Titolo: Mandami tanta vita
Editore: Feltrinelli
Genere: romanzo
Numero di pagine: 158
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo: 13,00 Euro
Moraldo, giovane studioso pieno di belle speranze e sogni da realizzare, arriva in treno a Torino per sostenere un esame universitario. Una volta raggiunta la sua camera si accorge di aver scambiato erroneamente la valigia con quella di qualcun’altro. Forza l’apertura e scopre che probabilmente appartiene ad un fotografo, per via della macchina e di vari scatti. Moraldo, oltre che di filosofia e letteratura, è interessato anche di arte e disegno. Durante la sua vita scolastica, e soprattutto accademica, fa crescere dentro di sé una stima ed un’ammirazione non indifferente per un giovane letterato, Piero (nella realtà Piero Gobetti), esponente del movimento liberale italiano ed editore di un periodico studentesco dai toni patriottici e antifascisti.
Moraldo non conosce personalmente Piero, ma lo ha sempre seguito in tutte le sue vicissitudini quotidiane e politiche. Ha provato più volte a contattarlo, senza nessun esito positivo, tanto che è diventato il suo “mito”. “Se volessi restare sette volte sotto il tram e non morire, ci riuscirei. La volontà è tutto: prova a ripeterlo, prova, si dice” (pag. 48).
Finalmente ritrova la sua valigia e si innamora perdutamente della persona che erroneamente gliel’aveva scambiata, Carlotta. La fotografa è l’antitesi di Moraldo e di Piero: poco razionale, ricambia in maniera fisica il sentimento del giovane, ma lo lascia senza dirgli nulla per andare a Parigi per lavoro.
Anche Piero è a Parigi. È dovuto scappare. I fascisti e la scarsa libertà di espressione degli anni ’30 in Italia non si sposano con i valori morali di Piero e del movimento che vuole rappresentare. “Per essere liberi bisogna andarsene? Per scrivere, per parlare, si è costretti a cambiare luogo, a strapparsi le radici dai piedi?” (pag. 101). Lascia a Torino la moglie e un figlio appena nato. Parte con il sorriso, ma con la tristezza nel cuore. “Didì, le dice sono triste e sono solo. Un po’ per scherzo , un po’ no. Lei vorrebbe dargli coraggio, assicurargli che tutto andrà bene, stai per diventare padre, te lo ricordi? Ma non dice niente, pensa a come le cose da un momento all’altro possono precipitare. Vanno, seguono il loro corso sereno per giorni, per settimane, per anni anche, fino a che qualcosa s’incrina e tutto gira al peggio” (pag. 32). Anche Moraldo, contro ogni suo principio, molla tutto e parte per Parigi, alla ricerca di Carlotta e là per caso si imbatte in Piero, ma anche questa volta l’occasione va persa.
In questo romanzo, ispirato alla storia di Piero Gobetti, Paolo di Paolo ci mostra i valori con cui un giovane dovrebbe approcciare alla vita: forza, entusiasmo, senso del rischio. Il lessico utilizzato è molto ampio rispetto agli attuali romanzi italiani, tanto che non sempre la lettura risulta scorrevole, ma è meritevole di ammirazione. Vengono utilizzate moltissime metafore, che rendono ancora più suggestivo il racconto, mostrando in modo diretto l’Italia del primo dopoguerra. Infine i dialoghi sono perlopiù raccontati e si mimetizzano nelle parole del romanzo.