ROMANZI
Andy Wharol predisse che in futuro tutti avrebbero avuto quindici minuti di celebrità. Per Nicola Presci, uno dei tanti prodotti della moderna industria delle star, quei quindici minuti sono stati quanto di più emozionante e travolgente si possa immaginare. Gli autografi, le lusinghe sessuali, le terrazze del centro. Ma ora, solo pochi anni dopo, di quel tempo glorioso non resta più nulla, a parte i rimpianti, un appartamento troppo grande di cui non riesce a pagare l’affitto e un paio di foto nelle pizzerie con il braccio sulla spalla del gestore. Di che cosa sono fatti i minuti che verranno? Di che cosa è fatta l’oscurità? Silenzio, gocce EN e lunghissime notti di insonnia. Ma Nicola, sempre più stordito da pianti improvvisi e incontrollabili scatti d’ira, non è disposto ad arrendersi. Così, quando gli viene offerta l’ultima occasione perché il suo nome torni a essere urlato, non intende farsela sfuggire e, a costo di scoprire che realizzare il sogno più grande potrebbe significare distruggere tutti gli altri, si inoltra dentro le poche meraviglie e i molti incubi del suo personale e spietato peep show.
“Peep show” di Federico Baccomo Duchesne, Marsilio.
Figlio di una donna che non ha mai conosciuto e di un tagliaboschi con l’anima del marinaio, dal nord della Svezia Hans Olofson è arrivato nello Zambia inseguendo un sogno altrui. Profondamente colpito dall’immensa bellezza dell’Africa, decide di fermarsi, convinto di avere trovato una nuova casa. Per la fattoria che ha rilevato a Lusaka insegue ambiziosi piani di riforma, ma in quella terra ignota, completamente priva di punti di riferimento e proprio per questo così seducente, impara presto a conoscere il disprezzo dei bianchi e il sospetto dei neri, mentre la tensione e le minacce continuano a crescere intorno a lui. Un giorno, anche i suoi vicini vengono barbaramente uccisi, e Hans Olofson comincia ad avere paura, assalito dalla stessa impotenza che provava da bambino, quando il gelo faceva gemere le travi della sua casa vicino al fi ume. Negli anni, il sogno africano si trasforma in una lotta per la vita e la morte. Intrecciando passato e presente, dai campi ghiacciati della Svezia alla soffocante calura dei tropici, L’occhio del leopardo è un viaggio non sentimentale alla scoperta di due culture inconciliabilmente diverse, un emozionante romanzo psicologico che scava nella mente di un uomo perduto in un mondo sconosciuto.
“L’occhio del leopardo” di Henning Mankell, Marsilio.
Padre Matteo è stanco. Il suo sogno di pace, ciò in cui ha creduto, per cui ha combattuto, sembra essersi spento, sepolto dai conflitti, dal disinteresse di chi gli sta intorno, dall’impossibilità di trovare un accordo tra due popoli costretti a convivere, israeliani e palestinesi.
Per questo decide di abbandonare tutto: il ruolo di custode di Terra Santa, la sua amata Gerusalemme. Lo hanno invitato a Roma, a Istanbul, e il viaggio potrebbe essere l’occasione per cambiare vita.
Prima di partire, però, Matteo viene coinvolto in due strani incidenti. Inizialmente non se ne cura, ma quando un suo amico israeliano viene assassinato dopo avergli rivelato di essere sulle tracce dell’ultimo erede dei Camondo, potente famiglia ebrea sterminata ad Auschwitz, Padre Matteo comprende di essere di fronte a una verità che fa paura a molti e che potrebbe mettere in pericolo la sua stessa vita.
Tra spie disposte a tutto, misteri che hanno origine in un tempo remoto e rivelazioni sconvolgenti, prende vita un nuovo appassionante romanzo d’intrigo che si snoda nelle tre grandi città eterne: Gerusalemme, Roma, Istanbul.
“L’erede del tempo” di Franco Scaglia, Edizioni Piemme.
