
Data di pubbl.: 2025
Pagine: 165
Prezzo: € 17,00
La poesia di Emily Dickinson si tuffa a pieno titolo nell’eternità di un miracolo. Con i toni di una struggente «lettera al mondo», la sua lirica è pura immortalità vissuta giorno dopo giorno.
Dal suo piccolo universo, la grande poetessa americana ha indagato gli abissi del vivere, non per costruire una fuga dal tempo, ma per consegnare attraverso la parola alta all’esperienza esistenziale un antidoto per le catastrofi future del destino umano.
La Dickinson era convinta che oltre la poesia ci fosse il nulla. Così decise di dedicarsi ad essa anima e corpo. Volontariamente segregata nelle stanze d’alabastro della sua casa con giardino scrisse i versi una lunga lettera al mondo in cui mise in scena, superbamente, l’Assoluto e l’Eternità.
Benedetta Centovalli nel 2019 decide di visitare la Homestead, la casa di Amherst in cui nacque Emily Dickinson.
Da quella esperienza venne fuori Nella stanza di Emily, un libro che fu pubblicato nel 2020 (Mattioli 1885) e oggi viene riproposto da La Tartaruga,
Come scrive la stessa Centovalli questo piccolo libro è il racconto di un viaggio ad Amherst ma non è un libro su di lei.
L’autrice ha attraversato la sua poesia sostando nella sua stanza e facendo risuonare la sua vicenda e i suoi versi in un viaggio personale e letterario alla ricerca della verità della poesia.
Visitare la casa di Emily per Benedetta Centovalli significa interrogare la sua dedizione estrema alla poesia.
E ha trovato una creatura della soglia che ha scelto di abitare uno spazio e un tempo, sospesi tra il pensiero e il futuro, che non ha avuto la possibilità di entrare in vita nella Storia ma ha avuto quella di resistere là dove tutto può sempre accadere.
Emily irriducibile, apostata, eretica e libera, sovversiva e radicale con la sua poesia sempre in conflitto con tutto quello che non rimanda alla verità del profondo.
Questa è la Emily che Centovalli ci restituisce entrando nella stanza della sua reclusione volontaria («nella parola stanza c’era tutto quello che serviva, comprese le risonanze della Woolf, della conquista della casa, della stanza, del nome»).
La stanza di Emily come luogo di reclusione, inclusione ed esclusione in cui lei si è donata in maniera assoluta alla poesia, poesia, come cella, gabbia, camera di tortura e degli estremismi.
Benedetta Centovalli è andata a cercare Emily Dickinson nella sua Homestead in Main Street e ha trovato una donna con la volontà di realizzare e proprie ossessioni a qualunque costo.
«Come per tutti i grandi autori di ogni tempo, – scrive Centovalli – la poesia di Emily Dickinson costruisce una visione del mondo, una filosofia, quasi una metafisica».
Devota alla poesia Emily Dickinson dalla sua stanza, «un’isola solitaria in mezzo al vasto mare», ha praticato la sua rivolta in bianco con la sua fede laica contro il suo tempo puritano, sconfinando con le sue visioni nel futuro.
«Ho cercato Emily nella sua casa di Amherst, lì è scattato il gioco degli specchio e del riconoscimento. L’ombra ha finito per coincidere con il discorso della soglia, perché abitare la soglia significa abitare la possibilità, in un attraversamento che non finisce mai di compiersi. La letteratura – praticata a qualunque livello – vissuta come attraversamento, senza destinazione se non l’attraversamento stesso».
Entriamo con Benedetta Centovalli nella stanza di Emily e scopriremo che la poetessa oggi è in mezzo a noi: con la sua opera parla al nostro tempo lacerato.
Da quella stanza, che è un mondo aperto al mondo, Emily continua a parlarci con la lingua di una poesia carica di immortalità.