L’ultimo uomo bianco – Mohsin Hamid

Titolo: L'ultimo uomo bianco
Autore: Mohsin Hamid
Data di pubbl.: 2023
Casa Editrice: Einaudi editore
Genere: Narrativa
Traduttore: Norman Gobetti
Pagine: 127
Prezzo: € 16,00

Mohsin Hamid è un grande scrittore contemporaneo che nei suoi libri è capace di parlare del presente, avvalendosi di una spiccata sensibilità visionaria.

Dopo Il fondamentalista riluttante (un romanzo in cui in maniera convincente e efficace ricostruisce la guerra tra l’Islam e l’Occidente) e Exit West (con un tocco superbo di realismo scrittore affronta la scottante questione deli flussi migratori e con una scrittura diretta e scarna Hamid scrive uno dei romanzi più importanti sulla contemporaneità in cui emerge quella civiltà del disagio in cui noi tutti siamo costretti a vivere tutti i giorni).

Tenendo sempre fede al suo modo di fare letteratura, sospeso tra il fantastico e il reale, lo scrittore pubblica L’ultimo uomo bianco.

Anders, un personal trainer, come Gregor Samsa si sveglia e scopre che da bianco è diventato nero. Ma non sarà il solo il fenomeno di mutazione riguarderà tutti.  La collettività sta cambiando colore delle pelle: il nero sta prendendo il posto del bianco.

Questo strano fatto sta seminando il panico e la situazione si surriscalda, mettendo seriamente in pericolo l’ordine sociale del paese.

Non viene mai detto ma  Hamid ambienta il suo romanzo allegoria negli Stati Uniti. Non ci sono riferimenti nel libro ma si capisce che lo scrittore pensa all’America e immagina che l’uomo bianco è destinato a estinguersi. Nel suo stile inventa una satira provocatoria e antirazzista.

In un romanzo breve lo scrittore è capace di coinvolgerci kafkianamente nei grandi temi del razzismo e della diversità. Ad Hamid bastano 127 pagine   per raccontare in maniera convincente le conseguenze fatali di un trauma che potrebbe cambiare il mondo.

Il cambiamento epidermico ha toni apocalittici. Tutta la città si trasforma: tutti i bianchi diventano neri e la minoranza diventa minoranza. Soltanto il padre di Anders resta bianco, muore e viene seppellito con la sua bianchezza. Lui è l’ultimo uomo bianco che si porta nella tomba il colore della sua pelle.

Hamid mette in scena nel suo romanzo una realtà distopica. La sua narrazione ci offre numerosi spunti di riflessione e il libro è prima di tutto un’ allegoria del razzismo.

L’ultimo uomo bianco non vuole suggerire al lettore nessuna morale. Mohsin Hamid, fedele alla sua vocazione di scrittore contemporaneo, racconta la storia di un uomo e una donna che hanno perso la loro bianchezza, il ritrovarsi a fare i conti con una realtà che mette in crisi l’identità e il relativo sistema di valori.

Questo libro è soprattutto il diario di una metamorfosi: il mondo viene sconvolto da radicali sconvolgimenti identitari mentre l’ultimo uomo bianco viene sepolto.

Come Franz Kafka, Hamid nel suo romanzo carica di inquietudine una situazione assurda immaginando il panico che potrebbe scatenare l’eventuale estinzione della cosiddetta razza bianca.

Ma se dal mondo sparisse la bianchezza, per molti simbolo di privilegio e supremazia, vivremmo tutti meglio? Non cercate una risposta nel romanzo di Mohsin Hamid, però quello che lo scrittore racconta e immagina ci fa riflettere molto.

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