Tra la direzione della «Rivista di Etica Applicata», il compagno Jamie, ormai promesso sposo, e il loro piccolo Charlie, Isabel Dalhousie non ha certo il tempo di annoiarsi. Eppure, quando una donna dall’aria distinta l’avvicina nella gastronomia della nipote per chiederle aiuto, non sa tirarsi indietro. È una questione delicata: alla Bishop Forbies, prestigiosa scuola maschile di Edimburgo, deve essere nominato un nuovo preside, ma una lettera anonima rischia di compromettere il processo di selezione dei candidati e il futuro dell’istituto. Uno dei possibili prescelti ha qualcosa da nascondere e tocca a Isabel, con il suo acume e la sua proverbiale discrezione, scoprire di chi si tratti e perché. A rendere il terreno più labile e insidioso, intervengono alcuni spinosi problemi personali, che minano la serenità e le certezze della «detective per caso»: fino a che punto dobbiamo fidarci di coloro che amiamo? Qual è il confine tra le piccole debolezze, le manie che ci contraddistinguono, e in certa misura possono anche risultare affascinanti, e la colpa, il crimine vero e proprio? Sullo sfondo, gli affetti e le passioni di sempre – i buoni amici; la ruvida ed energica governante Grace; la nipote Cat e il suo nuovo fidanzato, meno improbabile del solito; l’acquisto di un prezioso cimelio di famiglia –, e una Edimburgo più affascinante e sfaccettata che mai, che Isabel descrive con gli occhi di un’innamorata disposta a perdonarle tutto.
“Le affascinanti manie degli altri” di Alexander McCall Smith, Guanda.
Sullo sfondo di questa storia la sconvolgente realtà degli anni ‘80, quando l’eroina fu vera e propria epidemia. le giornate di Luciana si consumano nella strenua ricerca della droga. viene però placcata dai poliziotti e finisce in galera. Inizia per lei un percorso lungo tre anni attraverso le carceri femminili del Veneto. Intorno una folla di donne, guardiane o detenute e la coprotagonista: ancora l’eroina.
Una scrittura implacabile, per raccontare dolore, passione, odio, amore, crudeltà e bontà.
Le dinamiche feroci della dipendenza da eroina, ma soprattutto un viaggio nelle carceri di quegli anni, dove consumatori-spacciatori entrano ed escono, come le cronache ancora oggi ci raccontano.
“D’amore, d’eroina, di galera” di Luciana Corinna Luberti, Stampa alternativa.
NARRATIVA
Alla fine del diciannovesimo secolo un giovane esploratore svedese è in viaggio in Sudafrica alla ricerca di un insetto misterioso. Ai confini del deserto del Kalahari trova invece un bambino rimasto solo e decide di portarlo con sé in Svezia. Molo ha visto uccidere suo padre, non ha più nessuno. Anche se non impiegherà molto a imparare la nuova lingua e ad accettare il suo nuovo nome, la nostalgia per la sua terra non cesserà mai di tormentarlo. Con una bambina vicina di casa si prepara a costruire un’imbarcazione che gli permetta di raggiungere le coste africane. Ma un giorno la bambina viene trovata morta, con la gola tagliata e coperta di fango.
“Il figlio del vento” di Henning Mankell, Marsilio.
«Forse nessuno ha saputo descrivere il fascino de L’isola del tesoro con la stessa chiarezza del suo autore. Nel famoso preambolo in versi, Stevenson esprime il semplice desiderio che ai giovani dell’epoca in cui scrive piaccia ancora una storia narrata alla vecchia maniera: una storia di mare, di navi e bucanieri. E verrebbe anche oggi da ripetere l’augurio, ma con una certezza in piú. Questo romanzo per la gioventú impareggiabilmente sceneggiato e scritto piacerà ancora a tutti quelli che la gioventú la possiedono, o la serbano, da qualche parte. Il ragazzo Jim, Long John Silver, il dottor Livesey e gli altri personaggi della storia corrispondono cosí magistralmente alla magia dei sogni e delle attese di un’infanzia infinita e insieme già protesa nel mondo dei grandi – un mondo all’apparenza quasi tutto maschile ma universale nella sintesi fiabesca – da avere rinnovato gli archetipi del romanzo di formazione, di avventura, di scoperta, in un modo che sembra quasi definitivo. Come pochi altri libri, L’isola del tesoro evoca questi temi con un’esattezza e una profondità quasi strazianti. Contiene quasi tutti i sentimenti, le virtú e i piú terribili peccati: la lealtà, il coraggio, la paura, il tradimento, la ferocia. E li avvolge in uno scenario di acque e rupi, di spiagge e di taverne, che è fantasia e realtà del diventare adulti».
“L’isola del tesoro” di Robert Louis Stevenson, traduzione di Massimo Bocchiola, progetto “grandi traduzioni, Einaudi.
