
Data di pubbl.: 2025
Pagine: 294
Prezzo: 18.00
La vita sembra sorridere a Ludovica, una giovane ricercatrice che ha condotto brillantemente e velocemente i propri studi ed ora segue un prestigioso stage internazionale presso il dipartimento Generale per l’Ambiente della Commissione Europea. Le amicizie non mancano sia sul posto di lavoro sia in città. Anche nella sua vita sentimentale le cose vanno molto bene. Edoardo è un fidanzato atipico forse (non si lancia mai in grandi dichiarazioni d’amore o in eclatanti gesti romantici) ma comunque una conquista bella e stimolante per la ragazza. La tranquilla vita di Ludovica viene sconvolta quando riceve una improvvisa telefonata. È arrivata seconda nell’assegnazione del prestigioso dottorato di ricerca in diritto internazionale. Un percorso di studi molto ambito e desiderato dalla ragazza che le consentirebbe una prestigiosa carriera. Sarebbe la realizzazione di ogni suo sogno. Inoltre le consentirebbe di poter tornare a Roma, essere più vicina a Edoardo la cui mancanza sente sempre, essere più vicina anche alla sua famiglia. Queste sono motivazioni sufficienti per la giovane Ludovica che, malgrado le accese proteste degli amici, decide di tornare a casa. Ed è proprio aver formalizzato la sua decisione che le cose prendono una piega inaspettata. La relazione con Edoardo, mai davvero idilliaca, entra in crisi. La docente che deve seguire Luvodica le rende la vita davvero dura e complicata mentre la sua famiglia continua a metterle i bastoni tra le ruote, rimproverandola per aver lasciato una opportunità così interessante come quella dello staage alla Commissione Europea. Nel frattempo anche un ex fidanzato di Ludovica rispunta nella sua già complicata vita, creando ancora più incertezza e dubbi. Ora resta a Ludovica prendere in mano la sua intricatissima vita e cercare quello che sarà il percorso giusto per lei.
Lavinia Monti torna nuovamente in tutte le librerie con un nuovo, riuscitissimo lavoro. Con una prosa limpida e misurata, Ma l’incertezza è più bella ci conduce nel mondo interiore di Ludovica, giovane donna alle prese con quel momento sospeso della vita in cui tutto sembra possibile e, al contempo, tremendamente fragile. La protagonista è una ricercatrice brillante, pienamente inserita in un contesto internazionale, ma scossa da un richiamo profondo: il bisogno di capire chi è, davvero, oltre i traguardi e le aspettative.
La narrazione, condotta con uno stile essenziale e al tempo stesso evocativo, ci accompagna passo dopo passo nella sua vicenda personale, scandita da scelte difficili, da dubbi corrosivi e da ritorni – alla casa, agli affetti, a sé stessa. L’autrice adotta un lessico accessibile ma non semplicistico, preferendo una scrittura sobria, diretta, che non si perde in orpelli ma sa aprire varchi emotivi intensi. È una scrittura che lascia spazio al non detto, ai silenzi, alle esitazioni: e proprio in questo sta la sua forza narrativa.
Il romanzo fa della quotidianità il suo teatro, e in quella quotidianità – in quei dialoghi semplici ma mai banali, in quelle scene domestiche, nei pensieri ripiegati su sé stessi – riesce a far emergere con autenticità la fatica di crescere anche quando pensi di essere già arrivato a una età in cui sei già “grande”. Perché, sì, Ma l’incertezza è più bella è prima di tutto un romanzo di formazione: non nel senso scolastico del termine, ma nel senso più vero e umano. È la storia di una ragazza che, come molti, ha inseguito il mondo fuori e ora deve imparare ad ascoltare quello dentro. Una storia di crescita personale che non procede in linea retta, ma a spirale, tra fughe e ritorni, cadute e piccoli atti di coraggio.
Particolarmente interessante è il modo in cui il romanzo affronta il tema dell’identità in un mondo globalizzato. Senza mai cedere a semplificazioni, la trama suggerisce – tra le righe – le tensioni della cosiddetta “generazione Erasmus”: giovani mobili, iperformanti, con mille possibilità davanti ma spesso senza un luogo in cui sentirsi davvero a casa. Ludovica è una figura emblematica: cosmopolita eppure radicata, desiderosa di brillare ma anche affamata di intimità, di riconoscimento, di pace.
Gli altri personaggi – dal fidanzato ambiguo Edoardo, la docente ostile,il coinquilino lunatico ed eccentrico, l’amica di Erasmus e la famiglia incapace di accogliere – sono tratteggiati con efficacia, contribuendo a creare un microcosmo credibile, vivo. La dinamica tra Ludovica e gli altri non è semplre pacifica ma si screzia in continuazione, si fa viva, conflittuale. Ma sono proprio questi urti che permettono al personaggio di evolvere lungo il corso della narrazione. Ogni relazione diventa specchio, prova, occasione di chiarimento ma anche motivo di rimessa in discussione di sé e di quanto fatto.
E quando riappare un ex fidanzato, non è solo un espediente narrativo, ma un segno: i fantasmi del passato chiedono di essere rivisti, rielaborati. Perché crescere, in fondo, è questo: guardare in faccia ciò che siamo stati, e decidere cosa vogliamo diventare.
In un panorama editoriale che spesso predilige l’intrattenimento veloce o le storie dalle tinte esagerate, questo romanzo colpisce per la sua sobrietà, per la sua delicatezza e per la capacità di raccontare la vita per quella che è: contraddittoria, incerta, eppure piena di senso.
Un libro che invita a rallentare, a riflettere, a prendersi sul serio.
Un libro che non dà risposte, ma le cerca con onestà.
Un libro che parla della scoperta più difficile di tutte: quella di sé e lo fa senza pedanteria o presupposto morale di voler insegnare qualcosa, ma mostrando le bellezze del cambiamento e delle fragilità personali che ognuno di noi può ritrovare nei personaggi.
Consigliatissimo a chi ha voglia di leggere qualcosa che tocchi corde vere, a chi ha attraversato – o sta attraversando – un momento di passaggio, a chi sente che la vita è ancora tutta da imparare.