NARRATIVA
Caligola – Impero e Follia di Franco Forte
Mondadori
Ha appena cinque anni, Gaio Giulio Cesare, quando il padre decide di portarlo con sé per una campagna militare nelle terre da cui ha preso il suo nome: la Germania. Perché suo padre è Germanico, il più potente e acclamato generale di Roma. L’uomo che molti vorrebbero incoronare imperatore, al posto dell’odiato e temuto Tiberio. Il comandante che non ha paura di nulla, tranne che di un essere umano: la moglie, Agrippina, nipote di Augusto, la madre dei suoi figli. Tra loro c’è Gaio, che non ama il suo nome e preferisce il soprannome che gli hanno dato i suoi amici legionari, cui procura schiave e divertimenti, ottenendo in cambio di essere accolto nel loro gruppo e ricevere i loro duri insegnamenti. Quel soprannome che prende origine dalle calzature militari troppo larghe che ha sempre ai piedi, le caligae. Quel soprannome che porterà con sé per tutta la vita: Caligola. E quando suo padre Germanico viene avvelenato ad Antiochia, la terza città più grande del mondo, il piccolo Caligola giura che avrà la sua vendetta. È in quel momento che capisce che essere amato non basta, che essere un grande guerriero non è sufficiente, che il vero potere risiede nelle informazioni. Per questo impara ad attraversare non visto i corridoi dei palazzi imperiali, dove viene a conoscenza di trame, intrighi e congiure, ordite da uomini assetati di potere e da donne crudeli e disinibite. Sotto il sorriso maligno del vecchio Tiberio, che pare avere stretto un patto con gli dèi, tanto si mantiene lucido, energico e spietato anche in vecchiaia. Così il piccolo Caligola intraprende il percorso che lo porterà a sedere sul trono dell’Urbe. Un percorso lungo, pieno di ostacoli, in cui la tentazione della vendetta deve essere sempre temperata da prudenza e astuzia. Un percorso che farà sì che sarà lui, non suo padre, non i suoi fratelli, il nuovo imperatore di Roma. Restituendo gli intrighi, le alleanze sempre pronte a mutarsi in tradimento, la lussuria e l’avidità della Roma imperiale, che nelle pagine di Caligola – Impero e follia non ha nulla da invidiare alle capitali delle “Cronache del Ghiaccio e del Fuoco” di George R.R. Martin, Franco Forte scrive un romanzo straordinario, che reinventa, con taglio originale e moderno, il mito dell’imperatore più odiato della storia. Dando voce, per una volta, alla sua versione.
Il fiume ti porta via di Giuliano Pasini
Mondadori
Per un uomo come Roberto Serra, che considera il lavoro in polizia come una missione, è impossibile accettare l’ingiusta sospensione che lo obbliga all’inattività. Perciò gli basta leggere un trafiletto di giornale, e capisce cosa deve fare. È stato assassinato Mario Gardini, l’anziano medico che gli aveva mostrato come ammansire la Danza, l’inspiegabile disturbo che lo porta a vivere brandelli di vite che non sono la sua, come in una lucida allucinazione. Così, anche per fuggire dalle macerie della sua unica storia d’amore, Roberto finisce nella Bassa emiliana, a Pontaccio, un pugno di case multicolori ricostruite nel ’60 sul grande fiume dopo una devastante alluvione. Ad attenderlo, nell’afa inclemente di quella fettaccia di terra tra fiume e monte che sa di Guareschi e Sergio Leone, trova il maresciallo cattolico, l’appuntato comunista, la bella e solitaria Serenella che gestisce l’unico “Bartrattoria” del borgo assieme alla figlia Lucilla. E un mistero che sembra impossibile da dipanare, tra speculatori, pericolose dark lady, giovani perduti, anziani melomani e hippy fuori tempo massimo. Ma, soprattutto, trova le ombre dei pazienti del manicomio ospitato nella vicina reggia di Colorno, la grande e tetra Ca’ di màt che, sino alla chiusura, era stata diretta proprio da Gardini. Chi ha massacrato il medico sulla porta di casa? Perché tutti lo chiamavano “Il re dei matti”? In che misura sono coinvolti gli ex pazienti di Colorno? Serra ha i giorni contati, e man mano che si addentra nel caso fatica sempre più a distinguere i matti dai cosiddetti normali, mentre le tanto invocate piogge d’agosto finalmente arrivano sotto forma di un diluvio che colma il Po al punto che l’onda di piena minaccia di spazzare via di nuovo Pontaccio. Giuliano Pasini riporta Serra nei luoghi che lo hanno presentato ai lettori nel fortunatissimo Venti corpi nella neve, grande successo di critica e pubblico. Il risultato è un noir emozionante e avvincente, ambientato in una torrida estate emiliana, tra manicomi abbandonati, osterie, vendette spietate, in un agosto segnato dalla presenza maestosa e incombente del Po in piena.