George Caldwell è un insegnante di scienze, mite e rassegnato, che un giorno viene ferito da una freccia scoccata da uno dei suoi scatenati studenti. Nasce cosí questa moderna rivisitazione del mito di Chirone, il piú nobile e il piú saggio tra i centauri, e delle sue sofferenze destinate a non avere una fine. Se Caldwell è Chirone, Prometeo è suo figlio Peter, quindicenne ossessionato da Vermeer che sogna di fare il pittore. Nell’abbagliante conflagrazione tra la vita dei protagonisti e la potenza del mito, l’agonia leggendaria di Chirone si traduce in quella esistenziale di un uomo senza ambizioni, intrappolato nelle maglie soffocanti di un quotidiano che non lascia scampo. Il risultato è un romanzo coraggioso e potente che mescola realismo e narrazione simbolica, vincitore del National Book Award e considerato ormai un classico della letteratura del secondo Novecento. Con la bella traduzione di Bruno Oddera, rivista e aggiornata, Il centauro approda nelle Letture e torna finalmente disponibile, a cinquant’anni dalla prima edizione italiana.
“Il centauro” di John Updike, Einaudi.
Gli ultimi anni della sua vita Pearl Buck li trascorre in una condizione economica disastrosa, praticamente in bancarotta a causa di pessime conoscenze e furbi consiglieri che la allontanano dalla famiglia, dagli amici, perfino dai suoi editori. Nessuno dei sette figli adottati riesce ad aiutarla, poiché non hanno accesso alla piccola fortuna che la madre ha accumulato con la sfolgorante attività di scrittrice. La situazione è drammatica e tutti ne approfittano: spariscono documenti personali, lettere, manoscritti. Il romanzo cui l’autrice lavora negli ultimi anni di vita viene misteriosamente trafugato. Per quarant’anni nessuno ne sospetta l’esistenza. Nel dicembre 2012 una donna acquista un deposito a Fort Worth, Texas. L’affitto di quei pochi metri da anni non viene pagato e così la nuova acquirente diventa proprietaria di tutto il contenuto e lo mette all’asta. Tra cianfrusaglie e ammennicoli di poca importanza c’è un reperto prezioso: un manoscritto autografo che porta la firma di Pearl Buck e una copia diligentemente dattiloscritta di oltre trecento pagine. La donna intende venderli al miglior offerente, ma la notizia giunge miracolosamente agli eredi che, dopo una lunga e complicata trattativa, riescono a impossessarsene. Non si sa chi fu a trafugare il manoscritto dalla casa nel Vermont né come o quando finì in un deposito nel Texas. Si sa solo che il romanzo è autentico, uno dei figli lo conferma immediatamente grazie ai dettagli, quei piccoli accenni alla vita privata che solo un familiare saprebbe riconoscere. Come quando Rann, il giovane genio protagonista, è a casa della madre e lei gli prepara qualcosa da mangiare: «Nessuno di noi avrà fame» dice lei, «ma preparo lo stesso un pan di zenzero e quella crema speciale che ti piace tanto». Pearl Buck, ricorda il figlio, era famosa per il suo pan di zenzero e lui e i fratelli ne andavano pazzi. Pearl Buck non fece in tempo a pubblicare il romanzo, non lasciò istruzioni su come avrebbe dovuto essere la sua forma definitiva, ma leggendo questo libro il lettore riconoscerà una certa aria di casa, ritroverà intatta l’eterna meraviglia delle pagine più riuscite dell’autrice premio Nobel. E, a meno che venga alla luce un altro manoscritto nascosto, questo resterà il suo ultimo lavoro.
“Un’eterna meraviglia” di Pearl S. Buck, Mondadori.
Becky Bloomwood non sta più nella pelle, si è appena trasferita con la piccola Minnie nientemeno che a Hollywood, per stare al fianco del marito Luke che ha una nuova importante cliente, Sage Seymour, l¿attrice del momento, di cui lui curerà carriera e immagine.
Per Becky è un sogno che si trasforma in realtà, ed è più che comprensibile che sia molto gasata: è convinta infatti che d’ora in poi potrà dare una svolta decisiva al suo lavoro di personal shopper per diventare invece la stilista personale di Sage… e perché no, la stilista più acclamata e ricercata da tutte le star… E poi ci sono così tante cose da fare e da vedere! Per fortuna arriva a darle una mano Suze, la sua fedele amica di sempre, che decide di raggiungerla con il marito. Tra location alla moda, red carpet, centri di meditazione e yoga per multimilionari e set cinematografici, Becky non vuole perdersi niente, d’altra parte non esiste solo lo shopping, ma spinta da troppo entusiasmo finisce per complicarsi la vita alleandosi con la grande rivale di Sage. Luke non lo sa, naturalmente, e Hollywood non perdona. Ben presto Becky scopre che le cose non sono affatto come sembrano. Riuscirà ancora una volta a tirarsi fuori dai guai grossi nei quali si è cacciata?
