Romanzi
Monaco di Baviera, 1982. Vladimir Karcev è uno scrittore sovietico dissidente in esilio. Scopre che una misteriosa agenzia organizza viaggi nel futuro e decide di partire per la Mosca del 2042. L’Unione Sovietica è ora governata da un nuovo leader, il «Genialissimo», uscito vincitore dalla Grande Rivoluzione di Agosto e Mosca è diventata una Città-Stato in cui il comunismo è stato finalmente realizzato. O almeno questa è la versione ufficiale. La realtà è che il «nuovo comunismo», per rinnovarsi e riprodurre se stesso, è diventato un feroce connubio di ideologia e fede. Fra incontri misteriosi con assurdi personaggi, e la comparsa di un romanzo nel romanzo, chiamato proprio Mosca 2042, che Karcev non ricorda di avere mai scritto, il capolavoro di Vladimir Vojnovič è una pietra miliare del genere distopico, dove in controluce, sebbene il libro sia stato scritto quando pochi avrebbero previsto il crollo del regime sovietico, si intravede la Russia putiniana di oggi e il suo inquietante cocktail di nazionalismo e religione.
“Mosca 2042” di Vladimir Vojnovič. Dal 9 aprile in libreria. Dalai editore.
Un piccolo aereo si leva in volo per attraversare le Alpi. Dentro ci sono un giovane uomo, muto, alla cloche e una ragazza incantata che guarda al di là del vetro. Lei, bellissima, a terra lascia la famiglia e il padre, famoso chirurgo, improvvisamente arrestato. Lui, giocatore di poker professionista, non parla ma si fa capire mostrando una collezione di immagini che ha fatto plastificare, come un mazzo di carte. È lui, Remì, ad aver cercato lei, Ione, per portarla con sé in cielo. Quel volo è una sfida che Remì ha lanciato a se stesso e alla sua giovane compagna: la posta in gioco è quella di una comunicazione profonda, che “buchi” il silenzio profondo in cui lui è rinchiuso e il vuoto lussuoso nel quale lei vive sospesa. Il volo di Remì e Ione è un viaggio ad altissima tensione, un gioco di seduzione – iniziato con un raffinato mind game virtuale – che porterà a un cambiamento profondo, capace di riflettersi sull’intero orizzonte circostante: intanto, sotto il piccolo aereo, la crosta terrestre è pronta a tremare in uno dei più grandi terremoti della storia… Alla sua opera seconda Gianluigi Ricuperati conferma il suo talento versatile e visionario. La produzione di meraviglia è un libro dalla scrittura sottile ma al tempo stesso percorso da una tensione carnale, erotica, che si coagula nella galleria di immagini che lo accompagnano. Immagini utilizzate non come decorazione ma come elementi di una storia raccontata due volte.
“La produzione di meraviglia” di Gianluigi Ricuperati. Dal 9 aprile in libreria. Mondadori editore.
Un romanzo verità, un racconto terribile che farà accapponare l’anima a noi persone “normali”. Vicende e immagini che faremo fatica a credere. Eppure… Un racconto che non ci concede facili morali, né giustificazioni o abbellimenti. Senza sinistre fascinazioni per il proibito. Il tossico si muove come un animale braccato da se stesso, sotto la dittatura totalitaria della dipendenza dalle sostanze, soprattutto eroina. La ricerca della “roba”, dei soldi, l’amicizia che vale solo in quanto “roba” e soldi. La ricerca della vena, di uno spiraglio possibile per il prossimo buco. Il terrore continuo della “carenza”, della crisi di astinenza, peggiore della stessa morte, compagna di viaggio fedele. La periferia urbana, naturalmente. Il carcere, la miseria, ma anche avventure oltre il confine del credibile nella Amsterdam degli anni Ottanta. E una moglie, un figlio, annullati nello stesso vortice di vano rimpianto a prescindere dalle colpe. Fino alla resa, al mantenimento farmacologico con l’eroina di Stato, il metadone. 80mg al giorno per restare in vita…
“80mg” di Riccardo Pessione. Dal 7 aprile in libreria. Miraggi editore
Ai lati della strada che sale alla cascina della Sbercia il vecchio Pietro Mezzadra ha piantato due querce quando suo figlio Gigi ha sposato Lucia, poi ha proseguito piantando una quercia per ogni nipote: nel 1930 le querce sono otto, e il vecchio stabilisce che se ne prenderanno cura i ragazzi, appena saranno in grado di farlo. I campi, le piante, le vigne sono la vita della famiglia Mezzadra: casa e terra, nelle campagne dell’Oltrepo, «era uno dei modi di dire tutto». Il mondo fuori della Sbercia è il paese, il Piano, la Mezzacosta; al di là nessuno è mai andato, tranne Gigi quando è stato in guerra. I primi a varcare il confine sono Pietro e Libero, i figli più grandi, quando partono per la nuova guerra; poi – passati gli anni, i tedeschi e i partigiani – se ne vanno anche le due ragazze, Silvia e Nella. Alla Sbercia rimangono Quinto ed Elio a occuparsi dei campi, finché anche Quinto decide di cambiare vita e si impiega in un autosalone. Nelle campagne arrivano i trattori, i paesi si espandono, le vite dei fratelli Mezzadra prendono direzioni diverse diramandosi nella provincia della crescita febbrile e dolceamara. Successi e fallimenti, figli, affari e nuove terre costellano una storia famigliare che abbraccia gran parte del secolo e, dall’universo agricolo della Sbercia, racconta come è cresciuta l’Italia minore delle cascine.