La vita sessuale dei nostri antenati di Bianca Pitzorno
Mondadori
«Cara Lauretta, cara cugina come me orfana e come me allevata dalla inflessibile nonna nel culto della nostra nobilissima stirpe, perdonerai mai all’autrice di avere scritto questo libro sui nostri antenati? Di averne rivelato i segreti e i peccati più insospettabili a partire dal lontano Cinquecento, quando una firma del Vicerè su una pergamena rese blu il nostro sangue che prima era rosso come quello di tutti gli altri abitanti di Ordalè e di Donora? Adesso che abbiamo quasi quarant’anni, che abbiamo vissuto la liberazione sessuale e le sfrenatezze del Sessantotto, che abbiamo messo la testa a partito, non ci dovrebbe risultare così difficile accettare che anche i nostri antenati, e specie le antenate, abbiano avuto le loro storie di letto, e non sempre esemplari. Lo so che per chiunque è difficile pensare che i propri genitori hanno avuto una vita sessuale, e che se così non fosse noi non saremmo qui…E i nostri nonni, come immaginarli a rotolarsi peccaminosamente tra le lenzuola? Ma con i bisnonni non dovrebbe essere così impossibile, specie se sappiamo che hanno messo al mondo quindici figli. Per non parlare dei trisnonni e dei quadrisnonni. Senza l’attività sessuale dei nostri antenati il genere umano si sarebbe estinto. Eppure tu, Lauretta, quando accenno a questo argomento ti turi le orecchie e strilli: “Bisogna essere proprio dei maniaci sessuali per pensare a certe cose”. Lauretta, Lauretta, ti piace tanto sapere chi erano e cosa facevano i nostri antenati, che rapporti c’erano tra zio Tan e Armellina, chi era il pittore che ritrasse Garcia e Jimena nella Cattedrale di Ordalè… Conservi con cura l’abito di broccato che la nonna, donna Ada Ferrell, indossò nel giorno delle nozze. Le nozze, appunto, il letto comune! Cosa avveniva in quel letto una notte dopo l’altra? E negli anni a seguire i sette figli. Li aveva mandati lo Spirito Santo in forma di colomba? Lauretta, bisogna proprio che ti spieghi come sono andate le cose? Ora, passata anche quest’ultima tempesta, ascoltami: ti racconterò molti segreti che neppure immagini. Tua Adita»
Se mi sposi, ti tradisco di Eliza Kennedy
Mondadori
Lily Wilder vive a New York, fa l’avvocato, e si sente la donna più fortunata del mondo. Ha un lavoro da sogno, un gruppo di amici fantastici e Will, il fidanzato migliore che si possa desiderare. Che sta per diventare suo marito. Lily è allegra, sfrontata, ama divertirsi e farsi un drink (o meglio, cinque o sei) con le amiche. Ma, soprattutto, è completamente incapace di rimanere fedele a un solo uomo. A Lily piace Will, ma ne è davvero innamorata? Will ama Lily, ma la conosce fino in fondo? A mano a mano che la data del matrimonio si avvicina, le serate di Lily – e le mattine, e i pomeriggi – si fanno sempre più selvagge, all’insegna di sbronze, risate e comportamenti alquanto discutibili… E se il giorno più felice della sua vita si trasformasse nel suo peggiore sbaglio? Il romanzo d’esordio di Eliza Kennedy è davvero irresistibile: è una storia d’amore decisamente non convenzionale, una commedia spassosissima, sexy e intelligente al tempo stesso. E che, soprattutto, ci regala una nuova, indimenticabile eroina. Se Lily Wilder fosse una nostra amica di certo non ci mancherebbero le occasioni per essere coinvolte in qualche avventura fuori dagli schemi. Lily è sfacciata, irriverente, sicura di sé, politicamente scorretta. Si comporta esattamente come un uomo incapace di resistere alle tentazioni e agli eccessi, solo che quando è una donna a farlo siamo subito pronti a scandalizzarci… Quello che è certo è che sentiremo parlare di lei molto a lungo…
