sembravano insormontabili.
Anche in questo dividersi compiti, mansioni, e carichi io vedo le api, e il loro modo di gestirsi.
Da sempre, le api sono state cura delle donne. E dove erano gli uomini ad occuparsene, il ricavato dalla vendita o dallo scambio, accantonato ciò che non serviva alla famiglia, era comunque destinato alle donne, perché ne disponessero per il loro benessere.
Mi ha sempre colpito questo connubio api-donne, così fortemente presente nella tradizione sarda. Nella mia famiglia sono molti gli antenati apicoltori. Eppure, solo le donne hanno conservato nei confronti di questi amabili insetti misticità e spiritualismo.
Erano sacerdotesse della natura, portavano in se stesse la venerazione naturale per ciò che è grande, infinito, e vitale. Erano le ultime sacerdotesse della grande madre.
La mia prozia cantava per le api. Entrava in apiario e intonava il suo canto. Tra i cespugli fioriti, e gli alberi di mandarino e limone, con le braccia tese attendeva che le api si posassero su di lei, e poi iniziava a lavorare negli alveari. Ho sempre avuto questa immagine nella mente, e mi ha sempre fortemente affascinata. In quei gesti antichi io vedo rispetto. E vedo molto amore. Per la natura, per le api, e per un mondo che andava custodito e conservato per le generazioni future.
È così che dovrebbe essere.
La natura è un bene infinito. Ci mostra e ci insegna la strada per la felicità, quella autentica, fatta di piccole, infinitesimali soddisfazioni. Da un piccolo seme che piantiamo nasce una piantina, e questa poi darà un frutto. Questa è creazione.
Questa è la vera grande soddisfazione.
Le nostre mani, la nostra mente e il nostro cuore sono gli strumenti che possiamo adoperare per trovare la nostra dimensione ideale. La cooperazione, l’alveare intenso come unione di menti e di obiettivi è un grande esempio di ciò che si può realizzare insieme.
Tradizione, memoria, rispetto, amore.
Cristina Caboni vive con il marito e i tre fi gli in provincia di Cagliari, dove si occupa dell’azienda apistica di famiglia. Il suo romanzo, Sentiero dei profumi, edito da Garzanti, ha avuto un ottimo successo in Italia e all’estero. A settembre è uscito il suo secondo libro, La custode del miele e delle api, sempre per Garzanti.