Memorie di un assassino – Kim Young Ha

Titolo: Memorie di un assassino
Autore: Young-ha Kim
Data di pubbl.: 2015
Casa Editrice: Metropoli d'Asia
Genere: Giallo & Thriller
Traduttore: Andrea De Benedittis
Pagine: 114
Prezzo: 10,00 €

Non capita spesso di leggere un libro come Memorie di un assassino di Kim Young Ha: non è un thriller ma è inquietante, non è un giallo ma c’è un morto (o più d’uno) e un detective, non è un racconto perché è troppo lungo, ma non è neanche un romanzo, perché è breve.

Insomma, l’essere fuori da ogni schema di scrittura, da ogni definizione stretta di genere, l’originalità intrinseca di un racconto che si chiama “memorie” ma è affidato a un vecchio malato di Alzaimer, è il primo grande pregio del libro. Gli altri sono la scrittura (anche se mi spiace far notare alcune pecche di traduzione); la struttura della storia (senza memoria, anche le Memorie perdono continuità, si dimenticano di loro, vanno avanti dimenticando i passi e tornano indietro a cercare conferme); la cupezza che trasuda da questo quadro di vecchiaia e desolazione.

La storia è semplice e geniale: un assassino incallito, che ha smesso di uccidere a causa di un incidente, scopre di essere malato di Alzaimer e inizia a prendere appunti e raccontare ciò che fa per ricostruire i fili della propria memoria a breve termine, minata – ormai in maniera irreversibile – dalla malattia.

Si è catapultati in un diario di quotidianità che si ripetono, di cose che si dimenticano, di ricordi che comunque vengono a galla (la memorioa a lungi termine è salva), in un racconto di giornate che sembrano uguali a quelle di un qualsiasi altro uomo malato. Ma appunto, sembrano.

Il protagonista è un assassino, ricordiamocelo, ma qui non si indagano antefatti e non si cercano motivi (“perché lo ha fatto?” nessuno se lo chiede, neanche lo scrittore): qui si assiste allo sgretolarsi del mondo di un uomo abietto (e straordinariamente colto) che non ha più nulla, né passato né presente né futuro.

Il libro è tutto da scoprire, raccontando troppo la trama (o il metodo stesso della narrazione) si rischia di rovinare la lettura, che sarà breve e intensa, che scombussolerà le vostre certezze (anche culturali) e vi farà venire voglia di ricominciare dalla prima pagina o di rileggere l’Edipo.

“Edipo passa dalla non consapevolezza all’oblio, dall’oblio all’autodistruzione. Io seguo il percorso opposto. Dalla distruzione passo all’oblio e ora alla non consapevolezza, per appro dare a uno stato di non consapevolezza totale.”

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Vivo a Milano, dove mi occupo di comunicazione e nel poco tempo che mi rimane, tra lavoro e lettura (lettura, lettura), scrivo racconti (quelli per sole donne).

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