“L’erba Che Fa Il Grano” di Paolo Repossi. Dall’11 aprile in libreria. Instarlibri editore.
Ottantatré sono gli anni vissuti da Giustino Astori, nato nel 1927 da un’umile famiglia di Montepulciano e morto nel 2009. E ottantatré sono i capitoli di questo libro, uno per ogni anno che passa – ottantaquattro, contando il capitolo zero in cui il protagonista viene concepito. In questi ottantatré anni Giustino vive un’esistenza piena ed è sempre alla ricerca del senso di questa sua esistenza. Ma gli eventi straordinari che affronta il protagonista sono, molto ordinariamente, la perdita di una persona cara; l’amore; la paternità; la crisi matrimoniale; la necessità della solitudine; la malattia improvvisa e il senso di precarietà della vita; l’invecchiamento (e il dramma de “l’essere che non invecchia intrappolato in un corpo che invecchia”); un inaspettato, intenso, bellissimo innamoramento a sessant’anni, che porta nuova linfa e nuova gioia di vivere, prima che cali il sipario; e infine la morte. La storia di Giustino e della sua famiglia è solo uno dei piani narrativi che Alberto Bracci Testasecca ci fa scorrere davanti agli occhi. Sullo sfondo ce n’è un altro, che scorre parallelamente al primo. Ed è la Storia. In geometria due piani sono paralleli se non hanno alcun punto in comune. Ma in questo caso i due piani narrativi della macrostoria, e della microstoria di Giustino, si incrociano e si sovrappongono di continuo, con una mirabile combinazione di sostanza e leggerezza.
“Ottantatré” di Alberto Bracci Testasecca. Dal 10 aprile in libreria. e/o editore.
Quando ha una serata importante Camilla Casteldani, frustrata giornalista milanese di gossip alla soglia dei trent’anni, indossa tubino nero e giro di perle. Proprio come il suo mito Audrey Hepburn, l’icona di eleganza, stile e intelligenza della quale sta scrivendo la biografia. La sua vita cambia radicalmente quando – al posto del ritratto di Audrey che le serve per la copertina del libro – Camilla riceve a casa quello di Marylin Monroe, bomba sexy tutta curve e niente cervello. E soprattutto quando la bionda più bionda del pianeta inizia a parlare, sorseggiare champagne con mano guantata e ad elargire consigli non richiesti. Dapprima Camilla si indispettisce ma poi, mentre piange sconsolata la fine della sua relazione con Cris, inizia a chiederle aiuto. E l’aiuto di Marylin ha l’effetto di un tornado: dal guardaroba (tutto da rifare) al trucco, dal colore dei capelli all’abc per essere irresistibile. Tirando fuori la Marylin che è in lei, Camilla si troverà a fronteggiare un vortice di situazioni imprevedibili, imbarazzati, divertenti, romantiche e a dare una svolta alla sua vita sentimentale e professionale. Un romanzo scoppiettante, il ritratto leggero ma non banale di una generazione di donne, uno sguardo ironico e affettuoso sulla Milano dei nostri anni, una lezione di femminilità fresca come un sorso di champagne.
“La Matematica Delle Bionde” di Federica Brunini. Dal 12 aprile in libreria. Giunti editore.
È notte. Chiuso in una stanza un uomo vuole raccontare la sua storia. Nel silenzio solo i pensieri fanno rumore. Al di là delle finestre New Delhi fa sentire la sua voce. Per le strade gruppi di uomini ridono e cantano dando vita alla città. Un treno sfreccia veloce in lontananza. Rumori quotidiani che l’uomo assapora come per la prima volta. Seduto alla scrivania aspetta il suo destino: la sua vita è in pericolo per questo le parole come i ricordi devono scorrere veloci. Quando loro arriveranno non ci sarà più tempo. Conosce i suoi nemici, vengono dal suo passato. Il passato che vuole rivelare: quella valle isolata dove tutto ha avuto inizio. Lì l’individuo è annullato dalla forza del gruppo e le emozioni bandite. La fede cieca è l’unica possibilità. Ma gli occhi non avevano potuto mentire. Quegli occhi di donna, bella come la pioggia prima della neve, avevano liberato il suo spirito, in un attimo avevano cambiato la sua intera esistenza. L’amore aveva tolto il velo che aveva offuscato il suo sguardo. Il dubbio si era insinuato in lui ed era dovuto fuggire. Con lei accanto ha imparato il piacere del tempo che scorre lento, ha scoperto il sapore del tè e il piacere della tazza calda tra le mani. Ha provato l’allegria e annusato i fiori in un campo. All’inizio aveva creduto davvero che tutto questo sarebbe potuto durare per sempre. Ma ogni cosa sta per cambiare.
