Midland a Stilfs – Thomas Bernhard

Titolo: Midland a Stilfs
Autore: Thomas Bernhard
Data di pubbl.: 2020
Casa Editrice: Adelphi Editore
Genere: Narrativa
Traduttore: Giovanna Agabio
Pagine: 120
Prezzo: € 12,00

Thomas Bernhard e il 1971. Questo è l’anno in cui sono usciti i tre racconti che si leggono in Midland a Stilfs, che Adelphi manderà in libreria nei prossimi giorni.
Un Bernhard feroce e spietato più che mai affonda la penna nell’insensatezza e in tutti i non sensi delle persone e dell’esistere.La parola più allegra è distruzione, quella più drammatica è fine.

Midland a Stilfs, Il mantello di loden, Sull’Ortles. Notizie da Gomagoi queste le storie che compongono il trittico di Thomas Bernhard, una discesa agli inferi e nel cuore della solitudine di uomini ai limiti della pazzia

Stilfs è il luogo della fine, una località di alta montagna dove i suoi abitanti vivono l’inferno della propria solitudine facendo i conti ogni giorno con il vuoto dell’esistenza e con quell’insensatezza che provoca insanabili vertigini di smarrimento

Stilfs, un posto lontano dalla grande città dove si consuma il dramma di una solitudine che ha a che fare con l’inferno degli uomini. Qui, scrive Bernhard, è cominciato il peggioramento radicale Questo è il luogo in cui ci si annienta. Stilfs non è anto che mura e roccia, aria di nonsenso. Stilfs non è nulla.

«E adesso che tutti noi siamo la debolezza fatta persona non avrebbe neppure più senso abbandonarla. È tutta una questione di tempo, questione che ormai non «ci spaventa più, perché sappiamo che siamo alla $ne e che la vita per noi non ha più alcun senso».

Nel secondo racconto assistiamo a dialogo lacerante e feroce tra un avvocato e un suo cliente che indossa un mantello di loden identico a quello di un suo zio che si è tolto la vita.

Una conversazione che si esaurisce nel tragico connubio tra l’assurdo e il fascino sinistro di situazioni da cui nessuno uscirà vivo.

Frasi insensate, inutili parole, pensieri distorti. Tutto questo fa da sottofondo a una storia che annuncia le sue drammatiche conclusioni.

Il libro si conclude con il viaggio disperato di due fratelli sul massiccio dell’odiato Ortles.

La storia di un’ascensione che non prevede alcuna redenzione e tutto finisce con un ‘assenza mortale nelle parole della vita.

Anche in queste pagine troviamo un Thomas Bernhard spregiudicato, intransigente, irriverente, insomma uno scrittore anarchico con una mancanza di rispetto per chiunque.

A trent’anni dalla sua morte il grande autore austriaco resta una pietra miliare per comprendere con la giusta e argomentata dose di pessimismo la decadenza e l’estinzione degli uomini.

Con un’ossessione e un ritmo maniacale Bernhard attraverso una ripetizione geniale di concetti ha costruito il suo stile originale, basato su un pessimismo immanente difficile ancora oggi sconfessare.

Thomas Bernhard è stato il più convincente anatomopatologo della condizione umana.

In queste pagine troveremo un esempio della migliore prosa del grande scrittore austriaco. Soprattutto ci confronteremo con la sua scrittura al vetriolo che ci seppellirà tutti, oppure ci ha già seppellito.

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