Dopo quattro anni di assenza,I love shopping a Hollywoodsegna il graditissimo ritorno di Becky Bloomwood, mitica protagonista di ben sei romanzi della serie I Love Shopping. Ancora una volta, Sophie Kinsella non tradisce le aspettative di tutti i suoi fan tornando a stupirci con una storia divertentissima, costellata dalle innumerevoli disavventure della sua amatissima Becky.
“I love shopping a Hollywood” di Sophie Kinsella, Mondadori.
BIOGRAFIE
“Questo libro è la storia della piccola Lucy, la bambina che ho adottato. Mi era stata affidata quando non aveva un posto dove stare, ma alla fine è rimasta con me… con noi”.
Figlia di una ragazza madre, dal vissuto difficile e doloroso, Lucy, fin dalla nascita, non riceve l’affetto, le cure e le attenzioni di cui un bambino ha bisogno. Nonostante le segnalazioni ai servizi sociali, da parte degli insegnanti e degli adulti che vengono a contatto con lei, Lucy viene data in affidamento solo all’età di otto anni. Ma i problemi per lei non terminano. Spostata da una famiglia all’altra, Lucy rimane sempre chiusa nel suo mondo fatto di silenzio, solitudine e rabbia. Sino a quando Cathy Glass non la accoglie nella sua famiglia. Lucy ha undici anni: è schiva, scontrosa, si rifiuta di mangiare, ha continui sbalzi di umore e il suo rendimento a scuola è pessimo. Il suo caso sembra irrimediabile, ma grazie al calore e all’affetto non solo da parte di Cathy, ma anche dei suoi nuovi fratelli, Lucy inizia ad aprirsi al mondo e alla vita. Ma non solo. Lucy troverà in Cathy la mamma che ha sempre sognato e Cathy una figlia a cui dare per sempre tutto l’amore che per tanto tempo le è mancato.
“E tu mi vorrai bene?” di Cathy Glass, tre60.
Ci sono personaggi pubblici – nell’arte, nello spettacolo, nella cultura – che una volta scomparsi vengono rimossi e svaniscono dalla memoria collettiva. Al contrario, ce ne sono altri, pochi, che vedono aumentare nel tempo prestigio e ammiratori. Alda Merini è tra questi ultimi.
Alda amava esibirsi, anche provocatoriamente, come pure farsi fotografare, quando e solo come diceva lei. Allora ha scelto casa sua come set e ha guidato Enzo Eric Toccaceli senza veli e pudori, per ‘scrivere’ attraverso gli scatti fotografici una sorta di autobiografia tra le mura domestiche, camera da letto compresa.
Mai autobiografia è stata più sincera, con tutte le luci e le ombre della sua vita…
“A casa di Alda” di Enzo Eric Toccaceli, Stampa alternativa.
Il dottor Aribert Heim prestò servizio nell’ambulatorio del campo di concentramento di Mauthausen soltanto per pochi mesi nel 1941, ma riuscì comunque a conquistarsi la fama di «volonteroso carnefice», tanto da meritare l’appellativo di «dottor Morte». Molti superstiti del lager hanno testimoniato che praticava l’eutanasia iniettando benzina nel cuore dei pazienti, operava persone assolutamente sane e, a detta di alcuni, amava tenere sulla scrivania il cranio di prigionieri con una bella dentatura. Eppure, nel caos dell’immediato dopoguerra, Heim riuscì a passare fra le maglie della denazificazione e a costruirsi l’immagine di stimato ginecologo e buon padre di famiglia nella città termale di Baden-Baden, dove conduceva un’esistenza agiata e tranquilla. La sua storia sarebbe potuta finire qui, se non fosse stato per un piccolo gruppo di tedeschi incapaci di rassegnarsi all’idea che i criminali di guerra non pagassero per le loro colpe. Uno di questi fu Alfred Aedtner, un giovane poliziotto che, entrato quasi per caso nell’ufficio per l’accertamento dei crimini nazisti, avrebbe fatto della caccia a Heim la propria ragione di vita. Quando nel 1962 il medico, informato che le autorità stavano per arrestarlo, si dileguò all’improvviso, la sua cattura divenne per Aedtner una vera e propria ossessione, che lo spinse a condurre le proprie indagini in tutta Europa e persino in Sudamerica, anche in collaborazione con Simon Wiesenthal, il leggendario cacciatore di nazisti. Il mistero della scomparsa di Aribert Heim sarebbe stato risolto soltanto nel 2009, grazie al fortuito ritrovamento di una polverosa valigetta contenente i suoi documenti e diversi scritti: il dottor Morte aveva vissuto per quasi trent’anni sotto falso nome in un popoloso quartiere del Cairo, mantenendo sporadici contatti epistolari con i parenti, convertendosi all’islam e facendosi «adottare» da una famiglia musulmana. In un racconto dal ritmo incalzante, basato su numerose interviste e sulla toccante testimonianza del figlio Rüdiger, Nicholas Kulish e Souad Mekhennet ricostruiscono per la prima volta la latitanza di Heim fino al suo ultimo giorno di vita, gettando nuova luce sul lungo e doloroso processo attraverso cui la Germania è giunta a fare i conti con il proprio tragico passato.
