Se vi è capitato almeno una volta di passare dal Festivaletteratura di Mantova sapete già che è un luogo speciale: non è solo un festival per lettori, ma è un vero e proprio evento artistico a tutto tondo, che coinvolge musica, parola, arte, teatro, poesia e molto altro.
Un esempio perfetto di ciò che abbiamo appena descritto sono state le “Mantova Lectures” che Alessandro Baricco ha tenuto nelle prime tre sere del Festival nella splendida cornice de Teatro Sociale, ognuna dedicata ad una tematica in particolare: verità, narrazione, felicità. Il programma del festival definiva questa serie di eventi una “installazione artistica”, e mai definizione fu più appropriata, perché nell’arco di un’ora e mezza lo scrittore spazia dalla pittura alla musica alla poesia, cercando anche la complicità di un pubblico affascinato e in religioso silenzio, forte della sua esperienza ormai pluriennale nelle lezioni pubbliche (ricordiamo le Palladium Lectures del 2013 e prima ancora dell’esperienza televisiva di “Totem”nel ’98, con la quale portò in televisione un pionieristico esperimento di promozione culturale).
Nel corso del terzo incontro, quello dedicato alla felicità, Baricco ha peso spunto da uno dei suoi quadri più amati, “La deposizione” di Van Der Weyden, per interrogarsi e interrogarci su cosa sia la felicità. Dopo una prima analisi quasi accademica del dipinto, nella quale ne ha illustrato personaggi, dettagli e contenuto, lo scrittore ha cercato di condividere con il pubblico i motivi per cui, usando la sua stessa espressione, “da di matto” per questo tipo di soggetto artistico, a confronto ad esempio della natività o di una pietà: facendo notare al pubblico, per esempio, la straordinaria dinamicità della rappresentazione, dove i personaggi, colti in un momento di umanissimo sforzo fisico, mostrano al tempo stesso anche un immenso e rassegnato dolore.
Dalla pittura Baricco è passato poi alla musica, proponendo l’ascolto di un brano di Brahms, anche questo scomposto e analizzato a favore del pubblico quasi battuta per battuta, per poi passare alla poesia con la decima delle Elegie Duinesi di Rainer Maria Rilke: da un’arte all’altra cercando il significato recondito della felicità, attraverso linguaggi diversi ma che hanno in comune la capacità di colpire al cuore. L’incontro si è concluso tornando alla musica, questa volta Mozart, sulle note finali di “Le nozze di Figaro”, perfetta sublimazione di una vera lectio magistralis.