
Autore: Daniele Del Giudice
Data di pubbl.: 2021
Casa Editrice: Einaudi
Genere: Narrativa
Pagine: 152
Prezzo: € 15,00
Daniele Del Giudice è stato uno dei più grandi scrittori italiani. La sua scrittura è una delle cose più belle che arriva dalla meravigliosa stagione del romanzo italiano degli anni Ottanta.
De Giudice fu costretto prematuramente, a causa di una grave malattia degenerativa, a la lasciare la scena letteraria.
Qualche mese fa è scomparso e molto prima erano scomparsi anche i suoi libri.
In questi giorni Einaudi ripubblica Lo stadio di Wimbledon, il suo stupefacente romanzo d’esordio. Cosa buona, per carità, ma avremmo voluto che questo libro fosse rimasto sempre presente nel catalogo.
Comunque è importante rileggerlo adesso e magari questa nuova pubblicazione servirà a ridare a Del Giudice il posto che gli spetta nella nostra letteratura.
Quando Lo stadio di Wimbledon uscì nel 1983 , Italo Calvino nella quarta di copertina parlò di un libro insolito.
Del Giudice è un narratore originale, la sua scrittura pensante è colma di intuizioni e il suo primo romanzo, a trentotto anni dalla sua uscita, è un perla inestimabile del romanzo italiano del Secondo Novecento.
Del Giudice racconta di un giovane che va in cerca di un personaggio della nostra cultura che soprattutto è stato una figura originale della vita letteraria italiana (che poi scopriremo essere Bobi Bazlen), amico di poeti e scrittori che scelse nella sua vita di agire sull’esistenza delle persone piuttosto che scrivere.
In questo romanzo di formazione il protagonista si pone delle domande che hanno inevitabilmente a che fare con la scrittura, la vita ma soprattutto con lo stretto legame che c’è tra letteratura e la vita.
Gli interessa ricostruire tutte le vicende esistenziali di questo straordinario e eccentrico intellettuale che è stato al centro della vita culturale, scavando nelle sue relazioni, cercando notizie sulla sua personalità eccentrica. Il suo viaggio parte dalla Trieste mitteleuropea e finisce a Londra. Il giovane ricercatore incontra in questi due luoghi persone con cui il noto uomo di cultura ha avuto contatti e relazioni nella speranza di scoprire attraverso queste conversazioni il motivo vero che ha spinto uno dei più importanti letterati italiani a occuparsi dei libri degli altri, anteponendo a tutto la conoscenza.
«La domanda che il giovane rivolge al vecchio – scrive Italo Calvino – nella quarta di copertina – (e a se stesso) potrebbe forse formularsi così: chi ha posto giustamente il rapporto tra saper essere e saper scrivere, come condizione dello scrivere, come può pensare d’influire sulle esistenze altrui se non nel modo indiretto e implicito in cui la letteratura può insegnare a essere? ».
In queste domande di Calvino c’è l’essenza del libro di Del Giudice.
Lo stadio di Wimbleon è un romanzo di formazione che entra nel cuore delle questioni cruciali della letteratura e dell’esistenza.
La narrazione di Daniele Del Giudice nelle pagine di questo libro non scioglie nodi e non azzarda risposte definitive sul dilemma tra scrivere o non scrivere.
Perché in letteratura quello che davvero conta è far emergere l’invisibile dal visibile. Il reale significato della parola è in ciò che la parola tace.
Per Del Giudice scrivere è un paradosso che racconta di qualcosa che non può essere visto e allo stesso tempo guarda una storia di cui non si può raccontare.
Un paradosso che ha a che fare con il mistero stesso della scrittura che incontra la vita.