“Il sospiro lieve dei sensi” di Tarun J Tejpal. Dall’11 aprile in libreria. Garzanti editore.
Saggi
Calimani ha dedicato molti libri al popolo e alla cultura ebraici, seguendo le tracce della memoria e delle tradizioni cancellate dalla Shoa. In questa nuova opera, l’autore sceglie di non soffermarsi più su un unico luogo – Venezia – ma di raccontare l’ebraismo italiano, i suoi protagonisti e le loro storie. L’autore spazia dalla romanità al Cinquecento, citando testi classici e opere misconosciute, in una narrazione che ha il respiro dell’epica e la verità che solo una perfetta conoscenza delle fonti può assicurare. Un’opera matura, da uno dei maggiori conoscitori dell’ebraismo italiano.
“Storia degli ebrei italiani – I. Dalle origini al XV secolo” di Riccardo Calimani. Dal 9 aprile in libreria. Mondadori editore.
Chi ha scritto la complicatissima e fantasmagorica storia di Don Chisciotte, se il suo autore sostiene di non esserne il padre ma solo uno dei tanti “patrigni”? Da un lato, la memoria dellevicende del futuro personaggio, tramandata dai suoi compaesani e depositata in tradizioni manoscritte negli archivi della Mancia. Dall’altro, la Storia di Don Chisciotte della Mancia dell’arabo Cide Hamete Benengeli, in cui Miguel de Cervantes dice di essersi imbattuto quasi per caso. E siccome, nella Spagna del Cinquecento, un arabo non poteva essere che un falsario e un impostore, con la complicità di Benengeli infarcì il testo delle più inverosimili fantasie e fandonie. Ma lo scrittore spagnolo, bugiardo matricolato, credeva anche nella verità, e ci credeva come poteva crederci un cattolico cristiano suddito di Filippo II. Così il suo Don Chisciotte è un libro dove tutto è, al tempo stesso, assolutamente falso e assolutamente vero. Illuminando alcuni personaggi, temi (la veglia d’armi, i romanzi di cavalleria), oggetti (unalettera, un elmo, un paio di calze smagliate), luoghi (una grotta, un’isola), episodi (la fuga di Sancio, la morte dell’eroe), assunti come ipotetiche chiavi d’accesso al segreto del «cavaliere errante», Pietro Citati cerca di diradare la nebbia che avvolge la natura di un libro che gioca continuamente con i nomi, gli eventi, gli intrecci, dissimulandoli e moltiplicandoli, con un tale divertito compiacimento da rendere pressoché impossibile distinguere realtà e illusione, finzione e verità, comicità e dramma.
“Il don Chisciotte” di Pietro Citati. Dal 9 aprile in libreria. Mondadori editore.
«Belle scarpe!» Basta questa frase per creare una connessione tra donne. Subito si aprono le porte al dialogo: si può parlare delle scarpe… e di noi. È da questa consapevolezza che nasce il libro di Rachelle Bergstein, oltre che dal suo grande amore (quasi un’ossessione) per le scarpe. Le donne dalla caviglia in giù ripercorre la storia della calzatura nel Ventesimo secolo, mostrando come i mutamenti che hanno coinvolto la società, il cinema e la quotidianità possano essere raccontati anche attraverso l’evoluzione delle forme e degli stili di questo indispensabile accessorio. E lo fa con intelligenza e brio, partendo dalle suffragette (che per prime hanno liberato i piedi dalla morsa dell’estetica in favore della comodità) e arrivando a un personaggio immaginario, la Carrie Bradshaw di Sex and the city (in grado di lanciare delle mode e di convincere le donne che possedere un paio di meravigliosi – e costosissimi – tacchi a spillo sia una delle cose più appaganti della vita). Ma la storia delle scarpe è fatta anche di straordinari artigiani, di imprenditori lungimiranti, di stilisti coraggiosi e visionari: da Ferragamo, che ha studiato anatomia del piede, a Manolo Blahnik, che non si è fatto scoraggiare quando le suole di gomma di una sua creazione si sono piegate, al dottor Maertens, che ha creato uno stivale adatto a sostenere un piede infortunato, fino ai fondatori della Nike, che vendevano scarpe dal cofano della macchina. In questa carrellata, in cui aneddoti e curiosità danno colore ai dati di vendita e le informazioni commerciali dimostrano il valore dell’immaginazione, Le donne dalla caviglia in giù non dimentica (e come potrebbe!) il cinema, la musica e anche i fumetti, e le star che hanno reso «simbolici» certi modelli di scarpe: dal tacco a spillo di Marilyn Monroe alla piatta ballerina di Audrey Hepburn fino alle scarpe da ginnastica di Jane Fonda, alle Doc Martens di Gwen Stefani e agli stivali di Wonder Woman. E Il filo rosso di questa appassionata e vivace indagine è rappresentato, guarda caso, da un paio di «scarpette rosso rubino», quelle che Dorothy nel «meraviglioso mondo di Oz» batteva «per andare dove voleva».