Qualunque cosa significhi amore di Guia Soncini
Giunti
Di che cosa ci vergogniamo? Da quanto tempo ci portiamo dentro quell’imbarazzante segreto? Cosa siamo disposti a fare per tenerlo nascosto? Vanni si vergogna da trentacinque anni, da quando è arrivato a Milano ed era un ragazzo del sud, e non gli è mai più scappato l’accento sbagliato ma non basta. Si vergogna di sua madre che teneva sul comodino la biografia di padre Pio, di suo padre che faceva le parole crociate prima di addormentarsi. Guarda Elsa – milanese da sempre, impeccabile in ogni istante – e non si capacita. Di essersi affidato a lei, e che lei l’abbia sposato anche se sa. Cosa significa amare qualcuno che è il carceriere dei tuoi segreti? Elsa si vergogna da trentatré anni: da quando suo padre organizzò quel falso incidente. Da venticinque anni: da quando scoprì cos’era successo a sua madre. Da otto anni: da quando, per creare un programma televisivo di successo, ha procurato un’amante a suo marito. Elsa si vergogna d’una vergogna nuova da dieci minuti, da quando ha capito che stasera verranno svelate tutte le loro bugie, e che la loro settimana non finirà come previsto. Di una vergogna che non riesce a sedare neanche il cassetto dei medicinali, da cui si è servita l’ultima volta cinque minuti fa.Che cosa c’entra l’amore con l’ambizione? Che cosa c’entra l’amore con l’abitudine? Che cosa c’entra l’amore con l’inadeguatezza? Che cosa c’entra l’amore coi segreti, e le bugie, e le porte chiuse e chi sta dentro e chi rimane fuori?
Scarti di Jonathan Miles
Minimum fax
Talmadge e Micah abitano abusivamente in un appartamento di Manhattan, vivendo serenamente degli avanzi che trovano nei cassonetti, ma il loro equilibrio subisce una scossa quando devono ospitare un vecchio compagno universitario di lui. Elwin, un linguista di mezza età lasciato dalla moglie, deve fare i conti con un padre malato che va perdendo la memoria. Sara, un’avvenente vedova dell’11 settembre, vede sgretolarsi il rapporto con la figlia adolescente e con il secondo marito, Dave, un uomo che ha costruito la sua fortuna riscuotendo debiti scaduti. E mentre i personaggi seguono i loro percorsi – tra epifanie e rese dei conti, vecchi debiti da pagare e tentativi di comunicare con le generazioni future – le storie si muovono verso una convergenza ineluttabile e un epilogo che per il lettore sarà difficile dimenticare. A partire dai detriti, reali e metaforici, delle loro esistenze, Jonathan Miles costruisce un romanzo corale dagli incastri perfetti, tenuto insieme da una prosa impeccabile (e a tratti esilarante) e da una profonda riflessione etica sul concetto di spreco e di consumo, per giungere alla conclusione che tutto, ma proprio tutto, può essere salvato.
