
Data di pubbl.: 2025
Pagine: 304
Prezzo: € 16,90
Il piccolo paese di Piazzatorre si trova in Val Brembana, lungo il fiume Brembo che la dà il nome, non lontano dal valico che conduce in Valtellina. Sono territori di confine, si può dire che la Svizzera dei Grigioni sia dietro l’angolo. E sono territori antichi, per i popoli che li hanno attraversati e talvolta si sono fermati, come i Celti, e le loro tradizioni, per le saghe che si perdono nella notte dei tempi, per i boschi sontuosi carichi di ‘spirito arboreo’.
A Piazzatorre, una sera di inizio settembre, si aggira una presenza. L’aria ha già l’odore dell’autunno e non c’è anima viva; ormai anche gli ultimi turisti sono partiti. La presenza si ferma poco lontano dalla vecchia colonia abbandonata, sull’orlo di un dirupo, alla ricerca di qualcosa, quando, d’improvviso, le appare una donna che la saluta timida.
Due settimane dopo, il corpo senza vita della sconosciuta, nudo, perfettamente lavato e dissanguato, viene rinvenuto disteso su un masso piatto. Poco lontano, una tenda vuota, a parte una borsa con alcuni picchetti, un album da disegno, alcune matite colorate e una scarpina da bimbo. Sul luogo del delitto arriva da Olmo al Brembo il maresciallo Belotti dell’ex Forestale con i suoi uomini, mentre da Piazza Brembana giungono il capitano dell’Arma Pavone e il giovane brigadiere, nonché ottimo sportivo e sciatore, Stefano Milesi nato in quei luoghi. Pavone, invece, ha appena sostituito il precedente capitano Emiliano, letteralmente scappato verso la nuova destinazione assegnatagli poco prima dell’arrivo di Pavone. L’esame autoptico condotto a Bergamo dalla dottoressa Bini evidenzia che la donna è stata strangolata e annegata quasi in contemporanea, ma resta un mistero la successiva esposizione del corpo su quel masso: si tratta forse di un omicidio rituale? E se così fosse, perché? Su questa linea sembra indagare il capitano Pavone. La morta si chiama Agnes Mittens, trentacinquenne austriaca di Bregenz, esperta in ‘terapia creativa’, ottima disegnatrice, giramondo senza fissa dimora e in quei luoghi già da qualche tempo. Eppure nessuno sembra conoscerla o ricordarsi di aver interagito con lei se non di sfuggita. Intanto Pavone scopre che a Piazzatorre vive, in una splendida villa ai margini dell’abitato, uno dei massimi esperti di storia della valle e delle sue tradizioni, l’ottuagenario ex professore universitario Marzio Bottazzi, ultimo di un’antica e ricchissima famiglia, uomo parecchio originale. Sarà in grado di chiarire al capitano Pavone lo ‘staging’ del delitto? E mentre Pavone indaga, domanda e coinvolge nelle sue ricerche una strana e misteriosa residenza di recupero e la sua direttrice Dora Tassi, Stefano Milesi cerca di capire chi sia realmente il suo capo: un inetto o un vero Sherlock Holmes?
Massimo Gardella dedica grande spazio nel narrare la storia dei luoghi teatro degli avvenimenti servendosi del personaggio di Marzio Bottazzi, storico, antropologo e geologo. Una storia di incredibile ricchezza e poco conosciuta ai più. Ma il centro della vicenda è altro, un centro labirintico, oscuro e sinistro dove i ruoli istituzionali sfumano e si confondono, e dove, ancora una volta, la sottile distinzione che avvolge i termini ‘legge’ e ‘giustizia’ trova una sua discutibile ma logica spiegazione finale.