Se pensavate che bunker, sotterranei e lavori altamente controllati fossero situazioni da guerra o libri come “1984” di Orwell, vi dovrete ricredere. Dal 18 febbraio scorso un’attività febbrile e segreta si svolge proprio sotti i piedi di centinaia di persone, in un bunker sotto il Palazzo Mondadori, alle porte di Milano. Dal bunker non provengono spari, non si discutono tattiche militari: arrivano tante voci, 11 per la precisione, si sentono frasi in tedesco, francese, portoghese, italiano, brasiliano, spagnolo e catalano.
Al momento dell’ingresso nel bunker, come ormai viene soprannominato quel nascondiglio, i cellulari vengono sequestrati, così come ogni dispositivo elettronico per comunicare con l’esterno. Ogni movimento viene controllato e registrato, gli unici computer funzionanti sono sorvegliati e fissati ai tavoli.
“Inferno” è la parola che circola più spesso all’interno del bunker: ma quasi nessuno si riferisce alla sua condizione, ma al motivo di tutta quella segretezza. Tra le loro mani, sulle tastiere dei loro computer stanno nascendo le versioni tradotte di “Inferno”, il nuovo, attesissimo libro di Dan Brown, che ancora una volta ha per protagonista le avventure del professore di Simbologia Robert Langdon.
I traduttori venivano prelevati ogni mattina dall’hotel e portati nel bunker, dove ogni attività era controllata dalle guardie: nei registri si legge “Breve passeggiata”, “pranzo”, anche “Pausa per neve”, perché il traduttore brasiliano non l’aveva mai vista e, quando i primi fiocchi hanno iniziato a cadere su Milano, non ha resistito alla curiosità.
Fino al 5 aprile nessuno può lasciare il bunker, nemmeno se il loro lavoro dovesse essere finito. Misure troppo drastiche? “Il codice Da Vinci” ha venduto 80 milioni di copie, di cui 4 in Italia e i due film tratti dalle opere di Dan Brown (“Il codice Da Vinci” e “Angeli e demoni”) ha guadagnato 1,25 miliardi. Per questo nessuna informazione poteva trapelare da quel luogo segreto.
«L’esperienza del bunker ci ha permesso di immergerci completamente nel libro di Dan Brown» ha dichiarato Carole Delporte, traduttrice francese. Esthel Roig, traduttrice spagnola, invece, è uscita stremata da questa esperienza: «Dormivo in un albergo in mezzo al nulla. Il resto del lavoro era nel bunker». Dopo i primi giorni, comunque, tra i traduttori si è creato uno spirito cameratesco, quasi di gita scolastica. Da quello che trapela, sembra che la squadra più rumorosa fosse quella italiana: «Mettere in una stanza tanti traduttori crea una certa confusione, e la squadra italiana non era certo la più tranquilla» ha ammesso Roberta Scarabelli, una delle traduttrici italiane.
Il libro uscirà il 14 maggio, ma non si sa nulla di più. Cosa si nasconderà tra le pagine di “Inferno”? Scalerà le classifiche di vendita? Servirebbe il Professor Langdon per scoprirlo.