Un’altra notte un altro giorno di Sarah Rayner
Guanda
Sono passati due anni da quando Karen ha perso il marito. Due anni in cui ha cercato di farsi forza, di andare avanti soprattutto per amore dei figli, Luke e Molly. Ma adesso che anche suo padre, l’adorato nonno dei bambini, è malato, Karen si sente smarrita e teme di non farcela più. Anche Abby è in crisi nera: il marito ha deciso di lasciarla, perché non riesce ad affrontare insieme a lei i problemi del loro bambino. Michael invece è sommerso dai debiti e deve chiudere il negozio di fiori nel quale aveva investito tutte le proprie energie. Tre persone comuni sull’orlo del baratro, che si incontrano in una clinica dove imparano a fare i conti con se stesse e a trovare le motivazioni necessarie per affrontare le difficoltà dell’esistenza, scoprendo che si può ridere anche nei momenti più bui e che la vita ti riserva sempre una seconda possibilità.
SAGGISTICA
Il lavoro ritrovato di Pietro Ichino
Mondadori
«Giù le mani dall’articolo 18!» si gridava, nelle piazze e non solo. Poi, quando si è capito che quella norma poteva essere davvero mandata in soffitta, la tensione è arrivata al calor bianco. Eppure tutti sanno che il sistema di protezione di cui l’articolo 18 è la chiave di volta, quello che oggi chiamiamo job property, è nato mezzo secolo fa, nel lontano 1970: da allora tutto, o quasi, è cambiato. Cinquant’anni fa non c’erano ancora i computer, non esisteva Internet, ma neppure fax e fotocopiatrici. Esisteva, invece, il «posto fisso»: si entrava in azienda a 16 anni per rimanerci fino alla pensione, fabbricando sempre gli stessi oggetti, con gli stessi strumenti. In una società dove erano ancora gli aiuti di Stato ad assicurare la continuità delle grandi strutture produttive, non era neppure pensabile che aziende come Olivetti, Fiat o Alitalia potessero ricorrere a un licenziamento collettivo o tanto meno chiudere. Mentre era pensabile che il «risarcimento» per la perdita del posto in aziende come quelle consistesse in anni e anni di Cassa integrazione, fino a un prepensionamento a 57 o 58 anni. Ma nel frattempo l’articolo 18 generava un regime diapartheid tra i garantiti e i precari, cui la grande crisi ha aggiunto gli esclusi. In questo libro scritto con il rigore dello studioso ma con la penna agile del giornalista, Pietro Ichino, giuslavorista e senatore della Repubblica, racconta perché e come nel nostro ordinamento è stato introdotto l’articolo 18, spiega il meccanismo giudiziale che ha fatto di questa norma la fonte della job property, traccia la storia politica della riforma che va sotto il nome di Jobs Act, ne ripercorre il tormentato iter legislativo fino al varo della legge-delega del dicembre 2014 e all’entrata in vigore nel marzo 2015 dei primi due decreti attuativi, uno sul contratto a tutele crescenti e l’altro sul nuovo trattamento universale di disoccupazione e sul contratto di ricollocazione, mirati a proteggere il lavoratore nel mercato anziché dal mercato. Attraverso una galleria di esempi reali, spiega come la soluzione di compromesso tentata con la legge Fornero è stata svuotata del suo contenuto per il modo in cui è stata applicata, ma soprattutto ci racconta la «storia segreta» del Jobs Act, il braccio di ferro sui contenuti dei primi decreti attuativi e sulla disciplina del contratto a tutele crescenti: che cosa è accaduto fin qui e che cosa deve ancora accadere. Affinché il lavoro sognato, perduto, rivendicato sia, prima di tutto, un lavoro ritrovato.