“Le donne dalla caviglia in giù” di Rachelle Bergstein. Dal 9 aprile in libreria. Mondadori editore.
Nella primavera del 2010 Clayton Christensen, professore di economia alla Harvard Business School, tiene un memorabile discorso di fine anno ai laureandi. Il discorso è particolarmente coinvolgente perché è al tempo stesso una profonda riflessione personale: Christensen sta infatti lottando contro una grave malattia e si è trovato a dover fare un bilancio della propria esistenza. È questo l’argomento dal quale nasce l’idea di scrivere Fare i conti con la vita, una testimonianza intensa e appassionata sul senso delle scelte che compiamo ogni giorno e sul valore che, magari anche inconsapevolmente, diamo a ciò che facciamo. Partendo dalla constatazione che tutti noi abbiamo l’obiettivo di avere un’esistenza serena, ricca di soddisfazioni nel lavoro e nella sfera privata, ma solo pochi riescono a raggiungerlo, Christensen ipotizza che i tanti insuccessi dipendano dalla mancanza di una buona strategia nel far fronte ai problemi che di volta in volta ci si presentano e che spesso, purtroppo, ci paiono insormontabili. E se provassimo, invece, a concepire la nostra vita come quella di una grande azienda, nel cui bilancio i guadagni devono sempre e comunque superare le perdite, pena il fallimento? Forse allora ci accorgeremmo che le teorie economiche più moderne ed efficaci, che hanno consentito ad alcune società di affermarsi nel mercato globale, si possono applicare con indiscutibili vantaggi anche alle nostre piccole e apparentemente insignificanti scelte quotidiane, e possono insegnarci molto su come investire le nostre risorse di tempo ed energie nelle cose che riteniamo davvero importanti non solo per il presente ma anche per il futuro. Coniugando l’indiscussa competenza in materia economica con una buona dose di senso dell’umorismo, l’autore ci suggerisce una prospettiva del tutto inedita da cui valutare le nostre scelte, fatta di domande a dir poco sorprendenti: per quale mansione siamo stati assunti da nostra moglie o da nostro marito? È conveniente «esternalizzare» i figli? Quanto conta la qualità di un frappè per definire il nostro ruolo di genitori? Trovare le risposte giuste forse non basterà per diventare un top manager, ma ci indicherà una via sicura per il successo della nostra «impresa» privata. In gioco, per noi, non ci sono quotazioni di borsa e capitali, ma un bene assai più prezioso: l’inestimabile opportunità di diventare finalmente le persone che vorremmo essere.
“Fare i conti con la vita” di Clayton Christensen. Dal 9 aprile in libreria. Mondadori editore.
Duecento milioni di anni fa,la Terra era un vasto continente chiamato Pangea, circondato da un unico grande mare. La deriva dei continenti separò gli emisferi, che per millenni restarono isolati l’uno dall’altro, sviluppando una flora e una fauna molto differenti. L’arrivo di Cristoforo Colombo in America pose improvvisamente fine a quella separazione e provocò in modo del tutto fortuito una grande rivoluzione biologica. Le navi europee cominciarono a trasportare migliaia di specie vegetali e animali da un continente all’altro: questo è il motivo per cui oggi in Italia abbiamo i pomodori, in Florida le arance, in Svizzera la cioccolata e in Tailandia il peperoncino. Allo stesso modo la diffusione in tutto il mondo di lombrichi e zanzare, scarafaggi e api, funghi e batteri, cambiò le vite e gli ecosistemi di tutto il pianeta. Molti storici ritengono che questo scambio sia stato l’evento più importante dopo la rivoluzione neolitica, e dal punto di vista biologico più ricco di conseguenze dopo l’estinzione dei dinosauri. Attraverso le più recenti ricerche di antropologi, archeologi e storici, Charles C. Mann ci mostra come l’estesa rete di scambi economici ed ecologici successiva alla scoperta dell’America favorì l’ascesa dell’Europa, indebolì l’Impero cinese, turbò profondamente l’equilibrio dell’Africa e rese per due secoli il Messico il centro più dinamico del mondo, dando origine in un certo senso a molte delle dispute che ancora oggi animano le relazioni tra i continenti: dall’immigrazione alle politiche del commercio, dalla globalizzazione alle guerre.
“1493” di Charles Mann. Dal 9 aprile in libreria. Mondadori editore.
