Studiare: un verbo diventato ossimoro dei giorni nostri. L’Italia si fa vanto di cultura e d’arte ma poi si scopre trivialmente rinunciataria a investire nella scuola, nella ricerca, nell’istruzione.
Tanto che il motto più latinamente maccheronico adottato da chi frequenta la scuola ai tempi del (post?)berlusconismo è “copio ergo sum”, la principale libagione educativa dello studente nostrano. In Italia, più che studiare, si copia. E quando proprio ci si vuole impegnare, si emigra.
Vi è poi un autoinganno molto attuale da cui non sfugge neanche lo studente adulto: pregasi digitare una parola sullo Stargate di tutto l’universo (Google) e si avrà il responso. Siamo al “digito ergo sum”. E poiché leggere non equivale a sapere, ecco il nostro choc(cco) futuro.
Ma, fortunatamente, studiare è anche una parola bifronte, come il dio Giano, le cui teste guardano avanti e indietro, al passato e al futuro. Sapendo assaporo. Leggendo scruto. Scrivendo scolpisco.
In fondo, cosa ci manca? Le virtù italiche son tutte qui.
Alessandro Bartoletti è nato a Roma nel 1972. Psicologo e psicoterapeuta, si è perfezionato in Neurobiologia presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Si occupa di psicoterapia breve strategica e dirige l’Istituto di Psicologia e Psicoterapia Strategica di Roma (IPPS). Per Ponte alle Grazie ha appena pubblicato un libro sui problemi degli studenti, dall’universitario al bambino, “Lo studente strategico. Come risolvere rapidamente i problemi di studio” (2013, Ponte alle Grazie).