Autore: Sonia Aggio
Data di pubbl.: 2022
Casa Editrice: Fazi editore
Genere: Romanzo drammatico
Pagine: 202
Prezzo: 17.00
Anni ’50, Nord Italia.
La Guerra e la dittatura sono finite da pochi anni, la fragile pace scorre placidamente come le acque del grande fiume Po, sulle cui rive è ambientata questa storia. Siamo nel Polesine, in un piccolo caseggiato dove vivono in solitaria, due ragazze: Norma e Nilde, due cugine che hanno perso i parenti durante la guerra e da allora vivono e si sostengono assieme come se fossero sorelle.
Le giornate sono sempre uguali per le due ragazze. Lavorano e tornano a casa ripetendo questo copione giorno dopo giorno. Un giorno Norma torna a casa e non è la stessa. È ferita e dichiara di essersi fatta male cadendo da una bicicletta. Ma forse è capitato qualcosa di peggio che Norma non vuole raccontare alla cugina-sorella. E quel qualcosa l’ha cambiata. Norma è irrequieta. A volte persa nel suo mondo e nei suoi pensieri, a volte aggressiva. Se arrivano temporali, la ragazza si spaventa terribilmente come mai prima.
Nilde non può abbandonarla e non vuole nemmeno farlo. Cerca di capire cosa sia successo a Norma cosa c’entri la scoparsa di un’altra ragazza nel paese con la follia improvvisa che tormenta Norma e mentre la storia prosegue e Nilde cerca le sue risposte, la calda estate del 1951 si interrompe con una serie di sconvolgimenti metereologici tremendi che porteranno morte e disturzione sulle rive del grande fiume.
Magnificat è molto più di un libro. È una sinfonia di parole. È una storia dolorosa e di dolore, è un racconto musicale a più tematiche che confluiscono in un unica, grandiosa, epifania finale resa tale dall’abilità narrativa di Sonia Aggio, l’autrice di questo romanzo.
Quando leggo un libro, tengo sempre accanto a me un piccolo taccuino dove annotare punti di forza e debolezze del romanzo, cosa mi colpisce e magari delle espressioni o delle frasi da segnarmi. Mi serve per avere una bozza della recensione che andrò a scrivere, un esercizio di ordine mentale per dare un freno alle immagini e alle parole che, altrimenti, colmerebbero la mia mente.
Rileggendo i miei (brevi) appunti, ho notato una parola che compariva spesso, scritta involtoariamente forse, ed era “tumultuosa” in riferimento alla capacità narrativa e creativa della scrittrice. Sento di doverla confermare. Come le acque a volte placide e tranquille a volte torbide e cupe del grande fiume Po, anche la scrittura di Aggio è così. A volte trascina con forza nella vicenda e a volte culla in modo sonnacchioso.
Le storie delle due ragazze, complesse come i due personaggi da lei portati sulla scena, sono scontornate da una forte aura misteriosa, quasi surreale al punto che non sempre riuscivo a distinguere realtà narrativa da metafinzione. Detto così, sembra che il libro fosse confuso, ma non è quello che intendo. Penso che la bravura di un autore stia proprio nella capacità di calare il lettore nella narrazione fondendola con la realtà per poin farlo dubitare di quanto sta leggendo. Come se si trattatasse di un sogno tamente realistico da farti chiedere se sei sveglio o no.
Anche il paesaggio presente nella storia subisce questa fascinosa e mistica trasformazione diventanto, in certio momenti, qualcosa di nuovo, di pura invenzione letteraria invece che un rispecchio della realtà.
Concludo parlando dei sentimenti che si odono da queste pagine. Il senso di impotenza e di dolore sono molti forti e intensi, spesso accompgnati da note di sconforto e di durezza. Resta forte anche la speranza e l’amore, presente nelle sue declinazioni più intime piuttosto che nella sfera erotica.
Un lavoro ben svolto e gradevole alla lettura che penso possa regalare qualcosa di diverso in ogni lettore.