In questo pamphlet, Giorgio Galli ci conduce alla scoperta dell’impero americano, tra le contraddizioni di una democrazia rappresentativa che sembra essere entrata in una crisi irreversibile (che potrebbe però condurre a esiti insospettabili), la follia delle stragi armate e il sorgere di movimenti estremisti spesso inquietanti, ma con cui la riflessione politica deve fare i conti. Se l’uomo del XXI secolo vuole tornare ad essere protagonista del proprio futuro, deve confrontarsi con quella crisi della modernità della quale la situazione statunitense rappresenta un indice assai significativo. Nella modernità, oltre la modernità, per un nuovo Illuminismo all’altezza dei tempi.
“L’impero antimoderno. La crisi della modernità statunitense da Clinton a Obama” di Giorgio Galli. Dall’11 in libreria. Bietti editore.
Gialli, thriller e noir
In un giorno di marzo freddo e piovoso il cadavere di Orazio Toccacieli viene ripescato alla foce del Tevere. Della sua scomparsa si sta occupando Antonino Buonamore, ispettore malinconico e ostinato, con la passione del cibo, del vino e dei segreti nascosti nell’animo degli uomini. Il morto, Toccacieli, è un ex sacerdote, vedovo, che conduceva da anni un’esistenza riservata e solitaria, in odore di santità, nutrendosi solo di pane secco, lavandosi soltanto con l’acqua fredda e non indossando mai calzini. Frugando nel suo appartamento, Buonamore trova dei ritagli di giornale che riguardano tre delitti insoluti, senza alcuna relazione apparente gli uni con gli altri. E, oltre ai ritagli, una lista di nomi. Nomi che appartengono a persone che non hanno alcun collegamento tra loro, vivono in zone diverse di Roma, esercitano professioni diverse, dall’avvocato al grossista di frutta. Ma, quando anche uno degli uomini della lista viene ucciso, a Buonamore non resta che porsi nuove domande. Qual è il misterioso filo che li lega? E qual era il ruolo dell’ex prete in tutto questo? Che avesse la capacità di prevedere il futuro? Mentre la sua vita professionale e personale comincia a andare a rotoli, l’ispettore Buonamore continua a indagare fino a giungere, forse troppo tardi, alla sorprendente soluzione dell’enigma. Un romanzo d’esordio dal grande valore letterario che sa offrirci una Roma inedita e inaspettata. Una metropoli dove, sotto un cielo plumbeo e ostile, piove quasi sempre. Paragonata alla Scozia o alle città del Baltico,la Romadi Brusadelli è dura e inospitale, abitata da martiri e santi, al centro come in periferia, nel trionfo barocco delle sue chiese storiche e nell’architettura disadorna delle nuove parrocchie. Un noir ben congegnato e avvincente, con una conclusione inattesa e geniale, ma anche una meditazione sulla solitudine, la vendetta e il perdono, una riflessione sulla giustizia umana e divina. Un libro capace di scavare dentro il cuore degli uomini, nobile e meschino, fatto di miseria e grandezza.
“I santi pericolosi” di Stefano Brusadelli. Dal 9 aprile in libreria. Mondadori editore.
Jake Cole, faccia segnata e vita sofferta, è un agente speciale dell’FBI, ma non un agente qualsiasi. Jake, infatti, ha un’abilità tutta particolare nel registrare ogni elemento sulla scena di un crimine e riuscire a immedesimarsi nel colpevole. Quando gli viene chiesto di tornare a Montauk, Long Island, il luogo dal quale era scappato quasi trent’anni prima, dopo il brutale assassinio rimasto insoluto di sua madre, tutti i fantasmi del suo tragico passato riemergono di colpo. Il padre, pittore maledetto ultraottantenne malato di Alzheimer, si è dato fuoco, lanciandosi da una vetrata, e ora è in ospedale in gravi condizioni. In casa Jake trova un disordine indescrivibile e un’enorme quantità di tele dai colori cupi, come le pareti dello studio, sulle quali sono raffigurate spaventose figure senza volto. E mentre la cittadina è in allarme rosso per l’avvicinarsi di un uragano di proporzioni mai viste, si consuma un agghiacciante e misterioso duplice omicidio: una donna e un bambino vengono ritrovati in un cottage nelle vicinanze scuoiati vivi e irriconoscibili. Nel vedere la scena del delitto, Jake sente subito che la mano dell’assassino è la stessa che ha colpito sua madre e che la sua presenza in quel luogo maledetto non è un caso. Sotto una pioggia scrosciante ha così inizio per lui una terribile caccia all’assassino, che nel frattempo ha ricominciato a uccidere senza pietà, in un viaggio da incubo e terrore. Inquietante e dal ritmo implacabile, Bloodman è stato segnalato dalla critica americana come uno dei thriller d’esordio più interessanti delle ultime stagioni, ottenendo un grande successo nelle classifiche di Amazon.