Dataclisma di Christian Rudder
Mondadori
Internet è da tempo diventato per tutti noi uno strumento essenziale, che ci offre quotidianamente servizi per i motivi più svariati: per studiare, fare shopping, informarci, ma anche per tenerci in contatto e incontrare nuovi amici o partner. Servizi gratuiti, immediati, a portata di mano; eppure, anche senza rendercene conto, paghiamo un prezzo: cediamo i nostri dati personali, lasciamo tracce, andando ad aumentare i cosiddetti «Big Data», il fiume di informazioni che viaggiano in rete. Spesso questi dati sono utilizzati per assumerci, svolgere ricerche di mercato, venderci cose di cui non abbiamo bisogno, spiarci, a volte addirittura per aiutarci a trovare l’anima gemella. Ma, al di là dell’uso che ne viene fatto, sono soprattutto una straordinaria finestra sulla nostra società, un punto di vista privilegiato per osservare chi siamo e cosa raccontiamo di noi nel momento in cui, a tu per tu con lo schermo del nostro computer, confessiamo gusti, preferenze, interessi. In questo saggio divertente e originale, Christian Rudder, fondatore del popolare sito di incontri OkCupid e del blog OkTrends, parte proprio dai dati per spiegarci cosa queste informazioni rivelano di noi e del mondo in cui viviamo. Si è aperta una nuova fase delle scienze sociali, in cui i data analyst sono i nuovi demografi: se in un sondaggio si può mentire, i nostri comportamenti privati – quelli che attuiamo quando pensiamo di non essere visti – dicono sempre la verità. Ed ecco che l’analisi di un profilo Facebook svela l’orientamento sessuale di noi utenti, che il tempo impiegato a comporre un messaggio mostra se siamo in cerca di un rapporto duraturo o di una semplice avventura, che determinate espressioni permettono di identificare interessi e peculiarità di certi gruppi etnici. I dati, inoltre, ci consentono di studiare più a fondo anche questioni di carattere sociologico: permettono infatti di stabilire quanto i preconcetti razzisti siano radicati nella nostra società, quanta importanza attribuiamo all’aspetto fisico e alle apparenze, come sfoghiamo rabbia e frustrazione nei confronti di perfetti sconosciuti. Utilizzando le informazioni tratte da motori di ricerca, social network, siti d’incontri, app e aggregatori di contenuti, Rudder ci offre una prospettiva brillante, un punto di vista inedito in cui la matematica diventa umana e i numeri si trasformano nella narrazione del nostro tempo.
L’anticristo di Marco Vannini
Mondadori
C’è un mito che ritroviamo quasi universalmente nel pensiero arcaico, dalla Mesopotamia all’Iran, dall’India alla Scandinavia fino al mondo semitico. È quello dell’Antidio, l’eterno avversario del bene, forza delle tenebre e dell’abisso, opposto alla luce. Un mito che agisce ancora oggi nel profondo dell’immaginario collettivo, come dimostra la sua ampia presenza nella letteratura, nel cinema, nei fumetti, nel web: basta navigare fra i siti Internet per scoprire che l’idea di un Antagonista, già nato o prossimo a venire, è tuttora molto diffusa. In questo libro Marco Vannini, figura di spicco negli studi sulla tradizione mistica occidentale, traccia un quadro dell’evoluzione storica del mito, mettendo in rilievo come l’idea dell’Antidio, chiamato in questo caso Anticristo, percorra come un filo rosso anche lo sviluppo del cristianesimo. Se all’inizio, nel visionario libro dell’Apocalisse, la figura coincide con la Bestia che sorge dal mare, connotata da quel