
Autore: salvatore basile
Data di pubbl.: 2016
Casa Editrice: Garzanti
Genere: Romanzo
Pagine: 302
Prezzo: 16.90
INTERVISTA ALL'AUTORE
Michele è un uomo di trent’anni, abita in una piccola casa a Miniera di Mare nei pressi della stazione ferroviaria del paese e il suo lavoro, ereditato dal padre, è quello di capostazione. Ogni giorno aspetta che l’unico treno concluda il suo cammino per controllarlo e pulirlo. La sua vita è monotona, abitudinaria, chiusa in poche e piccole azioni che fa in maniera maniacale e ripetitiva, giorno dopo giorno per quasi ben ventitré anni. Michele non ha amici, non ha passatempi, passa la giornata chiuso in casa, non parla con nessuno se non con la miriade di oggetti smarriti che raccoglie sul treno e che custodisce gelosamente in casa. Michele è l’emblema di coloro che si rinchiudono in se stessi dopo aver subito un forte trauma e che costruiscono barriere invalicabili alla vita reale preferendo una vita ovattata e “sicura” che apparentemente non produce dolore ma che, in realtà, logora l’anima. La ferita che Michele porta ancora indelebile nel suo intimo è una di quelle più dolorose: all’età di sette anni viene abbandonato dalla madre. Lui è presente in stazione al momento della sua partenza, le chiede il perché di quel gesto, se tornerà, se potrà avere ancora un suo abbraccio. Il bambino riceve solo fuggenti risposte, ma la madre non tornerà mai più. La vita di Michele scorre faticosamente con una tonalità monocromatica fino a quando, una sera, ritrova il suo diario rosso di quando era bambino e che la madre aveva portato con sè. Un evento che scuote prepotentemente il protagonista e che incrina il suo stato vegetativo nel quale era irreversibilmente caduto. Ma la scossa vera e propria che spinge Michele ad uscire dal guscio e ad affacciarsi alla vita reale viene data da Elena, una ragazza esplosiva, dinamica che ama profondamente la vita e che riconosce subito il dolore che si cela negli occhi neri cupi di Michele. Elena è il suo alter-ego, vede i colori dell’anima delle persone e sente i profumi e i sapori che la vita dona giorno dopo giorno a ognuno di noi. Grazie ad Elena, Michele decide di mettersi alla ricerca di sua madre per ricevere quelle risposte alle sue domande sepolte dallo scorrere del tempo ma che pulsano in maniera vitale. Michele compie un viaggio che lo costringe ad affrontare le persone e a confrontarsi con loro, a imparare velocemente che esiste un “male” ma anche un “bene” e che non è l’unico ad aver subito dei traumi. Un viaggio ricco di colpi di scena che gli permetterà di scavare nella profondità della sua anima, a ritrovare il vero se stesso e………
“Devi stare tranquillo. Pensa solo che la vita è sempre un rischio, per chiunque. Ma se stai attento e usi il cervello, è un rischio controllato. In qualunque momento ti puoi fermare e tornare indietro…a meno che non sei morto, tutto qui. E tu non mi sembri morto.”
Se con “Lo strano viaggio di un oggetto smarrito” Salvatore Basile sta avendo un grande successo in tutto il mondo un motivo ci sarà, anzi, più di uno! È un romanzo completo sotto vari punti di vista: le descrizioni dei luoghi e delle emozioni di Michele ed Elena sono minuziose, tutti i sensi vengono sollecitati. Gli aspetti più intimi dei protagonisti sono ben riconoscibili come la loro maturazione durante lo scorrere delle pagine. Non mancano l’imprevedibilità e il colpo di scena finale. Nel romanzo si riconoscono tre macro-fasi dell’evoluzione del protagonista un po’ sulla stessa falsa riga delle cantiche Dantesche: una prima fase “infernale” in cui Michele si trincera in se stesso, una corposa e “purgatoriale” di introspezione personale ed infine una “paradisiaca” che permette all’anima del protagonista di mettere le ali e tornare alla vita.
Questo romanzo possiede molti punti di forza ma, forse, la migliore sua qualità è che fa vibrare le corde delle emozioni delle persone. L’autore fa comprendere che tutti coloro che hanno subito un trauma o un forte dolore sono, dopotutto, degli oggetti smarriti. Michele ha subito il trauma dell’abbandono e ha volutamente smesso di vivere fino all’incontro con Elena. Anche Elena porta con sé un dolore profondo e misterioso ma, per il suo carattere vulcanico, affronta lo smarrimento di petto e a viso aperto. Due stili totalmente differenti accomunati dal fatto che di fronte a grandi scosse emotive che la vita, inevitabilmente, ci “dona” è necessario affrontare le proprie paure, uscire dal proprio stato di “confort”, abbattere quei paletti mentali che ci costringono a dire “non posso…”, “non ce la faccio..” per assaporare la vita nella sua più grandiosa totalità.