
Autore: Buoso Barbara
Casa Editrice: Baldini & Castoldi
Genere: Romanzo
Pagine: 160
Prezzo: 14,90 €
Siamo nel Polesine, in una vecchia cascina incastrata tra l’Adige e il Po. Siamo nel 1972 ed è il 10 agosto, la Notte di San Lorenzo, la notte de buoni auspici. Quella notte viene al mondo una bambina, Caterina, ma per ironia della sorte lei di buone stelle non sembra averne: in quanto femmina è “un nuovo problema, una bocca in più da sfamare” in una famiglia dove vige il culto del maschio e del lavoro fisico e dove le donne possono mettersi a tavola dopo aver sfamato tutti, anche i cani. Un’esistenza scandita dal lavoro nei campi o in fabbrica e quella casa prigione dove vivono intrappolati in rigidi ruoli e dalla quale non escono mai se non per andare ogni tanto a fiere agricole locali.
I genitori di Caterina sono due figure disperate: Saverio, porta ogni giorno addosso la frustrazione di non poter lavorare la terra come il fratello Arnaldo, il vero uomo di casa, per via di una malformazione cardiaca e Ornella, più giovane di lui di quindici anni, sposata perché servivano due braccia in più per cavare le barbabietole. Con loro vive appunto Arnaldo e la moglie Italia, alcolizzata senza alcun interesse se non i propri figli. Poi ci sono i fratelli e i cugini di Caterina anche loro vittime o carnefici in questo teatro di quotidiane violenze e soprusi, ma il silenzio omertoso è una crudele abitudine che fatica a morire. Quasi tutte le bambine e le ragazze della famiglia allargata subiscono violenze fisiche e psicologiche dal branco dei maschi di casa ma piuttosto che essere picchiate soffrono la loro condizione in silenzio.
Ma Caterina no. Lei già a cinque anni, quando strappa il bollo dell’auto del padre per non andare alla fiera agricola con lui capisce che per salvarsi dovrà invertire l’ordine innaturale degli elementi: chi esercita il male lo fa come se fosse la cosa più naturale al mondo, la vittima che lo riceve è convinta di meritarselo. E’ contro questo ordine degli elementi ineluttabili, la logica perversa del patriarcato rurale, che Caterina si rivolterà, provocando terremoti nella vita sua e della sua famiglia. L’unico posto dove Caterina si sente capita è a scuola, dove ha buoni volti, le parlano in italiano e la fanno sentire importante, non una creatura minore parte della “razza contadina” che tanto odia ma dalla quale non riuscirà ad affrancarsi davvero mai.
Il libro affonda le proprie radici nella storia della stessa Barbara Buoso che ha avuto il coraggio di raccontare la sua infanzia solo dopo molti anni. “L’ordine innaturale degli elementi” è la sua prima opera di narrativa, segnalata da Emma Dante, che ne ha parlato come di una “una carnezzeria familiare raccontata con grazia e poesia”. Ed è vero che la grazia e la poesia sono doti di questo breve romanzo che vanno ad impastarsi con la rabbia, la crudeltà e l’ingiustizia delle vicende narrate trasformando la scrittura in qualcosa di materiale e impalpabile allo stesso tempo. Si intravedono echi, magari non consapevoli, delle opere di Rigoni Stern o di “Padre Padrone” di Ledda ma il romanzo ha una sua potenza letteraria autonoma. Una lettura che coinvolge e amareggia ma non scade mai nel compassionevole.