Autore: Lawrence Ferlinghetti
Data di pubbl.: 2019
Casa Editrice: Edizioni Clichy
Genere: Narrativa
Traduttore: Giada Diano
Pagine: 237
Prezzo: € 17,00
Lawrence Ferlinghetti, il mitico poeta centenario, pubblica Little Boy, il suo libro definitivo.
Un romanzo, ma anche qualcosa di più. Un’ autobiografia sui generis scritta e pensato con uno stile sperimentale e geniale che solo un genio come lui poteva scrivere.
In Little Boy (tradotto da Giada Diano), un monologo sulla sua vita pensato come un romanzo infinito che si abbandona a un flusso di coscienza in cui è quasi abolita la punteggiatura, c’è tutto di Ferlinghetti. Il poeta affida la trama del suo narrare a una ricerca appassionata del tempo non ancora perduto.
C’è il suo amato Joyce nel magnifico stile visionario con cui il grande poeta vicino alla Beat Generation mette insieme in un interrotto racconto i pezzi della sua vita.
Da dissidente romantico e con il suo immenso cuore di poeta, Lawrence anche in questo libro continua a scrivere sulla strada dei ricordi affidandosi a un’immaginaria quarta persona singolare, che è la sua coscienza.
Ferlinghetti in Little Boy conferma di non amare le etichette e sfugge in maniera anarchica alle appartenenze e scegli di regalarci pagine intense sulla sua lunga vita avventurosa con un libro che è inclassificabile: non è autobiografia, non è un romanzo, è una confessione scritta con un linguaggio torrenziale che mai si interrompe e che va oltre l’autobiografia e il romanzo.
Ricordi della sua vita si mescolano con fiumi di parole e riflessioni in cui il poeta mette in croce tutti i mali del tempo che ha attraversato: dalla critica radicale al potere all’attacco senza fare sconti alla civiltà industriale, alla globalizzazione e al consumismo che sta conducendo l’uomo verso l’estinzione.
«… sì davvero l’alito cattivo delle macchine ci sta uccidendo proprio mente parliamo e sì la civiltà industriale deve sparire con tutta la sua spazzatura che avvelena la terra e i Futuristi si sono sbagliati di grosso quando hanno immaginato un paradiso in terra come il risultato delle macchine meravigliose dell’inizio del ventesimo secolo quando hanno cominciato a ronzare quasi all’unisono».
Little Boy è un insolito libro sperimentale in cui Lawrence Ferlinghetti dialoga con il suo io immaginario /solitario, il libro che ha scritto per tutta la vita restando sempre in ascolto della sua coscienza, pensando e ragionando solo con il cuore e con la testa: «Ah sì e la mia mente la mia costante compagna attraverso gli arcipelaghi e gli altopiani del pensiero dove amo vagare e barcollare o nuotare a favore o contro qualsiasi corrente mentre venti tempestosi trascinano le nostre arche fatte di pensieri».
Sfogliando le pagine di Little Boy, ritroviamo ancora le parole di Ferlinghetti che urlano un boato deflagrante di rivolta e di resistenza, che si pone necessario in questi tempi in cui all’orizzonte non si intravede il coraggio di uomini in rivolta.
Lawrence Ferlinghetti è oltre i cento anni. E oggi festeggiamo con il suo libro più grande il poeta sulla strada e della strada che parla e scrive della vita e la vive, sporcandosi le mani con quell’esistenza fatta di incontri, di gente e soprattutto di persone. Cercando sempre l’amore per capire la carne.