“Il dottor Morte” di Nicholas Kulish, Souad Mekhennet, Mondadori.
SAGGI
Chi è italiano oggi? Solo chi nasce da genitori italiani o anche quei bambini e ragazzi, ormai oltre un milione, che nel nostro Paese vivono, studiano e crescono respirandone sin dall’infanzia la cultura e le tradizioni? Da questa domanda parte il viaggio di Francesca Caferri alla scoperta di quella che è stata definita la «generazione Balotelli», i «nuovi italiani» di origine straniera. Una presenza sempre più familiare, soprattutto nelle scuole: oltre l’8% degli studenti nell’anno scolastico 2011-2012, dato che continua ad aumentare a ritmo vertiginoso. Da Treviso a Napoli, questi giovani raccontano in prima persona l’esperienza quotidiana a cavallo fra due mondi: quello a cui appartengono stabilmente, ma che fatica a dare loro spazio, e quello di provenienza, lontano, diverso, a volte oppressivo, che spesso li rinnega. Ne scaturisce un ritratto abbastanza sorprendente e variegato. C’è la voglia di emergere, la tenacia e l’ottimismo di ragazze come Anwal, di famiglia pachistana, cresciuta a Reggio Emilia, fedele al velo islamico a dispetto di ogni diffidenza, che si è iscritta con molti sacrifici e superando tanti ostacoli a Medicina. C’è il disincanto di chi in Italia continua a sentirsi un estraneo, come molti giovani della comunità cinese di Prato, che respingono qualsiasi prospettiva di integrazione: «Gli italiani li vedo a scuola, per le strade: io dalla mia parte, loro dalla loro». O al contrario c’è il fiero senso di appartenenza alla nostra nazione di Christian, arrivato nella stessa città toscana dal Pakistan: «Chiedimi cosa sono e ti risponderò in un modo solo: sono italiano». E c’è chi sdegnosamente contesta qualsiasi «etichetta»: «Non ho mai migrato, sono nata in Italia, per cui mi sento italiana» afferma in una lettera diventata famosa la giovanissima Laamia, genitori marocchini. A dominare, però, è la delusione per una realtà che troppe volte ha sbattuto loro le porte in faccia, il senso di una identità sospesa, incerta, «in bilico», come il futuro di questi ragazzi, su cui gravano i ritardi e le incongruenze della legislazione. Oggi infatti in Italia – unico fra i grandi Stati europei – ha diritto alla cittadinanza chi nasce da italiani, ovunque venga al mondo, ma fino ai 18 anni ne sono esclusi migliaia di ragazzi che nascono, crescono, vivono e si formano sul territorio nazionale. Quel milione di bambini e adolescenti resta così in mezzo al guado: stranieri nel Paese dove sono cresciuti proprio come in quello da dove arrivano i loro genitori. Siamo di fronte a un bivio decisivo: possiamo continuare a ignorare le giuste rivendicazioni dei giovani «di seconda generazione» alimentando una rabbia che potrebbe assumere forme violente come nelle banlieues parigine, o valorizzare questi nuovi concittadini come una preziosa risorsa per il futuro di tutti.
“Non chiamatemi straniero” di Francesca Caferri, Mondadori.
Le emozioni possono farci star male, ma segnalano qualcosa. Ed è questo il motivo per cui non dobbiamo combatterle in quanto tali, con lo scopo di eliminarle, bensì utilizzarle come strumento di consapevolezza. Si sta finalmente cominciando a scoprire il ruolo delle emozioni quale strumento indispensabile per entrare in contatto con il mondo esterno e interpretare la realtà circostante. Qualunque sofferenza è caratterizzata da emozioni disturbanti. Provare un’ansia intesa, una rabbia difficilmente controllabile, una tristezza profonda può spingere una persona a chiedere aiuto psicologico. Dobbiamo capire cosa stiamo provando e perché sia proprio quella l’emozione provata. È necessario distinguere se ciò che avvertiamo è paura piuttosto che rabbia; tristezza piuttosto che senso di colpa. È attraverso questa comprensione che saremo in grado di valutare la qualità del rapporto che intercorre tra noi e gli altri.
