Adnkronos, 7 gennaio 13.19
George Orwell (1903-1950) fu indeciso sul titolo del suo capolavoro, ”1984”, romanzo di denuncia di un futuro totalitario dominato da un ‘grande fratello’. L’incertezza dello scrittore inglese e’ rivelata da una lettera pubblicata sul sito internet ”Letters of Note”, documento rilanciato in Italia dal sito Corriere della Fantascienza. Nel 1948 Orwell si trovava a Jura, nelle isole Ebridi, a largo della Scozia, e, nonostante la tubercolosi che di li’ a due anni gli togliera’ la vita, lavorava alla prima bozza del testo destinato a segnare la storia della fantascienza politica. Una lettera datata 22 ottobre 1948, destinata al suo editore Frederic Warburg, con cui aveva gia’ pubblicato ”La fattoria degli animali” nel 1945, manifesta il tormento dello scrittore.
“Non sono soddisfatto del libro – scriveva Orwell – ma nemmeno completamente insoddisfatto. L’idea mi e’ venuta nel 1943 e penso che sia buona, ma forse il risultato sarebbe stato migliore se non fossi afflitto da tubercolosi. Non ho ancora preso una decisione sul titolo. Sono indeciso fra ‘1984’ e ‘L’ultimo uomo in Europa”’. La lettera all’editore britannico continua parlando delle difficolta’ del suo lavoro. “Mi vengono i brividi al pensiero di dovere battere a macchina il testo, un compito non facile stando a letto. Il libro e’ lungo, maledettamente lungo. Penso siano centomila parole, forse centoventicinquemila. Non posso spedire il materiale a qualcuno perche’ e’ tremendamente disordinato. D’altra parte, un abile dattilografo – sotto la mia supervisione – potrebbe sbrigare il lavoro velocemente. Conosci qualcuno che potrebbe venire qui? Ti manderei i soldi per il viaggio e tutte le istruzioni per arrivare. E c’e’ sempre abbondanza di cibo qui”.
Il finale della lettera invece e’ di tutt’altro tono e contiene un duro attacco a una figura di primissimo piano di quei tempi, il filosofo francese Jean-Paul Sartre, teorico dell’esistenzialismo: “Ho appena ricevuto il saggio di Sartre sull’antisemitismo che tu hai pubblicato (il riferimento e’ a ‘Reflexions sur la question juive’, pubblicato nel 1946). Penso che Sartre sia solo un pallone gonfiato. Adesso ci penso io a lui!”