Titolo: Monoceros
Autore: Suzette Mayr
Casa editrice: Miravigia editore
Anno di pubblicazione: novembre 2012
Prezzo di copertina: 17,00 €
Omosessualità, adolescenza, bullismo e amore. Nel suo quarto romanzo l’autrice canadese Suzette Mayr si scatena e crea una storia grottesca e ricca di spunti di riflessione. Fa il resto la sua scrittura eccelsa, sintetica e diretta, che incolla il lettore a pagine suggestive e per nulla scontate.
Monoceros non è un romanzo per tutti. Il libro da una parte si divora ma dall’altra le tematiche trattate impongono una lettura empatica e libera da ogni tabù. Già dalle prime pagine il lettore viene messo davanti ad una scelta: o accetta la brutalità di alcune scene o è meglio lasciare il libro nello scaffale.
La storia è ambientata in una scuola cattolica con sede a Calgary, una cittadina canadese. La tranquillità degli studenti, perlopiù di ottima estrazione sociale, viene stravolta dal suicidio di Patrick Furey, che a causa della sua omosessualità e della relazione che aveva da mesi con un altro studente, era vittima del bullismo.
Il suicidio di Patrick sarà un vero e proprio shock per studenti e professori. La sua morte infatti creerà reazioni in Walter e Max, docente e preside della scuola, anche loro alle prese con una relazione omosessuale segreta che va avanti da 17 anni; in Petra, la fidanzata del ragazzo con cui Patrick ha intrecciato la sua ultima storia d’amore e che sarà la principale artefice del suo suicidio; in Maureen, una professoressa ormai vicina alla terza età e piena di rimpianti per la sua vita amorosa scandita da alti e bassi.
Il ricordo di Patrick, un ragazzo schivo ma gentile, turberà e porrà davanti allo specchio i protagonisti di questa storia.
Come anticipato, il libro di Suzette Mayr si legge con piacere. L’autrice canadese scrive in maniera scorrevole, dando spazio all’ironia e non alla banalità, e ponendo davanti agli occhi del lettore una storia vera, sintesi magnifica dei nostri tempi. Il sarcasmo, però, non è mai fine a se stesso. L’autrice non lo usa per sdrammatizzare, bensì per focalizzare l’attenzione su quel finto perbenismo che distrugge la vita e i sogni.
Suzette Mayr, infatti, si comporta un po’ come Balzac, legge dall’interno l’umana commedia e ne sottolinea grandezza e miseria.