“Bloodman” di Robert Pobi. Dal 9 aprile in libreria. Mondadori editore
Milano, 1973. Sono gli anni della grande industria cinematografica italiana, dell’Austerity, della cronaca nera prestata alla politica, della criminalità da farwest, della Polizia con le mani legate, dell’imprenditoria gangster, delle grandi penne del giornalismo. Travolti da questi sconvolgimenti epocali e dalla sfortuna del quotidiano, un funambolo della pubblicità col vizio del gioco contrae un debito di troppo, un oste milanese dalle mani grandi fronteggia lo sfratto della bocciofila che gestisce, un fiorista ciociaro raccoglie i frantumi del proprio chiosco devastato dagli stunt-men di un film con Alain Delon. La morte di un loro vecchio collega, di quando scavavano i tunnel della metropolitana, li riunisce al cimitero. Da qui in poi, il terzetto ne penserà di ogni per risolvere i guai di ciascuno, fino a scegliere di mettere in pratica la più assurda delle idee: rubare il simbolo più alto di Milano, per riscattare i soldi e se stessi. Tutto questo mentre nella Milano calibro 9 Ugo Piazza esce dal carcere, Dino Lazzati detto Fernet sublima i suoi articoli di nera con grande sensibilità letteraria tra una partita al flipper e un cornetto scaramantico, e il Mala, paranoico ispettore di Polizia, si guarda le spalle dalle ombre dei propri sicari. Da un’idea di Luca Crovi, un noir a tre penne, una commedia che al sorriso combina la tensione drammatica ed emotiva dell’Italia degli anni Settanta, gli anni che ci hanno insegnato che l’assurdo non è una sciocchezza, ma l’impossibile che si fa reale.
“Operazione Madonnina” di Riccardo Besola, Andrea Ferrari, Francesco Gallone. Dall’11 aprile in libreria. Fratelli Frilli editori.
Isola di Nordkoster,1987. Hapaura, Ove. Ha solo nove anni, eppure ha capito benissimo cosa sta succedendo laggiù, sulla spiaggia: tre persone vestite di nero hanno sepolto una donna sotto la sabbia, lasciando fuori soltanto la testa. E presto la marea salirà… Il piccolo Ove non può stare a guardare: quando gli sconosciuti lasciano la donna al suo destino, lui corre a chiamare aiuto. Ma è troppo tardi. Stoccolma,2011. Hacoraggio, Olivia. Ha solo ventiquattro anni, eppure è pronta a tutto pur di scoprire la verità su quanto accaduto a Nordkoster. Per lei, quel vecchio caso irrisolto è molto più di un incarico affidatole dall’Accademia di polizia. Sarà perché ci aveva lavorato suo padre, ex agente morto quattro anni prima. Sarà perché la vittima – la cui identità è rimasta un mistero – aveva più o meno la sua età. Sarà perché il responsabile delle indagini, Tom Stilton, è misteriosamente scomparso nel nulla. Sarà perché, non appena Olivia inizia a fare domande sul delitto di Nordkoster, i pochi testimoni si chiudono in un silenzio ostinato. Sono passati ventiquattro anni da quella notte maledetta, tuttavia lei ha l’impressione che la marea abbia cancellato ogni cosa, tranne il desiderio di vendetta. Come se qualcuno fosse ancora in agguato, nell’ombra, e spiasse ogni sua mossa…
“La Marea Nasconde Ogni Cosa” di Cilla e Rolf Börjlind. Dall’11 aprile in libreria. Casa Editrice Nord.
Nei territori selvaggi del Nebraska c’è un brutto pasticcio… e Reacher ci finisce dentro in pieno. Entra in conflitto con i Duncan, un clan locale che terrorizza l’intera contea soggiogandone gli abitanti. Ma è soprattutto il caso irrisolto della scomparsa di una bambina di otto anni, risalente a un paio di decenni prima, a tormentarlo. Pesto e malconcio, avrebbe dovuto semplicemente continuare per la sua strada, ma per Reacher questo è impossibile. Per che cosa varrebbe la pena di morire in una contea agricola stretta nella morsa del terrore?
“Una ragione per morire” di Lee Child. Dall’11 aprile in libreria. Longanesi editore.
Varia
Questa legislatura verrà ricordata come l’ultima della seconda Repubblica. I cambiamenti intervenuti nella sua ultima fase, la fine del berlusconismo, il governo dei tecnici, i successi del grillismo rappresentano una novità dirompente. Anche la «salita in politica» di Monti scompagina il bipolarismo sterile a cui eravamo ormai abituati. Per il resto, molti nomi noti cercano di riciclarsi per non cambiare. Ma una cosa è certa: non sarà più come prima, perché sia la gravità della crisi economica sia l’esasperazione della gente costringeranno al cambiamento di vecchie logiche. All’indomani delle elezioni, quali che siano i nuovi scenari politici, tutti i nodi delle cose non fatte verranno al pettine: corruzione, conflitti di interesse, costi della politica, riforma elettorale, diritti civili e giustizia. Da qui bisognerà ripartire, per risanare la frattura fra cittadini e istituzioni e soprattutto per far crescere il Paese. Michele Ainis, con ironia e acume fotografa i fallimenti di questi anni ma suggerisce anche idee che possono entrare nell’agenda dell’Italia prossima ventura. In ogni caso la lezione è: ricordiamoci da dove veniamo per non commettere più gli stessi errori.