“Vivere le emozioni” di Livio Della Seta, Sonzogno.
Maledetta civiltà, una critica dell’ideologia religiosa e quasi una profezia sull’avvenire della società umana…
‘Maledetto’ da tanta parte della borghesia intellettuale tedesca del proprio tempo, poi ucciso da sicari nazisti l’anno stesso della presa del potere di Hitler (1933), Theodor Lessing, ‘filosofo della vita’ opposto al sistema del denaro e del profitto, afferma in questo suo libro straordinariamente moderno la condanna d’una civiltà sempre più disumana che, separatasi dalla natura, va preparando la propria catastrofe.
“Maledetta civiltà” di Theodor Lessing, Stampa alternativa.
THRILLER E GIALLI
Mantova 1588. Un efferato sicario si muove sicuro all’interno di palazzo Ducale. Agisce nell’ombra e attenta più volte alla vita del duca Vincenzo Gonzaga, ma al suo posto muoiono degli innocenti. Chi può volere la sua morte e perchè? Forse un antico nemico dei Gonzaga deciso a chiudere un conto in sospeso? O qualcuno determinato a far desistere il duca dal prendere parte alla crociata contro i turchi?
Intanto a Costantinopoli nell’harem del sultano la splendida favorita, con la complicità della giovane Neda, trama contro il sultano stesso.
Solo il coraggio e l’acume di Biagio dell’Orso possono arrivare alla verità e trovare il mandante del sicario. Ma l’affascinante capitano di giustizia, in balia di un passato tornato a tormentarlo e oramai stanco dell’arroganza dei potenti e del mondo crudele della corte, è diviso tra il senso del dovere e il desiderio di lasciare l’incarico presso i Gonzaga.
Messo a capo della sicurezza del duca, viaggia con lui tra le corti di Venezia, Praga e Vienna, tra alchimisti, maghi e impostori e con il sicario sempre in agguato, mentre la sua relazione con la bella veneziana Rosa è messa a dura prova. E ciò che all’inizio era solo un sospetto diventa un incubo.
“Un sicario alla corte dei Gonzaga” di Tiziana Silvestrin, Scrittura&Scritture.
L’omicidio annunciato di un uomo scomodo. Uno che parla troppo e pesta i piedi al potere. Uno che merita una morte esemplare. Ma quando il corpo non si trova, trafugato o svanito nel nulla, per i mandanti inizia la paura.
Dalla nascita dell’Impero romano alla conquista della Palestina, dal processo-farsa al Nazareno al colpo di scena di una tomba vuota, una narrative non fiction mozzafiato che ha inventato un nuovo modo di raccontare la storia.
Lo volevano morto da sempre, da quando era in fasce e un potente re ordinò ai suoi soldati di sterminare una schiera di piccoli innocenti, pur di eliminare il pericolo che incombeva sul suo trono. Adesso che ha poco più di trent’anni, un alto sacerdote vuole che sia ucciso per la minaccia che rappresenta da quando ha iniziato a predicare in pubblico parole mai sentite prima, che sembrano il compiersi di antiche profezie. Parole che scuotono le fondamenta di un potere insieme religioso, politico ed economico.
Un seguace lo vende ai nemici, diventando l’emblema del tradimento.
Un governatore che potrebbe salvarlo se ne lava le mani – e fornisce una squadra di efficienti sicari.
Gli “uomini dell’oscurità” vogliono che sia eliminato.
E Gesù di Nazareth muore.
Sulla sua vicenda, sulle tracce che ha lasciato il delitto più noto della storia dell’umanità, indagano due investigatori di oggi. Armati di penna, di una mente aperta e di documenti, ripercorrono il cammino di un uomo condannato a morire e della sua parola, che non è morta con lui.
Raccontato come un romanzo – giorno per giorno, ora per ora – un giallo verissimo, una storia che sfida le tenebre e lascia un indelebile solco di luce.
“Killing Jesus” di Bill O’ Reilly e Martin Dugard, Edizioni Piemme.
