
Data di pubbl.: 2023
Pagine: 182
Prezzo: € 16,00
Bologna, 1593. È qui che incontriamo don Tomasso, in origine di nobile e ricca famiglia con la quale ha da tempo rotto i ponti, ora sacerdote a San Biagio, una chiesa e un ospizio per pellegrini e indigenti, che gestisce con l’aiuto della governante Sabatina e della serva Dorotea. Accanto a lui il piccolo Gian Andrea, bambino salvato dalla strada, un folletto pieno di brio e dal carattere puntuto. Pochi i soldi che entrano, molte le opere di misericordia, ma don Tomasso non ama essere lodato né per queste né per l’aiuto fornito nell’amministrare la giustizia locale. Lo incontriamo in un momento non felice della sua vita. È stanco, malinconico, afflitto, come dice il suo medico curante dottor Sperindio da un ‘umore saturnino’ e avrebbe bisogno di un periodo in campagna. A questo pensa Sabatina la quale, con benevolenza e un pizzico di astuzia, gli permette di riallacciare i rapporti con il nipote, il conte Ercole. Costui è ben felice di spedire lo zio nei possedimenti di Cerreto per aiutare il notaio del luogo a risolvere casi di giustizia. Gli affida inoltre Camillo, suo primo figlio maschio ed erede, determinato a diventare gesuita. Potrebbe don Tomasso capire se si tratta di vera vocazione o di qualcos’altro? Inoltre, proprio a Cerreto, si è appena stabilito un gruppo di zingari cacciato da un vicino possedimento e in molti si lamentano di furti e altri reati.
Tant’è che proprio durante il viaggio verso Cerreto, don Tomasso e il suo seguito si imbattono in un morto ammazzato e derubato di ogni cosa. Un gran brutto inizio di avventura nelle terre del conte Ercole. E non sarà l’unico delitto che il nostro sacerdote dovrà risolvere. Naturalmente, tutti puntano il dito accusatore contro gli zingari, ma don Tomasso non è certo tipo da stereotipi e idee preconcette e infatti i casi si riveleranno molto più intricati e difficili di quel che sembrava all’inizio. Eppure, quanto è difficile dire cos’è la giustizia:
“La Giustizia è una virtù, che consiste nel voler fermamente dare a ciascuno ciò che gli è dovuto e nell’agire di conseguenza. … Ma poi… c’è la giustizia amministrata dal potere pubblico, dai Padroni, … che di quella virtù era solo una pallida, quanto pallida! eco.” (pag. 76)
Ottavia Niccoli, già docente universitaria ed esperta del Rinascimento e della Riforma, qui alla sua seconda prova con don Tomasso, ha creato un personaggio vivissimo e ricco di una profonda umanità, nonché di cultura e saggezza, con radici in un passato difficile. Don Tomasso è un sacerdote che è stato prima di tutto un uomo. Un uomo che ha amato e questo lo rende equanime e rigoroso, ma anche pieno di carità e compassione. Un libro, questo della Niccoli, di piacevolissima lettura sostenuta da un trama gialla di tutto rispetto e da interessanti e sapienti riferimenti storici.