Autore: Trinh Xuan Thuan
Data di pubbl.: 2014
Casa Editrice: Edizioni Dedalo
Genere: saggio
Traduttore: Andrea Migliori
Prezzo: 17,00
“Viviamo in un Universo-Icerberg, in cui la quasi totalità del contenuto non è direttamente accessibile ai nostri strumenti. La materia luminosa presente nei 100 miliardi di galassie dell’Universo Osservabile, ognuna delle quali racchiude 100 miliardi di Soli, non rappresenta che lo 0,5% di quel contenuto. Il resto è costituito da materia oscura ed energia oscura; quest’ultima, inoltre, è responsabile dell’accelerazione dell’Universo”. (p. 9)
Avete mai provato a contare le stelle? Di sicuro, fin da bambini, ci siamo chiesti almeno una volta “Cosa c’é dopo un miliardo?” e la riposta che ci è arrivata sarà stata “un miliardo e uno”. E noi di nuovo: “E dopo un miliardo di miliardi?”, “un miliardo di miliardi e uno”. “Ma esiste un numero più grande di tutti gli altri?”, “l’infinito!”.
Da sempre il concetto di infinto ci affianca nella nostra vita e molti sono gli studiosi che hanno cercato di comprenderlo, studiarlo, rappresentarlo, disegnarlo e spiegarlo. Addirittura in un momento della storia è stato messo da parte, disprezzato, perché troppo difficile da comprendere e chiunque ne parlasse veniva invitato a tacere per non creare ansia e timori nei presenti. Pensate che alcuni dei più prestigiosi matematici, che hanno azzardato avvicinarsi al concetto di infinito, sono arrivati alla pazzia e alla morte.
Eppure non c’è niente di più “magico” nell’ immaginare una brocca d’acqua, che si riempie piano piano da un rubinetto che perde gocce sempre più piccole, senza mai traboccare. “Impossibile”, direte voi. “È possibile”, ci dicono i matematici, a patto che le gocce abbiano una certa caratteristica e siano “abbastanza piccole” da non riempire mai la brocca.
Ma l’infinto non è solo matematica o geometria, è arte, musica, fisica, chimica, filosofia, astronomia, natura, scienze, architettura, insomma è vita. E tutto questo ci viene raccontato nel saggio di Trinh Xuan Thuan, che cerca di mettere un po’ di chiarezza sul concetto di infinito, sul percorso che ha avuto nella storia e sulle ripercussioni che ha avuto e che ha tuttora nella quotidianità, con tutte le possibili evoluzioni che potranno arrivare. Personalmente immagino l’infinto come un cavallo selvaggio, che l’uomo cerca di domare a tutti i costi, ma é solo Dio a saperlo addomesticare e rendere docile, senza farlo imbizzarrire.
“Che cos’è l’uomo nella natura? Un nulla rispetto all’infinito, un tutto rispetto al nulla, qualcosa di mezzo tra il tutto e il nulla, infinitamente lontano dalla comprensione di questi due estremi” (p. 11)