“Romanzo nazionale. L’Italia e gli inganni della politica” di Michele Ainis. Dal 9 aprile in libreria. Dalai editore.
Messa in scena in Italia nel 1984 al Festival di Spoleto (con l’interpretazione di Eugene Ionesco), dopo un’edizione filologica pubblicata in Italia nel 1983 da La Rosa, torna in libreria curata da Chiara Valerio la commedia Freshwater. Unico testo teatrale di Virginia Woolf, fu scritto agli inizi degli anni ’20 e poi ripreso nel 1935 per gli amici di Bloomsbury, affinché lo potessero mettere in scena nello studio londinese di Vanessa Bell. Il libro è composto da Freshwater e da tre inediti: il ritratto di Julia Margaret Cameron, il ritratto di Ellen Terry (i due personaggi principali di Freshwater) e il racconto Una scena dal passato, ambientato a Freshwater. A Freshwater, sull’isola di Wight, il filosofo Charles Cameron passeggia, il poeta laureato Tennyson compone versi, il grande pittore Watts dipinge e Julia Cameron fotografa: sono tutti in attesa che i Cameron possano partire per l’India, non appena saranno consegnate due bare capaci di resistere all’attacco delle termiti in agguato nella giungla. A fare da Musa alla loro arte, giovane e bellissima, c’è Ellen Terry, moglie di Watts e attrice di teatro, costretta a posare per ore intere, immobile, drappeggiata come una dea della Grecia antica. Improvvisamente all’orizzonte attracca una nave e ne scende John Craig, tenente della Marina di Sua Maestà, destinato a rompere quell’arcadico idillio. Con penna colta e mondana, nell’unica commedia che abbia mai scritto, Virginia Woolf mette in scena l’eterno e comico rincorrersi di amore, desiderio e bellezza, il tentativo proprio all’arte ma soprattutto alla vita di ingannare il tempo, per riuscire a fermarlo.
“Freshwater” di Virginia Woolf. Dal 12 aprile in libreria. Nottetempo editore.
Lucilla Bossi è un’arzilla signora sui sessant’anni che da parecchio tempo combatte con il Parkinson: aveva soltanto 39 anni quando le fu diagnosticata la terribile malattia. Da quel giorno le ha provate tutte per trovare una soluzione: medicina tradizionale, guru olistici, santi e santoni e quant’altro offre il mercato della disperazione. La sua affannata ricerca è terminata quando ha finalmente trovato le risposte dentro di sé. Oggi è una persona malata ma felice, testimonial vivente di come si può trovare un equilibrio anche in presenza di una malattia incurabile. Questo libro ne è la vivace testimonianza.
“Ogni giorno vale una vita” di Lucilla Bossi. Dal 9 aprile in libreria. Mondadori editore.
“Nella mia professione mi capita spesso di incontrare persone che hanno dei problemi di autostima, che soffrono perché non riescono ad amarsi abbastanza, e di conseguenza a farsi amare. Sono miei pazienti, persone che mi scrivono o che frequentano i miei gruppi. Per tutti loro, e per tutti quelli che patiscono questo disagio, ho deciso di riassumere in questo libro il mio pensiero sull’autostima, e la via per conquistarla. Ho diviso le mie idee in sette lezioni, sette messaggi chiave su cui riflettere. Ho scelto di riportare anche dei brani di conversazione con miei pazienti e dei miei incontri di gruppo, perché le domande, le obiezioni e i problemi esposti sono spesso comuni a molti e, immagino, anche al lettore. Per aiutare il nostro percorso verso l’autostima ho pensato fosse utile anche proporre dieci consigli di saggezza tratti dalle parole di maestri antichi o contemporanei, da visualizzare e ripetere come mantra. E infine, per concludere, una serie di piccoli esercizi. Per riconquistare, giorno dopo giorno, il piacere di stare bene con se stessi.”
“Lezioni di autostima” di Raffaele Morelli. Dal 9 aprile in libreria. Mondadori editore.