numero 666 che ancora vive nelle suggestioni inquietanti dei riti satanici, nel corso dei secoli «l’uomo dell’iniquità», come lo chiama san Paolo, prende vesti diverse, da Nerone a Maometto, da Marx a Hitler a Pol Pot. E spesso viene evocato da quanti, insoddisfatti del tempo in cui vivono, chiedono un rinnovamento radicale della Chiesa e della società. Si va così dai Padri della Chiesa nei primi secoli dell’era cristiana al millenarismo medievale. Durante la Riforma, il luteranesimo e le varie confessioni che ne derivano lo identificano con lo stesso papa romano. Più di recente lo evocano nei loro libri scrittori come Dostoevskij , Solov’ëv o Nieztsche, che intitola una suo testo appunto L’Anticristo. E in quanto principio del male, l’Anticristo è il protagonista della congiura ebraico-massonica oggetto dei famosi Protocolli dei Savi di Sion, opera della polizia zarista che circolerà nella colta Europa dell’inizio del Novecento, fonte d’ispirazione per un tragico antisemitismo e per concezioni opposte ma ugualmente disumanizzanti come il nazifascismo e il marxismo. A sorpresa, però, il lettore scopre in queste pagine che la figura dell’Anticristo compare anche nell’Islam, dove corrisponde a quel «Grande Satana» tanto spesso evocato ieri dai talebani di Khomeini e dai fondamentalisti di Osama e oggi dagli islamisti del califfato, che lo identificano con la cultura occidentale nel suo complesso e, in particolare, con Israele e gli Stati Uniti. Eppure, rilevaVannini, la lettura che ne è stata data durante i secoli è un travisamento dell’idea originaria: «L’Anticristo non ha niente a che vedere con le fantasie apocalittiche»; nel Vangelo, infatti, di Anticristo – anzi, di Anticristi – parlano solo le Lettere di Giovanni, che li identificano con coloro che, all’interno della comunità cristiana, non accettano la divinità del Cristo. «Gli Anticristi sono due: uno vero, della fede, e uno falso, della superstizione … Conosce l’Anticristo chi conosce Cristo, e sa così ri-conoscere anche quegli Anticristi che, come dice Agostino, non si sono rivelati.» Pur presentandosi come cristiani, costoro negano la realtà spirituale dell’uomo e di Dio. «Questi sono gli Anticristi oggi tra noi.»
YOUNG ADULT
Regina rossa di Victoria Aveyard
Mondadori
Il mondo di Mare Barrow è diviso dal colore del sangue: rosso o argento. Mare e la sua famiglia sono Rossi, povera gente, destinata a vivere di stenti e costretta ai lavori più umili al servizio degli Argentei, valorosi guerrieri dai poteri sovrannaturali che li rendono simili a divinità. Mare ha diciassette anni e ha già perso qualsiasi fiducia nel futuro. Finché un giorno si ritrova a Palazzo e, proprio davanti alla famiglia reale al completo, scopre di avere un potere straordinario che nessun Argenteo ha mai posseduto. Eppure il suo sangue è rosso… Mare rappresenta un’eccezione destinata a mettere in discussione l’intero sistema sociale. Il Re per evitare che trapeli la notizia la costringe a fingersi una principessa Argentea promettendola in sposa a uno dei suoi figli. Mentre Mare è sempre più risucchiata nelle dinamiche di Palazzo, decide di giocarsi tutto per aiutare la Guardia Scarlatta, il capo dei ribelli Rossi. Questo dà inizio a una danza mortale che mette un nobile contro l’altro e Mare contro il suo cuore. Regina Rossa apre una nuova serie fantasy vivida e seducente dove la lealtà e il desiderio rischiano di esseri fatali e l’unica mossa certa è il tradimento.
