Non si possono vendere i cani morti – Massimo Angiolani

Titolo: Non si possono vendere i cani morti
Autore: Massimo Angiolani
Data di pubbl.: 2015
Casa Editrice: Italic Pequod
Genere: letteratura contemporanea
Pagine: 157
Prezzo: 15,00 €

Gli esperimenti letterari si fanno nel sottobosco. Proprio in quelle nicchie, esuli poeti e scrittori si chiudono nella propria solitudine e danno vita al caos. Molto probabilmente nessuno li cercherà, anzi, sono convinto che a loro della notorietà non importi un fico secco. Non scriverebbero così, infatti, ma comporrebbero parole mainstream per un pubblico accomodante, per critici da quarte di copertina ed editori politicamente corretti.

Massimo Angiolani, invece, di tutto questo se ne infischia e in 157 pagine di pura rabbia racconta l’esperienza di un cattivo, Diego Diavolani. Pusillanime, odioso, disadattato, scansafatiche e all’occorrenza ubriacone e drogato. Si aggira per Ancona e dintorni. Cerca se stesso rovinandosi, degradandosi. Diavolani delle buone maniere non sa che farsene, non sa usare parole dolci e il suo lamento è un’ironica sfaccettatura della vita. Vuole fare lo scrittore ma ha paura del mondo. Vuole inventare nuove teorie economiche e fondare una scuola di pensiero, ma qualcosa lo blocca. Aspira al Nobel anche se è solo un barista, un parcheggiatore, un obiettore di coscienza.

Leggendo questa recensione qualcuno potrebbe dire, Suvvia dov’è la novità, queste cose le hanno già scritte Bukowski, Burroughs, Céline? E allora scendo in campo io e do a Cesare ciò che è di Cesare. Ci provo.

Angiolani non è uno scrittore maledetto e nemmeno aspira ad esserlo. Mette a nudo un’anima. Il suo libro è una limpida denuncia della contemporaneità. Diavolani è come il protagonista de Lo Straniero di Camus, vive senza sapere a quale mondo appartiene. Nella perpetua ricerca di una dimensione che lo faccia sentire a casa, quest’uomo senza virtù accetta con mitezza il proprio destino. La confusione e il disordine sono le sue caratteristiche. Diavolani insomma non è altro che un uomo entropico.

La reazione del protagonista è la sottomissione, proprio come ce l’ha raccontata Houellebecq nel suo ultimo romanzo. Ma teniamo in considerazione che questo libro è uscito qualche mese prima dell’opera dello scrittore francese. La sottomissione di cui ci parla Angiolani non è al sistema, ma ai propri vizi. L’effetto è terapeutico perché porta all’incontro con le proprie virtù. Ma quando si attraversano i propri lati oscuri si deve usare il linguaggio della violenza, della crudeltà e della cattiveria. Non ci può essere dolcezza in un mondo di merda. Capite cosa dico?

Ma voglio anche tranquillizzarvi su un aspetto, il protagonista non ordisce omicidi, rapine o altro. Tutto questo marcio lo rivolge contro se stesso. Insomma, in questo libro di nicchia troverete una letteratura vera, senza artifici. Parole che graffiano, frasi che pugnalano. Ma solo leggendolo potrete capire che lo stile di Angiolani è personale e che Bukowski, Burroughs e Céline, sono solo stati i suoi maestri.

Buona lettura.

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Martino Ciano

Classe 1982, vive a Tortora, comune della provincia di Cosenza. Promesso ragioniere, lascia la partita doppia per la letteratura, la poesia, la musica e il giornalismo. Si laurea in Scienze Storiche all’Università La Sapienza di Roma. Attualmente è corrispondente per l’emettente televisiva Rete 3 Digiesse. Nel 2011, l’incontro con Gli amanti dei libri, per cui cura la rubrica Amabili letture. Collabora anche con le riviste letterarie Euterpe, Satisfiction e Zona di Disagio di Nicola Vacca. Ama scrivere racconti, alcuni dei quali sono stati pubblicati su siti e riviste on-line. Tra questi, La logica del difetto è nel catalogo dalla Bla - Bookmark Literary Agency di Paolo Melissi. La sua pagina personale facebook è Dispersioni 82. AMABILI LETTURE: I libri che mi piacciono, i classici che mi hanno formato, il profumo delle parole che mi hanno riempito l’anima. Sono un lettore anarchico, che si sposta da un genere all’altro con il solo obiettivo di saziare le mie curiosità. Voglio condividere con voi le mie impressioni sulle opere che mi hanno reso un divoratore di parole. In questo spazio verrà data voce agli esordienti, agli autori dimenticati, ai poeti, ai sognatori, agli irregolari. La letteratura è arte e scrivere d’arte è il mestiere più bello del mondo.

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