Questa è una storia straordinaria. Dal buio alla luce. La storia sincera e abbagliante di una giovane donna e della sua trasformazione. Il racconto commovente di una conversione. Il talento e la passione per il ballo. E se sei una donna giovane e bella e passi le notti della tua giovinezza nei locali notturni di Milano, ballando come un’indemoniata sui cubi tra alcool, trasgressioni e sesso facile, e poi diventi una suora operaia dal vestito color cielo della Santa casa di Nazareth, allora è vero che hai una grande storia da raccontare. E questo è quanto fa Suor Anna Nobili in questo memoir veritiero e senza sconti. La confessione della religiosa trafitta da una “folgorazione sulla via della danza”, quasi come una novella figlia di San Paolo. Da ballerina cubista a “ballerina di Dio”, ideatrice di una nuova forma di danza, la holy dance, danza sacra, che ora insegna a gruppi di giovani ballerini, anche bambini. Suor Anna prega con la danza. Pregare col corpo è il suo modo di entrare in sintonia conla Parola di Dio. Gesù le ha ridato la dignità. Le ha ridato la verginità, quella del cuore. Prima danzava per farsi possedere dallo sguardo degli altri, ora i suoi passi sono tutti di Dio.
“Io ballo con dio” di Suor Anna Nobili, Carolina Mercurio. Dal 9 aprile in libreria. Mondadori editore.
L’espressione “cuori infranti” non è solo un modo di dire, ma un’immagine che rende perfettamente la sensazione anche fisica che vivono gli innamorati delusi. Certo, il cuore non si rompe, ma sembra stretto in una morsa, oppresso da un peso troppo grande per non temere che possa spezzarsi da un momento all’altro. In questo libro troverete gli stati d’animo più ricorrenti tra coloro che soffrono per amore: i sospetti, la gelosia, le domande assillanti (“Che cos’ha più di me?”, “Dove ho sbagliato?”, “È giusto restare amici?”) le speranze rinate, le sospirate rappacificazioni… Troverete una mappa che vi indicherà il punto in cui siete nel vostro percorso di guarigione, suggerendovi, a ogni spostamento, la via d’uscita. Fino a quando un giorno, a sorpresa, vi sveglierete e scoprirete che ogni dolore è svanito.
“Sos cuori infranti” di Gianna Schelotto. Dal 9 aprile in libreria. Mondadori editore.
Il compagno ideale degli studenti delle superiori, dell’università, dei giovani che muovono i primi passi nel mondo del lavoro. Dall’esperienza sul campo di studenti.it, la prima guida pratica che permette a ogni studente di affrontare l’esame di stato di ogni indirizzo scolastico con la grinta giusta. Un’“ancora di salvezza” che trasformerà l’incubo più temuto di genitori e maturandi in una passeggiata: una raccolta di veri e propri trucchi per superare gli ostacoli e di consigli preziosi per mettere a tacere l’ansia, il nemico numero uno!
“Promosso!” di Studenti.it. Dal 9 aprile in libreria. Mondadori editore.
Alessandra Amoroso, Emma Marrone, Marco Carta, Anbeta Toromani, Stefano De Martino, Pierdavide Carone, Annalisa Scarrone, Francesca Dugarte, Elena D’Amario, Giuseppe Giofrà. I protagonisti più amati di “Amici” raccontano la loro storia, i loro desideri, le loro paure: mettendo a nudo le loro emozioni, rivelando gli aneddoti più sorprendenti e mostrando le loro foto più private. Il tutto cucito da Luca Zanforlin, che in questi anni li ha visti crescere, lottare, sbocciare. Il libro si chiude con i partecipanti della nuova edizione, i nuovi idoli dei fan, e un poster con i finalisti, per seguire il programma da veri fan. Più delle foto mai viste di Zanforlin e Maria de Filippi.
“Se ci credi davvero” di Luca Zanforlin. Dal 9 aprile in libreria. Mondadori editore.
Stefania Bianchini è stata una pioniera del pugilato femminile. Sul ring ha conquistato il mondo. Fuori del ring ha vinto la sua battaglia per portare il professionismo femminile in Italia e ha contribuito alla consacrazione del pugilato femminile a sport olimpico. È un percorso ricco di titoli italiani, europei e mondiali, ma anche di delusioni e ingiustizie, di amori e disillusioni, di amicizie e di accese rivalità. È un gioco d’equilibrio, sul crinale che separa il conformismo e l’anticonformismo,la naturadi combattente e l’intima appartenenza di genere, da cui sorge il suo incrollabile impegno nella lotta contro la violenza sulle donne. In questa straordinaria autobiografia, che si fa romanzo, Stefania ci racconta un’avvincente storia di sport e di vita, dal karate alla kick boxing, dalla thai boxe al pugilato. Ha esplorato territori mai scontati, mai banali, seguendo quell’impulso centrifugo che l’ha sempre portata lontana dalla sua famiglia d’origine: donna in un istituto tecnico di soli uomini, fuori di casa a poco più di vent’anni, italiana in esilio sportivo in Germania, femmina in un ambiente di maschi. Oggi è madre della piccola Micol ed è felice di aver chiuso una parentesi importante per aprirne una nuova e, se possibile, ancora più difficile. Anche questa volta col suo modo di affrontare la vita e le sfide.
“La combattente. Autoritratto di una donna sul ring” di Stefania Bianchini con Antonio Voceri. Dall’11 aprile in libreria. Lìmina editore.