Gray di Xharryslaugh
Mondadori
“Mi chiamo Heisel, Heisel Gray. Mi piace il mio cognome, ‘Grigio’, è un po’ quello che sono, una terra di mezzo fra il bianco e il nero, fra allegria e tristezza. Ho 18 anni e ho bisogno che qualcuno riaccenda i miei occhi.” Il ragazzo che la risveglia c’è e si chiama Harry: bello, misterioso, tatuato e grigio come lei. Harry e Heisel si amano fin dal primo istante. Insieme loro sono come “Una fotografia di Londra di notte, un gelato al cioccolato, una sigaretta dopo aver fatto l’amore. Due occhi verdi, Parigi, New York e Amsterdam. Una rosa rossa, la birra del sabato sera e una polaroid. Il mare, quello delle sere d’estate, calmo e freddo”. Ma Harry e Heisel si odiano anche fin dal primo istante. Perché sono incasinati, incasinati e folli. E quindi litigano, si riempiono di graffi e incomprensioni per poi tornare insieme. “Mi ha dato un’altra occasione e io ne ho davvero bisogno. Non m’importa di andare a letto con altre ragazze adesso. Lei è così diversa. E non m’importa se è incasinata, lo sono anch’io. Se andasse bene? Sarebbe stupendo” pensa Harry, e stupendo sarebbe davvero… Ma l’amore è complicato e a renderlo ancora più complesso ci si mette la vita e il passato di ognuno dei due ragazzi, che si porta dietro un esercito di mostri. “Le persone si spaventano quando si rendono conto che non siamo perfetti. Ognuno ha i propri mostri, io ne ho molti, troppi. Finché stanno dentro di me, va tutto bene, quando decidono di saltare fuori, le cose precipitano sempre” spiega Heisel. Eppure Harry e Heisel ci riprovano ancora e ancora con quella determinazione che solo il primo grande amore conosce, fino a far cadere una a una tutte le barriere e abbandonarsi finalmente l’uno nel cuore dell’altra. Ma quanto può durare un amore perfetto?
GIALLO
La pietà dell’acqua di Antonio Fusco
Giunti
Nostalgico e cinico, duro ma anche umano, un uomo tutto d’un pezzo, innamorato e disincantato al tempo stesso, Tommaso Casabona è il commissario di Valdenza, una sonnacchiosa cittadina toscana. Di origini napoletane, sposato e con due figli adulti Casabona è in quella fase della vita in cui i figli sono grandi e con la moglie vivono come due estranei che cercano di ricordare come e perché sono finiti nella stessa casa. Il lavoro è una delle sue ragioni di vita. È un ferragosto rovente e sulle colline toscane ai confini di Valdenza viene trovato il corpo di un uomo, ucciso con una revolverata alla nuca, sotto quello che in paese tutti chiamano “il castagno dell’impiccato”. Non un omicidio qualunque, ma una vera e propria esecuzione, come risulta subito evidente all’occhio esperto del commissario Casabona, costretto a rientrare in tutta fretta dalle ferie, dopo un’accesa discussione con la moglie. Casabona non fa in tempo a dare inizio alle indagini, però, che il caso gli viene sottratto dalla direzione antimafia. Strano, molto strano. Come l’atmosfera di quei luoghi: dopo lo svuotamento della diga costruita nel dopoguerra, dalle acque del lago è riemerso il vecchio borgo fantasma di Torre Ghibellina, con le sue casupole di pietra, l’antico campanile e il piccolo cimitero. E fra le centinaia di turisti accorsi per l’evento, Casabona si imbatte in Monique, un’affascinante e indomita giornalista francese. O almeno, questo è ciò che dice di essere. Perché in realtà la donna sta indagando su un misterioso dossier che denuncia una strage nazista avvenuta proprio nel paesino sommerso. Un dossier scottante, passato di mano in mano come una sentenza di morte, portandosi dietro un’inspiegabile catena di omicidi. E tra una fuga a Parigi e un precipitoso rientro sui colli, Casabona sarà chiamato a scoprire che cosa nascondono da decenni le acque torbide del lago di Bali. Qual è il prezzo della verità? E può la giustizia aiutare a dimenticare?
VARIE
iRules, come educare i figli iperconnessi di Janell Burley Hofmann
Giunti