
Autore: Emanuela Monti
Casa Editrice: Il ramo e la foglia
Genere: romanzo biografico
Pagine: 192
Prezzo: € 16,00
È sempre una meravigliosa sorpresa scoprire nuove figure femminili che hanno fatto la storia e questo bel romanzo di Emanuela Monti ne è la prova.
Aphra Behn, nata in Inghilterra nella contea di Kent nel 1640 e morta a Londra nel 1689 a neppure cinquant’anni, è stata una delle più celebri commediografe del suo tempo sorpassando in bravura, sagacia e quantità di rappresentazioni i colleghi maschi in un’epoca in cui alle donne tutto era negato, in special modo avere una ‘voce’ forte e potente come la sua.
La Monti ci racconta questa storia in parte rendendo Aphra voce narrante e in parte usando lettere e diari per colmare le lacune: quelle vicende di cui Aphra Behn non poteva essere al corrente perché avvenute in sua assenza o dopo la sua morte. Ne scaturisce una narrazione densa, gradevole e di grande intensità emotiva che restituisce al lettore l’immagine vivissima di una donna libera, indipendente, coraggiosa e al di sopra delle convenzioni sociali dell’epoca: limiti e pastoie fin troppo pesanti e schiacccianti.
Una vita complessa e travagliata quella di Aphra, una vita che scorre in uno dei secoli più difficili della storia anglosassone: la salita al potere dei puritani di Cromwell a seguito della decapitazione di Carlo I Stuart, le lotte fra realisti e repubblicani, la successiva caduta di Cromwell e il ritorno degli Stuart sul trono, la guerra con l’Olanda.
Aphra, figlia di un barbiere, fin da bambina ama scrivere versi e tenere un diario. Giovanetta, frequenta la nobiltà e l’alta borghesia della contea. Fra le amicizie altolocate c’è Philip Strangford il primo amore di Aphra e la prima grande delusione. Costretto a fuggire in Francia perché inviso ai Puritani di Cromwell, sarà raggiunto da una giovanissima Aphra spedita al suo seguito per spiarlo.
Qualche anno dopo, insieme al padre – nominato, grazie a Lord Willoughby che “gli doveva un gran favore”, Luogotenente Generale del Surinam – alla madre, alla sorella Frances e al fratellino, parte per le Indie Occidentali. Il padre, purtroppo, muore durante il viaggio. Aphra si ferma nei Caraibi per circa un anno e stringe un legame che durerà per la vita con la fedelissima cameriera Anna. Qui incontra William Scot, un altro grande amore finito nel nulla. Lord Willoughby la costringe a spiare Scot il cui padre Thomas, era stato fra i firmatari della condanna a morte di Carlo I.
Tornata in Inghilterra va a vivere a Londra e accetta di sposare il mercante olandese Johannes Behn nella speranza di assicurare a sé e ai suoi un po’ di benessere. Si rivelerà una pessima scelta poiché Johannes è un uomo avido e meschino e alla sua morte, durante l’epidemia di peste del 1665, Aphra scoprirà che non le ha lasciato nulla.
Da questo momento in poi la vita di Aphra si svolge fra una fervente attività come commediografa e piccoli lavori di copiatura di testi per sostenersi economicamente. Dal 1666, ancora una volta, riceverà l’incarico di agire come spia del re Carlo II Stuart nel momento culminante della guerra fra Olanda e Inghilterra. La sua missione sarà convincere il suo antico amore William Scot a passare ai realisti. Peccato che la Corona non le conceda un penny per il suo pericoloso lavoro e Aphra debba prendere denaro in prestito per sopravvivere fino al suo avventuroso ritorno in patria nel 1668 dove finisce in galera per debiti. Liberata grazie all’intercessione dell’impresario Killgrew trova alloggio nella zona del Covent Garden, ha una tormentata relazione con il giovane Jeffrey Boys e un’altra, lunga e tragica, con il coltissimo libertino John Hoyle.
Aphra, nonostante il disprezzo sociale per la sua vita libera e anticonformista:
“Anche una drammaturga è una donna pubblica. E infatti non è troppo diversa la considerazione che si ha di me e non a caso la critica principale che mi viene mossa è quella di essere sconcia.”
continua a scrivere per il teatro e le sue commedie ricevono consensi e grande apprezzamento ovunque. Mai, fino alla morte, nonostante la sifilide, la sciatica e la gotta che ha colpito la mano destra, Aphra ha abbandonato la scrittura e quando, negli anni in cui i teatri vivevano un brutto momento, rappresentare le sue opere era diventato quasi impossibile, si è dedicata a scrivere ‘novel’ meglio conosciuto come romanzo borghese.
Di lei, Virginia Wolf ha scritto:
“E tutte le donne insieme dovrebbero cospargere di fiori la tomba di Aphra Behn…perché fu lei a guadagnarci il diritto di pensare ciò che ci pare…”
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