All’alba di un giorno qualsiasi, davanti all’ufficio di collocamento di una cittadina americana colpita dalla crisi economica, centinaia di giovani, donne, uomini sono in attesa nella speranza di trovare lavoro. Invece, emergendo all’improvviso dalla nebbia, piomba su di loro una rombante Mercedes grigia, che spazza via decine di persone per poi sparire alle prime luci del giorno. Il killer non sarà mai trovato. Un anno dopo William Hodges, un poliziotto in pensione, riceve il beffardo messaggio di Mr. Mercedes, che lo sfida a trovarlo prima che lui compia la prossima strage. Nella disperata corsa contro il tempo e contro il Killer, il vecchio Hodges può contare solo sull’intelligenza e l’esperienza per fermare il suo sadico nemico. Inizia quindi un’incalzante caccia all’uomo, una partita a scacchi tra bene e male, costruita da uno Stephen King maestro della suspense. Un thriller ad alta tensione, con due antagonisti straordinari: il sanguinario Brady – Mr. Mercedes – che ignora il significato della parola coscienza, e l’ironico Hodges, superlativo erede del Marlowe di Chandler, dolente e assetato di giustizia.
“Mr. Mercedes” di Stephen King, Sperling & Kupfer.
RAGAZZI E FANTASY
I suoi amici hanno fatto di tutto per evitare che Gregor leggesse la Profezia del Tempo. Perché l’ultima rivelazione annuncia la morte del guerriero. E il guerriero è lui. Con un esercito di ratti in rapido avvicinamento e il tempo che scorre inesorabile, il ragazzino deve difendere Regalia dalla terribile minaccia e trovare il modo di riportare a casa la sua famiglia. Ma se non riuscirà a decifrare un antico codice che svela ogni mistero, tutto sarà perduto. Gregor deve vincere la sua guerra per porre fine a tutte le guerre. Perché il destino del guerriero di Sopramondo e quello dell’intero Sottomondo sono legati in modo indissolubile. Il travolgente episodio conclusivo della saga.
“Gregor e la profezia del tempo” di Suzanne Collins, Mondadori.
VARIA
In Unghie shock, Sharmadean Reid presenta i 25 modelli più gettonati e richiesti nel suo trendissimo nail bar di Londra, il WAH Nails: dalle decorazioni più semplici, ma molto glam, come le Mezzelune o i Fiocchi, a quelle più complesse e originali, come il Tribale azteco o la Cascata di glitter.
Oltre alle informazioni tecniche, ai consigli pratici e alle piccole astuzie per realizzare una perfetta nail art, troverete la spiegazione passo passo di ogni singolo modello. Con Un unghie shock le vostre mani lasceranno tutti a bocca aperta.
“Unghie” di Sharmadean Reid, TEA.
“Il tachimetro segna centoventi chilometri all’ora. Sterzo verso destra, ma il volante è di burro: in un attimo sono nella corsia di emergenza. Ho forse meno di un secondo per rendermi conto che da questo lato non c’è alcuna protezione. Abbastanza per pensare: ‘Rischio di finire nel fosso e, se ci finisco dentro, non arriverò mai a Salerno’. Controsterzo a sinistra. Se vado a sbattere da questa parte, infatti, è meglio, perché ammaccherò la macchina contro il guardrail, ma almeno potrò continuare il viaggio. No ABS, no airbag, no cintura di sicurezza. La macchina sta rallentando: sono sicura di fermarmi non appena tocco la barriera. Chiudo gli occhi. Una randellata all’altezza del sopracciglio destro, lo schianto del cofano che si accartoccia, il fracasso del parabrezza che si frantuma. Tengo le mani fisse sul volante: sono magra, mi sento fisicamente in grado di sopportare le botte e assecondare ogni movimento dell’auto. Prendo un sacco di colpi in ogni parte del corpo, ma sono invincibile. Lo stridio continuo del metallo che ha agganciato la fiancata mi assorda. Non so quanto tempo duri. Il rumore del botto scema. L’auto adesso è ferma. Dio, sento caldo. Sento freddo. Sento zampilli di sangue scorrere sul mio viso, continui e regolari. Mi sembra di essere una doccia da cui esce acqua. La bocca è piena di detriti: ‘Cazzo, i denti’. Passo la lingua sulle due arcate, ma per fortuna li ritrovo tutti al loro posto. Ho la bocca piena di vetri. No, non sta succedendo a me. Io sto solo assistendo a una tragedia, la vivo addosso. Tengo le mani immobili. Sputo i vetri uno per uno, con molta cautela. Ne sento uno conficcato in gola. ‘Stai calma, Paola’ mi dico. Questo è il momento peggiore. ‘No, Paola, non devi vomitare.’ Sono una fontanella, una pioggia torrenziale di sangue e ho il terrore di mettermi a vomitare. Se non associassi il vomito alla morte, forse scoppierei a ridere. Tossisco e riesco a sputare il vetro. Ora c’è silenzio, sento le cicale frinire. ‘Cosa mi sta succedendo?'” Cantautrice raffinata e di grande successo, Paola Turci racconta il proprio percorso artistico e privato con la massima sincerità.
Il rapporto con la musica e il suo pubblico, un incidente d’auto che le segna cuore, corpo e anima ma l’aiuta a uscire da una relazione tormentata, un viaggio che le apre porte prima di allora né pensate né conosciute fanno di Paola una donna che ha attraversato un periodo di luci e ombre per arrivare all’equilibrio di oggi, un equilibrio che le permette di condividere con tutti un percorso assolutamente originale e coinvolgente.
Tra esperienze dolorose e maestri spirituali che l’hanno aiutata a passare dall¿idea di non piacere più agli altri alla realtà di suonare su centinaia di palchi italiani di fronte a migliaia di spettatori, questo libro racconta senza censure una donna che affronta la strada per trovare dentro di sé la forza di credere in se stessa.
“Mi amerò lo stesso” di Paola Turci, Mondadori.
Di Martha Stewart esce a inizio ottobre, a marchio Giunti Demetra, Art&craft per i tuoi bambini, una miniera di idee per trascorrere tempo di qualità con i più piccoli.
In 350 pagine allegre e colorate 175 proposte tra esperimenti, giochi, dolcetti, album, gioielli, oggetti da creare, disegnare e costruire con materiali d’uso comune.
Il libro è suddiviso in 7 sezioni riccamente illustrate (Piccoli amici da creare; Piccoli mondi da costruire; Giochi fai da te; Crea il tuo stile; Esplora e scopri; Ricordi e collezioni; Piccoli regali fai da te), complete di istruzioni passo passo e modelli riciclabili.
Di che accendere la fantasia di ogni bambino, qualunque sia la sua passione.
“Art&craft per i tuoi bambini” di Martha Stewart, Giunti Editore.
Di Cath Kidston Giunti Demetra propone a inizio ottobre due manuali che raccolgono il meglio dei disegni e delle stampe molto british che l’hanno reso famosa in tutto il mondo, declinati nelle due tecniche del cucito e del ricamo a fili contati su canovaccio e a punto croce.
Vere e proprie scuole per imparare non solo le tecniche di base (trucchi del mestiere compresi), ma anche a scegliere i tessuti, gli abbinamenti cromatici, i disegni…
Ciascun volume ha una copertina con due tasche: in una è inserito il libro, nell’altra cartamodelli e schemi che aiutano nell’esecuzione dei progetti.
“Io cucio!” e “Io ricamo!” di Cath Kidston, Giunti Editore.
Casa Perbellini: prende il nome dal prossimo ristorante dello chef veronese il nuovo volume della collana Giunti Grandi Cuochi.
Nel libro la vicenda di un giovane chef, erede di una famiglia di rilievo nell’ambito della pasticceria, che sceglie di percorrere la propria strada formandosi a fianco dei grandi, in Italia e Francia.
La prima sfida imprenditoriale, a lui molto cara, risale al 1989 e sta nella coraggiosa scelta di aprire il Ristorante Perbellini a Isola Rizza, sulla Verona-Rovigo: tenacia, impegno e talento verranno premiati dalla prima stella Michelin nel 1996 e dalla seconda sei anni più tardi.
Nel tempo vi affiancherà la Locanda estiva al Forte Village, in Sardegna, quattro ristoranti e una pasticceria a Verona, gestiti con alcuni soci e quest’anno la Locanda a Hong Kong.
E ora, il prossimo novembre, la novità che sta facendo parlare il mondo dei gourmet: l’abbandono di Isola Rizza e l’apertura di Casa Perbellini nel cuore di Verona, in piazza San Zeno proprio di fianco alla basilica.
Dopo l’ampia sezione curata dal giornalista Stefano Alfonsi dedicata alla vita e alla filosofia di Perbellini, il libro propone un corposo ricettario suddiviso in Benvenuti, Antipasti, Primi piatti, Secondi piatti, Dessert e Preparazioni di base, illustrato dalle fotografie di Francesca Brambilla e Serena Serrani.
Tra le tante ricette per le quali è noto e apprezzato, “Wafer al sesamo con tartare di branzino”, “Caldofreddo di risotto mantecato all’olio di finocchio”, “Caviale affumicato e zabaglione ghiacciato”, “Colori e Sapori del mare”, che come tutte le sue creazioni testimoniano di una cifra personale ben caratterizzata: volutamente a margine delle mode e basata sui fondamenti della tradizione.
“Casa Perbellini” di Giancarlo Perbellini con Stefano Alfonsi, Giunti Editore.